L’agricoltura del futuro sarà verticale?

L’agricoltura, pratica millenaria che ha plasmato la civiltà umana, si trova oggi di fronte a sfide senza precedenti. Cambiamenti climatici, crescita della popolazione mondiale e urbanizzazione richiedono al settore una nuova evoluzione. Tuttavia, stanno emergendo alcune soluzioni che promettono di rivoluzionare il modo in cui produciamo il nostro cibo attraverso le innovazioni tecnologiche. Ecco perché in questo episodio di Grande Giove, il podcast di Wired, abbiamo esplorato la frontiera dell’agritech con un esperto del settore: Luca Travaglini, cofondatore e amministratore delegato di Planet Farms. Questa azienda italiana, fondata nel 2018, è in prima linea nello sviluppo delle coltivazioni verticali, una delle più interessanti tecniche attualmente in circolazione che permette di preservare la qualità dei prodotti agricoli, limitando lo sfruttamento del suolo.

Travaglini spiega: “Il vertical farming è un sistema di coltivazione indoor, che non sfrutta il suolo ma il volume sopra di esso. È un metodo di agricoltura alternativa che ti permette di produrre ovunque”. I vantaggi di questa tecnica sono molteplici: “Puoi produrre ovunque, al Polo Nord, sotto terra, a bordo di una nave, in un deserto – afferma l’imprenditore –, Utilizzi il 95% d’acqua in meno rispetto all’agricoltura tradizionale.” L’efficienza è impressionante: “In un ettaro di coltivazione sulle insalate, riusciamo a essere produttivi quanto 300 ettari di agricoltura tradizionale“. Ma il vertical farming non si pone in competizione con l’agricoltura tradizionale. Travaglini lo paragona alla Formula 1 nel settore automobilistico: “Sviluppa tecnologie e soluzioni che poi nell’arco di poco tempo finiscono per essere utili anche all’agricoltura tradizionale”.

Questa nuova tecnica di coltivazione offre anche vantaggi in termini di qualità del prodotto. spiega: “Usiamo semi non trattati, che hanno dei risultati sorprendenti in termini di gusto, apporto nutrizionale e soprattutto un po’ di biodiversità“. Travaglini sottolinea l’importanza dell’innovazione e della tecnologia nel settore agricolo. “Ad oggi il cibo e l’agricoltura sono uno dei pochi pilastri che ci è rimasto in Italia, penso che sia la bandiera che portiamo con più orgoglio in tutto il mondo“, afferma l’imprenditore. L’uso dell’intelligenza artificiale è fondamentale per Planet Farms. “Usiamo l’intelligenza artificiale su qualsiasi cosa facciamo internamente, viene utilizzata per monitorare costantemente ogni vassoio di coltivazione” spiega il ceo. “Ogni giorno abbiamo un satellite automatico che ha sotto 5 telecamere, facciamo una scansione 3d e guardiamo la proporzione tra le foglie,” racconta. Questo permette di calcolare la biomassa, verificare il processo di fotosintesi e persino rilasciare un “certificato biologico di ogni centimetro di quella foglia“.

Planet Farms ha grandi ambizioni in termini di varietà di produzione. “Abbiamo parlato fino ad oggi di coltivazioni di insalata. Ma noi non siamo una società di insalata, siamo una società di tecnologia“. L’azienda sta lavorando su colture come caffè e cotone, con risultati interessanti. “Sul cotone ad oggi siamo in grado di fare 5 raccolti l’anno e puntiamo a farne 6“, afferma Travaglini. “Sul caffè, il miglior ciclo registrato nella storia in Brasile dal seme al primo chicco sono quattro anni e qualche mese. Noi nella prima prova siamo arrivati al primo chicco in sette mesi e otto giorni“. Questi progressi potrebbero avere un impatto significativo sull’industria e sull’ambiente. “Il cotone utilizza il 26% della chimica mondiale in agricoltura,” spiega. “Noi abbiamo l’obiettivo, nell’arco di meno di un anno, di presentare la prima maglietta al mondo fatta in cotone perfettamente a zero impatto ambientale“. Travaglini, inoltre, vede queste innovazioni come un’opportunità per posizionare l’Italia come leader nell’agricoltura del futuro. “Oggi possiamo dare all’Italia un ruolo completamente nuovo nel settore“, sostiene l’imprenditore, “ma per farlo servono soluzioni innovative e molto lavoro“.

Ai microfoni Daniele Ciciarello e Matteo Imperiale, con il coordinamento editoriale di Luca Zorloni, l’assistenza editoriale di Maddalena Sara e il supporto operativo e logistico di Elena Lotto.

Fonte : Wired