A Mosca si è tenuto l’incontro dei ministri dell’Economia dell’organismo che vede insieme Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica allargato recentemente ad Egitto, Iran, Etiopia ed Emirati Arabi Uniti. Critiche comuni al “protezionismo green” mentre si continua a trattare su “un sistema inclusivo di pagamenti interstatali più rapido ed economico”..
Mosca (AsiaNews) – I ministri dell’economia e del commercio dei Paesi Brics si sono incontrati a Mosca, decidendo di accordarsi su una posizione comune nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). I ministri hanno valutato le condizioni doganali delle reciproche relazioni, con l’intenzione di annullare le imposte sulle consegne di tecnologie nei rispettivi mercati, come spiega un servizio di Kommersant, illustrando le dimensioni dell’unione commerciale di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, in corso ormai da 15 anni e a cui si sono associati altri Paesi come l’Egitto, l’Iran, l’Etiopia e gli Emirati Arabi Uniti.
Il ministro russo per l’economia Maksim Rešetnikov, alla guida della delegazione russa, ha dichiarato che “molti Paesi sono preoccupati per l’elevazione delle barriere commerciali con la giustificazione della difesa degli interessi per la sicurezza nazionale”. Nel comunicato finale si afferma che “i Paesi Brics si oppongono alle misure commerciali contro la concorrenza, che danneggiano il processo di industrializzazione e modernizzazione economica di vari Paesi”, e si esprimono anche “contro le limitazioni sempre più complesse” che vengono decise contro diverse compagnie e aziende, che rende assai difficile ogni procedura di esportazione tecnologica e dei pagamenti relativi.
Gli accordi raggiunti nelle trattative di Mosca presuppongono che i rappresentanti dei Paesi Brics inizino una procedura di confronto delle posizioni su queste tematiche, con la revisione dei meccanismi di soluzione arbitrale nei confronti del Wto, il cui tribunale d’appello non funziona adeguatamente per carenza di giudici, la cui nomina è stata bloccata dagli Usa. Di fatto le istanze d’appello non vengono più risolte dal 2019.
La maggiore sintonia tra i Paesi dell’unione “alternativa” si verifica sulle questioni climatiche, nella critica comune al “protezionismo green”, e si dichiarano pronti a rappresentare questa posizione non soltanto davanti all’Organizzazione mondiale del commercio, ma in tutti gli altri organismi internazionali. Come spiega la capo del dipartimento per le trattative commerciali, Ekaterina Majorova, “le dispute nel Wto diventano sempre più complicate, e la concordanza delle posizioni dei Brics può rafforzare la capacità di ottenere risultati”. In particolare, la questione più disputata al momento riguarda la riconversione della plastica, che viene affrontata a livello dell’Onu.
Nel documento finale si mette in evidenza il fatto che i Paesi Brics sono tra i principali detentori di risorse naturali, comprese quelle “critiche” e più necessarie oggi, che possono essere inserite in catene commerciali per raggiungere una posizione di leadership nel campo dell’energia verde a livello globale. I Brics guardano con notevole scetticismo agli sforzi della Ue per ottenere l’accesso a tali risorse, nelle sue varie trattative commerciali in tutte le direzioni.
Si osserva anche la necessità di unire le forze per sviluppare più attivamente le soluzioni logistiche per le rotte commerciali, con “stimoli economici e giuridici per la realizzazione di progetti industriali e investimenti comuni”, con scambio di tecnologie “per la trasformazione strutturale e l’industrializzazione di tutti i Paesi legati ai Brics”, integrando i collegamenti regionali con diverse opzioni di trasporto.
Particolarmente delicate sono le questioni legate ai finanziamenti, per cui necessita “un sistema inclusivo di pagamenti interstatali più rapido ed economico”, e su questo i contenuti delle trattative di Mosca sono stati mantenuti nel più assoluto riserbo. La presidente della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, ha comunque osservato nella conferenza stampa che “il processo per arrivare a questi risultati non sarà breve”, e si renderanno necessarie nuove emissioni azionarie “digitali”, una procedura per la quale sia la Russia sia la Cina si trovano ancora allo stadio di “progetti pilota” non traducibili immediatamente in vettori economici.
Fonte : Asia