Tecnica semplice quanto antica, la coppettazione è tornata ancora una volta alla ribalta durante le gare di nuoto alle Olimpiadi 2024. Questa pratica, chiamata anche cupping, appartiene alla tradizione della medicina cinese e consiste nell’applicazione in varie parti del corpo di coppette di vetro, all’interno delle quali viene creato il vuoto attraverso l’accensione di una fiammella. Il conseguente risucchio all’interno delle ampolle dei tessuti cutanei e sottocutanei è quanto determina tanto il rossore visibile sulla pelle dei campioni di nuoto quanto il supposto effetto benefico promesso della metodica.
“In origine, i cinesi utilizzavano del bambù appositamente tagliato, oggi le coppette di vetro e poi quelle di plastica, uso e getta, garantiscono diversi livelli di igiene“, spiega Emilio Minelli, docente di Medicina tradizionale cinese del dipartimento di Scienze della salute dell’Università statale di Milano. L’obiettivo di questa pratica, non certo ignorata dalla medicina occidentale e alla quale si ricorreva in Europa nel Medioevo per il trattamento di malattie della pelle e dell’apparato respiratorio, “è quello di mobilitare le forme di ristagno nel corpo. La spiegazione energetica cinese è che il risucchio provocato in una certa zona riattiva l’energia lì bloccata“. Ma come agisce il cupping? “In pratica, la suzione contrasta la produzione di edemi, subedemi e microlesioni dovute agli allenamenti intensi e alle gare e promuove la microcircolazione sanguigna e linfatica, migliorando le prestazioni sportive – spiega Minelli – Inoltre, favorisce la mobilità delle articolazioni come spalle e anche“. La stimolazione delle fibre, infine, porta a una riduzione del dolore. E proprio nella terapia antalgica, il cupping trova la sua principale applicazione. Viene indicato in caso di crampi, contratture e ristagni del microcircolo dovuti a sforzi eccessivi.
“In Oriente, la coppettazione non ha subito modifiche nei secoli e oggi viene praticata come un tempo“, spiega il professor Minelli. “In Occidente, ha iniziato a diventare una moda grazie a Nicole Kidman, icona della bellezza disposta a promuoverne i benefici nonostante i lividi, pur temporanei, che essa procura“.
La coppettazione non rientra nella evidence based medicine, la medicina basata sulle evidenze, ma fa parte di quelle pratiche tradizionali di medicina non convenzionale (che l’Oms chiama “Complementary”, “Alternative”, “Unconventional”, “Traditional Medicine”), come l’agopuntura, cui spesso viene abbinata. Per esempio, gli atleti del salto a ostacoli ricorrono all’agopuntura per mobilitare l’anca; poi, laddove viene inserito l’ago, si posa la coppetta per ridurre l’infiammazione.
Proprio sull’efficacia della coppettazione nel trattamento del dolore sono comparse evidenze di tipo scientifico, come salta agli occhi a una breve interrogazione della banca dati bibliografica biomedica della National Library of Medicine. Gli autori di revisione degli studi sull’argomento auspicano che, pur nella necessità di chiarirne i meccanismi biologici di funzionamento e gli effetti clinici, “questa modalità terapeutica poco costosa, non invasiva e a basso rischio (se eseguita da un professionista qualificato) venga inclusa nell’arsenale della medicina muscolo-scheletrica“.
La letteratura scientifica cita anche eventuali effetti collaterali di una pratica comunque delicata, il cui utilizzo errato può causare dei danni all’organismo. Nel nostro paese, ancora non esiste una regolamentazione dal punto di vista giuridico-legislativo, a differenza del resto d’Europa, in particolare nei paesi del Nord dove vi si ricorre massicciamente da tempo.
Fonte : Wired