In Italia, circa 1 milione di posti di lavoro specializzati nel settore Ict (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) potrebbero essere messi a rischio dall’utilizzo su larga scala dell’intelligenza artificiale. È quanto emerge da uno studio condotto dalle grandi multinazionali del settore e promosso dal Consiglio Ue-Usa per il commercio e la tecnologia, il forum diplomatico creato da Bruxelles e Washington per rafforzare i legami commerciali e tecnologici transatlantici.
Lo studio, realizzato dall’AI-Enabled ICT Workforce Consortium (consorzio che contempla giganti della tecnologia come Cisco, Google, Microsoft, Accenture, Eightfold, IBM, Indeed, Intel e SAP), si è concentrato su 6 mercati del lavoro: Stati Uniti, Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi e Italia. L’analisi si basa sulle valutazioni dei massimi esperti del settore e analizza il potenziale impatto dell’IA sulle principali competenze richieste per le 47 figure lavorative più richieste nel settore. I risultati sono sconfortanti: il 91,5% dei posti di lavoro specializzati nel settore Ict sono a rischio. Solo nell’Ue, secondo gli ultimi dati Eurostat relativi al 2023, si tratta di una platea di 10 milioni di lavoratori, di cui 970mila solo in Italia.
Con il miglioramento degli strumenti di intelligenza artificiale, “certe competenze acquisiranno importanza (come l’etica dell’IA, l’IA responsabile, l’ingegneria rapida, l’alfabetizzazione dell’IA, l’architettura Large Language Models e le metodologie agili), mentre altre potrebbero diventare meno rilevanti (la gestione tradizionale dei dati, la creazione di contenuti, la manutenzione della documentazione, la programmazione e i linguaggi di base e le informazioni di ricerca)”, afferma il rapporto.
Le categorie di lavoratori più a rischio vanno dall’AI/ML Engineer al Business Analyst, dal Cloud Engineer al Data Scientist, dal Digital Marketing Specialist all’Help Desk Analyst, passando per il Software Engineer, il Software Test and Debug, il Technical Writer e UX Designer. Non è detto che queste figure scompariranno, ma è molto probabile che il grosso delle loro competenze diventerà obsoleto, poiché sostituito dall’IA.
Stando a un sondaggio condotto tra i dirigenti dell’IBM, e citato dallo studio, l’87% dei manager si aspetta che i ruoli lavorativi vengano ampliati, piuttosto che sostituiti, dall’intelligenza artificiale. Quello che serve, spiega il rapporto, è avviare con urgenza iniziative di aggiornamento e riqualificazione dei lavoratori. Lo devono fare le aziende, per non restare indietro nella competizione globale. Ma serviranno anche risorse pubbliche e non poche. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel suo discorso programmatico al Parlamento Ue, ha annunciato di che aumenterà “significativamente i finanziamenti per una transizione giusta nel prossimo bilancio a lungo termine”, compresi quelli per affrontare le sfide del mercato del lavoro.
Fonte : Today