La guerra tra Israele e Hamas rischia di allargarsi al Libano. Dopo l’attacco attribuito a Hezbollah – ma negato dal gruppo paramilitare -, nella cittadina druso-israeliana di Majdal Shams, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha risposto con un lancio di razzi su “obbiettivi terroristici” sul territorio libanese e minacciando una “risposta dura”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in visita in Cina, si è detta “molto preoccupata per il rischio di una escalation regionale” in Libano, anche perché nel paese l’Italia ha una rilevante presenza militare, proprio vicino al confine tra Israele e Libano, lungo la cosiddetta “Linea blu” presidiata dalle forze di pace delle Nazioni Unite.
La situazione in Libano, Hezbollah: “Se Israele attacca noi entriamo in Galilea”
Hezbollah ha minacciato di rispondere a qualsiasi “aggressione” israeliana: “La leadership della resistenza deciderà la forma e l’entità della risposta a qualsiasi possibile aggressione”, hanno detto ad al-Jazeera esponenti del gruppo in quella che è la prima reazione alle affermazioni arrivate da parte israeliana.
“Gli emissari stranieri hanno suggerito di non rispondere ad alcun attacco in modo da non ampliare il conflitto – ha detto una delle fonti – ma noi risponderemo”. “Non ci aspettiamo un’invasione di terra, ma se lo faranno siamo pronti. Se decideranno di entrare in Libano, metteremo piede in Galilea”, ha tuonato.
Numerosi paesi, con in testa gli Stati Uniti, avevano infatti chiesto al gruppo di astenersi dal rispondere a un eventuale attacco israeliano come rappresaglia per i 12 bambini e adolescenti uccisi da un razzo lanciato dal Libano sabato scorso sul villaggio druso di Majdal Shams, nel Golan settentrionale. Ma ogni richiesta diplomatica è stata respinta.
I soldati italiani in Libano, sulla “Linea blu” 1.200 uomini: la mappa
In Libano, l’Italia fa parte del contingente Unifil (acronimo per “United Nations Interim Force in Lebanon”), la forza militare di pace delle Nazioni Unite. Come definito dalla risoluzione 1701 (2006) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l’Unifil opera tra il fiume Litani a nord e la “Blue Line” a sud. Questa linea è un confine convenzionale al di là del quale nel 2000 si sono ritirate le forze israeliane.
Il contingente Unifill può contare su 10.223 truppe provenienti da 48 paesi. Tra questi c’è l’Italia, che secondo i dati più aggiornati forniti dall’esercito è presente con 1.256 militari, 374 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei. In ambito nazionale l’operazione è denominata “Leonte”.
Dal 2 febbraio 2024, il generale di brigata dell’esercito, Enrico Fontana, è al comando del settore ovest di Unifil e della “Joint Task Force italiana in Libano”, principalmente composta da militari della Brigata Alpina “Taurinense”.
Oltre alla missione “Leonte”, l’Italia è presente in Libano con la “missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza libanesi”. Nel 2024 la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è fissata a 105 unità (erano 190 nel 2023), e include (come lo scorso anno) lo schieramento di un team per la protezione cibernetica delle reti non classificate. Per il 2024 non è previsto l’impiego di mezzi aerei e navali, che erano invece presenti, in un’una unità ciascuno, nel 2023.
Nel paese sono presenti anche circa tremila civili italiani che il ministero degli Esteri si è detto pronto a evacuare.
Fonte : Today