L’altra faccia di Temu: fornitori contro il colosso dell’e-commerce per i prodotti non rimborsati

Nella sede di Guangzhou del gigante dell’e-commerce dei prodotti made-in-China centinaia di commercianti hanno inscenato una protesta che ha portato l’azienda a chiedere l’intervento della polizia. All’origine del malcontento le politiche commerciali che impongono pesanti sanzioni per i prodotti criticati dai consumatori e la politica dei rimborsi senza resi che scarica tutto il costo sui fornitori. 

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Centinaia di fornitori locali di Temu, l’applicazione per lo shopping all’estero gestita dalla multinazionale cinese PDD Holdings, hanno inscenato una protesta presso la sede del gigante dell’e-commerce a Guangzhou, denunciando politiche irragionevoli della piattaforma. Decine di manifestanti hanno preso d’assalto l’ufficio di PDD lunedì pomeriggio, secondo alcuni video pubblicati sui social media e confermati come autentici dai commercianti. Il media cinese Yi Magazine ha riferito martedì che circa 80 commercianti sono entrati nell’ufficio della PDD, ma ne sono usciti dopo l’intervento della polizia.

Non è la prima volta che i commercianti protestano contro Temu. “Non erano soddisfatti di come Temu ha gestito le questioni post-vendita relative alla qualità e alla conformità dei loro prodotti, contestando un importo di diversi milioni di yuan”, si legge in un comunicato dell’azienda che non fa direttamente riferimento alla protesta del 29 luglio. “La situazione è stabile e l’azienda sta lavorando attivamente con i commercianti per trovare una soluzione”, continua la nota.

Le azioni dei fornitori cinesi potrebbero aumentare l’incertezza intorno a Temu, che oggi deve fare i conti anche con i dazi sulle importazioni imposti dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. Temu compete con Shein e TikTok Shop, oltre che con AliExpress del gruppo Alibaba, nella vendita di prodotti made-in-China direttamente ad acquirenti esteri.
Con massicce campagne pubblicitarie on line Temu sta espandendo le sue vendite ai consumatori negli Stati Uniti e in altri mercati esteri a prezzi stracciati. Ma molti fornitori cinesi si lamentano delle pesanti “multe” imposte loro se i clienti si lamentano o chiedono rimborsi. Temu permette ai consumatori di tenere gli articoli rimborsati a causa degli alti costi dei resi delle merci, ma alcuni commercianti hanno dichiarato di non aver ricevuto alcun rimborso in questi casi.

Al South China Morning Post un commerciante di Guangzhou ha raccontato di aver fatturato 40 milioni di yuan (5,5 milioni di dollari) sulla piattaforma l’anno scorso, ma di essersi visto comminare da Temu una “multa” di 3 milioni di yuan a causa dei rimborsi e dei reclami dei clienti, cancellando così quasi tutti i suoi profitti.

Un venditore di telefoni cellulari con sede a Shenzhen ha dichiarato di aver subito attraverso Temu perdite per circa 80.000 dollari, tra multe e fondi non pagati per i prodotti venduti. A cui va aggiunta una perdita equivalente a circa 200 unità di smartphone a causa della politica di rimborso senza restituzione. Il commerciante ha fatto notare che Temu può multare i commercianti fino a cinque volte il valore di vendita del prodotto.

Fonte : Asia