La vita di lusso a Doha, i sussurrati incontri con donne bellissime, l’edonismo smodato: il fianco scoperto di Ismail Hanyeh avrebbe potuto essere preso di mira in Qatar, proprio in virtù della sua vita scarsamente ritirata. O in Turchia, al Cairo. Invece no, chi ne ha decretato la fine ha scelto un luogo addirittura simbolico, Teheran. Perché? Perché la testa della piovra è in Iran: da lì partono le direttive che da decenni avvelenano l’intero Medio Oriente, Israele in testa. Insomma, sembrerebbe che il luogo scelto per eliminare il capo politico di Hamas abbia voluto infliggere un pubblico schiaffo in faccia all’Iran. Spingendo in sostanza la Repubblica islamica a smetterla con il gioco feroce del lancia il sasso e nascondi la mano, laddove il sasso sono le bombe e la mano è quella dei gruppi sciiti tenuti in vita dai soldi iraniani: Hezbollah, Houthi, jihadisti siriani e iracheni. Fino naturalmente a Hamas, foraggiato da decenni con un immane sostegno finanziario e militare. Teheran stamattina ha accusato il colpo: al di là delle dichiarazioni ufficiali che puntano il dito contro Israele, le indiscrezioni trapelate dalla riunione del Consiglio supremo di sicurezza, tenuto eccezionalmente nella residenza di Khamenei, hanno descritto i funzionari sciiti “in stato di shock totale” per l’assassinio di Haniyeh proprio a casa loro. Un “duro colpo alla reputazione dell’Iran”, ha commentato il New York Times, in un momento in cui il Paese sta brigando alacremente per espandere il suo potere nella regione.
Fonte : Sky Tg24