Raid israeliano sulla roccaforte di Hezbollah in Libano: nel mirino il consigliere militare di Nasrallah

La temuta rappresaglia israeliana per i 12 bambini e adolescenti uccisi da un razzo lanciato dal Libano sabato scorso sul villaggio druso di Majdal Shams, nel Golan settentrionale è arrivata. Tel Aviv ha fatto alzare in cielo i suoi caccia militari per colpire i punti strategici di Hezbelloh, il partito di Dio sostenuto dall’Iran, nella capitale libanese. La sera del 30 luglio, lo Stato ebraico ha effettuato un attacco aereo nella periferia meridionale di Beirut, prendendo di mira un comandante di alto rango di Hezbollah, Fuad Shukr, ritenuto responsabile dell’attacco missilistico in cui sono morti 12 bambini. La zona è densamente popolata da civili. Il bilancio del raid, che ha colpito un palazzo di otto piani, è ancora provvisorio. Secondo il quotidiano libanese L’Orient le jour, il bombardamento avrebbe causato almeno tre vittime e 25 feriti, molti dei quali sarebbero bambini. Nel luogo dell’attacco si trova un ufficio di coordinamento di Hezbollah e delle Guardie rivoluzionarie iraniane.

Chi è Fuad Shukr, l’obiettivo del raid di Israele

Il raid israeliano ha avuto come obiettivo Fuad Shukr, noto anche come Hajj Mohsin, comandante di Hezbollah considerato il numero due dell’organizzazione e secondo per ruolo solo al segretario generale Hassan Nasrallah. Ancora non si hanno notizie certe se Shukr è sopravvissuto o è stato ucciso dall’attacco israeliano.

Identificato anni fa dall’Idf come comandante del progetto missilistico di precisione di Hezbollah, è ricercato dagli Stati Uniti, con una taglia di 5 milioni di dollari sulla testa, per il suo ruolo nel bombardamento nel 1983 di una caserma Usa a Beirut, costato la vita a 241 marines. Washington lo ha infatti designato come un “terrorista globale” e ne ha sequestrato tutti i beni sotto giurisdizione Usa. Secondo le autorità americane, Shukr ha inoltre aiutato le truppe filo-regime di Assad nella campagna militare di Hezbollah contro le forze di opposizione siriane.

“L’Idf ha condotto un attacco mirato a Beirut, contro il comandante responsabile dell’omicidio dei bambini a Majdal Shams e dell’uccisione di numerosi altri civili israeliani”, ha affermato l’esercito israeliano, che nella serata del 30 luglio ha lanciato 15 razzi verso l’Alta Galilea, colpendo una postazione di Hezbollah ad Ayta ash-Shab e altre infrastrutture a Kafr Kila. A questi si sono aggiunti diversi droni carichi di esplosivo lanciati contro l’area di Beit Hillel, che hanno innescato incendi. Condanne del raid di Israele sono giunte in serata sia dall’Iran che dalla Russia. Mosca ha definito il bombardamento “una flagrante violazione del diritto internazionale”. Secondo l’emittente americana Cnn che cita una fonte vicina al dossier, Israele ha informato gli Stati Uniti prima dell’attacco a una roccaforte di Hezbollah nel sud di Beirut. La fonte ha detto che l’informazione è stata trasmessa da Israele tramite i canali di sicurezza, ma non ha indicato quando è stata data. 

La ritorsione di Hezbollah

Già prima del raid su Beirut, Hezbollah aveva minacciato di rispondere a qualsiasi “aggressione” israeliana: “La leadership della resistenza deciderà la forma e l’entità della risposta a qualsiasi possibile aggressione”, hanno detto ad al-Jazeera esponenti del gruppo in quella che è la prima reazione alle affermazioni arrivate da parte israeliana.

“Gli emissari stranieri hanno suggerito di non rispondere ad alcun attacco in modo da non ampliare il conflitto – ha detto una delle fonti – ma noi risponderemo”. “Non ci aspettiamo un’invasione di terra, ma se lo faranno siamo pronti. Se decideranno di entrare in Libano, metteremo piede in Galilea”, ha tuonato. 

Numerosi paesi, con in testa gli Stati Uniti, avevano infatti chiesto al gruppo di astenersi dal rispondere a un eventuale attacco israeliano come rappresaglia per il bombardamento sul villaggio druso nel Golan settentrionale. Ma ogni richiesta diplomatica è stata respinta. Adesso, il rischio dell’allargamento del conflitto in Medio Oriente è ormai sempre più concreto. 

Fonte : Today