Ogni volta che consumiamo qualsiasi tipo di prodotto produciamo dei rifiuti che coinvolgono, carta, plastica e scarti alimentari. La spazzatura, quindi è un settore che ci riguarda da vicino e sono proprio le città in cui viviamo ad avere un ruolo strategico nella raccolta, nello smaltimento e nella gestione dei rifiuti e di conseguenza un minore impatto ambientale.
Molti comuni nel corso degli anni hanno attivato politiche volte a incrementare la raccolta differenziata, mettendo in campo piani e sforzi per migliorare sempre di più il servizio. Dal presupposto di premiare i comuni virtuosi è nata nel 1994 l’iniziativa di Legambiente patrocinata dal Ministero per l’Ambiente: “Comuni Ricicloni” che premia le comunità, gli amministratori e i cittadini che si sono dimostrati attenti nella raccolta differenziata e nella gestione dei rifiuti.
In particolare a essere analizzate sono le raccolte differenziate attivate per il riciclaggio, eventuali acquisti di beni e tutte quelle opere o servizi capaci di valorizzare e dare una seconda vita ai rifiuti.
Nel corso degli anni l’iniziativa ha deciso di evolversi e concentrarsi sui comuni rifiuti free. Dal 2016, infatti, ad essere protagonisti sono le città con una bassa produzione di rifiuti indifferenziati destinati allo smaltimento. In pratica vengono premiate tutte quelle realtà che attraverso azioni mirate e un’attenta gestione hanno limitato la produzione pro capite di rifiuti indifferenziati destinati allo smaltimento al di sotto dei 75 chili abitanti l’anno.
Le classifiche sono realizzate su base regionale e includono quattro categorie:
- Comuni sotto i 5.000 abitanti
- Comuni tra i 5.000 e i 15.000 abitanti
- Comuni sopra i 15.000 abitanti
- Comuni capoluogo
La XXXI edizione di “Comuni Ricicloni” si è svolta in occasione di “EcoForum 2024“, un evento organizzato sempre da Legambiente in collaborazione con La Nuova Ecologia e Kyoto Club. In questo contesto è emerso come l’impegno congiunto delle amministrazioni, dei consorzi e dei cittadini sia costantemente in sinergia e abbia restituito un quadro di città sempre più green.
Un aumento dei comuni rifiuti free
Il 2023 può essere definito un anno positivo per il servizio di gestione dei rifiuti. Da quello che emerge dal dossier di Legambiente i comuni rifiuti free (che come abbiamo visto sono quelli in grado di produrre rifiuti indifferenziati al di sotto dei 75 chili per abitante all’anno) che hanno partecipato al concorso sono 698. Tra questi 450 quelli sotto i 5000 abitanti – un dato che sancisce un 11% in più di partecipazione rispetto all’anno precedente e che ancora di più fa capire come il 6,9% in più della popolazione possa usufruire di un sistema di gestione di rifiuti attento.
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Il nord si conferma il più virtuoso
Dai dati emersi dal report il nord si conferma quello che si è impegnato maggiormente nel migliorare la raccolta e la gestione dei rifiuti. Su 698 comuni, ben 434 si trovano in questa parte dell’Italia con in testa il Veneto con 173 comuni e la Lombardia con 101 (27 in più rispetto al 2022). Un dato importante però lo fornisce anche la Campania che si piazza al terzo posto della classifica con i suoi 83 comuni rifiuti free, ma non è l’unica. Il 2023 ha visto un incremento del Sud Italia con una crescita del 23,8% grazie alla partecipazione di ben 231 comuni. Bene anche la Sardegna testimone ugualmente di un incremento con le sue 18 presenze in più rispetto al precedente anno. Diversa la situazione al centro, dove si nota una situazione di stallo, perché rispetto alla precedente edizione, si è avuto solo un aumento di 3 comuni, per un totale di 33.
Analizzando la situazione si può scoprire come nel 2023 ci sia stato un incremento in Lombardia, Campania, Sardegna e Abruzzo, un risultato apprezzabile.
I piccoli centri vincono sulle grandi città
Una statistica interessante emersa dall’indagine di Legambiente è come i comuni rifiuti free siano soprattutto quelli di medie dimensioni. Nonostante quelli di piccole dimensioni (5 mila abitanti) siano la maggioranza con le loro 450 unità, rapportato al numero di abitanti la loro incidenza corrisponde solo al 23%. Stesso discorso per i 48 comuni con oltre i 15 mila abitanti che arrivano al 29%. A battere tutti gli altri ci pensano le città tra i 5 e i 15mila abitanti con il loro 40%. Maglia nera per i capoluoghi (solo 8%) dove gli unici che riescono ad avvicinarsi ai 75 chili pro capite sono Treviso e Belluno (con circa l’85% di raccolta differenziata), Pordenone (83,2%) e Trento (81,2 %).
Accanto a questi ci sono anche i centri con oltre 30.000 abitanti: dai dati è emerso che quest’anno gran parte dei comuni che producono pochi rifiuti indifferenziati non sono solo al Nord, ma anche in Sicilia (Mazara del Vallo, Misilmeri e Castelvetrano) e al centro (Capannori e Fonte Nuova). Tra le località oltre i 50.000, eccetto i capoluoghi precedentemente segnalati, c’è solo Carpi.
Più attenzione verso i grandi centri
Da quanto raccolto nel report di Legambiente “Comuni Ricicloni”, si capisce come nel corso del 2023 ci siano stati dei miglioramenti significativi che hanno visto un maggiore coinvolgimento del sud. È anche vero che se a emergere sono stati i piccoli e medi centri, vuol dire che bisogna avviare maggiori investimenti e attenzioni sia sui capoluoghi che sui grandi centri dove alcuni servizi, come il porta a porta, fanno fatica a diffondersi.
Fonte : Today