È stata una serata di fuoco quella di lunedì 29 luglio per lo sport italiano alle Olimpiadi di Parigi. La copertina è andata di diritto a Thomas Ceccon che ha divorato i 100 metri dorso andandosi a prendere un oro sognato, costruito e meritato. L’azzurro ha portato il Tricolore sul primo gradino del podio come aveva fatto 24 ore prima il compagno Martinenghi. Due vittorie che impreziosiscono il medagliere e regalano emozioni straordinarie, al pari di quelle di Benedetta Pilato e Filippo Macchi.
Il fiorettista è andato ad un passo dal metallo più prezioso al termine di una cavalcata memorabile perdendo la finale solo all’ultima stoccata, tra mille polemiche. L’arbitro ha sbagliato, hanno tuonato tutti, il suo allenatore in primis seguito a ruota dal presidente del Coni Malagò che ha addirittura lanciato accuse sulla designazione arbitrale, con due asiatici a decidere sulle sorti della finale Italia-Hong Kong. Una sorta di cultura del sospetto spazzata via con un post sui social direttamente da Filippo Macchi: “Ho sentito dire che sono stato derubato, eppure a me viene da dire che sono un ragazzo fortunato, sono arrivato secondo alla gara più importante per ogni atleta. Conosco entrambi gli arbitri, non mi viene da puntare il dito contro di loro anche perché non porterebbe a nulla, ho imparato che le decisioni arbitrali vanno rispettate sempre”. Sinceramente in mezzo a quel guazzabuglio di commenti non si potevano trovare parole migliori, che le abbia dette l’unico che ieri era in pedana dovrebbe essere un grosso insegnamento per tutti coloro che straparlano di “furto” e “rapina”, concetti che con lo sport stridono e non poco.
Poco prima della finale del fioretto maschile, nella vasca dedicata al nuoto a Parigi è stata protagonista Benedetta Pilato che ha mancato il podio per un solo centesimo. Una delusione incalcolabile a cui la 19enne ha risposto con lacrime di gioia e una frase a cui dovrebbero andare applausi a scena aperta: “E’ il giorno più bello della mia vita”. E invece anche nel mondo dello sport è arrivata la risposta tipica di questi tempi difficili in cui chi guarda da fuori ti esalta solo se vinci. Benedetta non ha perso, perché è arrivata quarta lottando con le unghie contro le migliori atlete del mondo, eppure in molti l’hanno quasi presa per pazza per quella felicità, chiedendosi che cosa ci fosse da festeggiare in quel “misero” quarto posto. Ebbene se non si riesce a capire che lo sport è anche questo, che per un centesimo di secondo puoi volare in Paradiso o restare a terra, che le vittorie non sono solo le medaglie, allora dello sport si è capito pochissimo e non bisognerebbe parlarne davanti a milioni di telespettatori. Benedetta ha pianto perché ha dato tutto in vasca, ha sentito che quei tre anni di preparazione verso l’evento più importante della carriera non possono essere cancellati da un centesimo di secondo. La vera vittoria forse è davvero questa, guardarsi alle spalle e capire che il percorso conta e che vincere è bello ma non sempre è possibile.
Fonte : Today