500 euro per evitare il processo: così Fassino vuole chiudere la storia del profumo “rubato”

“Davanti a un video che è molto equivoco, dove sembra che siamo davanti a una dimenticanza abbiamo intrapreso questa strada per non affrontare un processo e la sua portata mediatica”. Lo ha detto a Repubblica Fulvio Gianaria, avvocato del deputato del Partito Democratico, Piero Fassino, che ha proposto al Tribunale di Civitavecchia di estinguere l’accusa di tentato furto del profumo marca Chanel che sarebbe avvenuto al Duty Free dell’aeroporto di Fiumicino lo scorso 15 aprile, con una riparazione pecuniaria di 500 euro.

L’avvocato: “Non è un’ammissione, ma una soluzione pragmatica”

La decisione è attesa nella giornata ma è assai probabile che la richiesta sarà accolta in quanto il sostituto procuratore, Alessandro Gentile, ha già dato parere favorevole e ha trasmesso il fascicolo al gip. Ora la parola spetta dunque al giudice. “Non è un’ammissione – ha spiegato ancora l’avvocato Gianaria – perché il video lascia molte ombre, e chiunque pagherebbe 500 euro piuttosto che fare un dibattimento: si tratta di una soluzione pragmatica che risolve un piccolo problema senza affrontare un processo complesso”.

Come (non) è finita la storia di Piero Fassino e del profumo “rubato” in aeroporto

L’ex sindaco di Torino è stato formalmente indagato per furto dalla procura di Civitavecchia dal 2 maggio scorso. Prima di salire su un volo per Strasburgo, sarebbe passato al Duty Free dello scalo romano mettendo in tasca un flacone di profumo Chanel del valore di circa 140 euro. Fassino si era difeso sostenendo che il gesto – ripreso dalle telecamere di sorveglianza – fosse dovuto al fatto che in quel momento aveva le mani occupate, ma i giudici avevano deciso di vederci chiaro, soprattutto perché, secondo alcune testimonianze, ci sarebbero stati dei precedenti. A smentire la difesa del deputato, ci sarebbero dei video e sei testimonianze degli addetti del negozio.

L’articolo del Codice Penale che può “salvare” Fassino dal processo

Il legale del parlamentare, che è incensurato, per “salvare” il suo assistito dal processo si è appellato all’articolo 162 ter del Codice Penale, che offre la possibilità all’indagato si pattuire un risarcimento “anche se la persona offesa non ha rimesso la querela”, dando al giudice la possibilità di estinguere il reato “allorché riconosce che il danno da esso cagionato è stato interamente riparato dall’imputato”.

Fonte : Today