Dna, video del furgone e confessione: Bruzzone spiega perché Bossetti è colpevole per l’omicidio di Yara

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Omicidio Yara Gambirasio

La criminologa Roberta Bruzzone a Fanpage.it sul caso Yara Gambirasio dopo che la docuserie su Netflix ha riacceso i riflettori sul caso: “Manca il contraddittorio sulla parte tecnica. La questione dei kit scaduti e del filmato del furgone dei Ris sono non problemi, tutti ampiamente affrontati e superati al processo”.

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“Per me Bossetti è colpevole al di là di ogni ragionevole e irragionevole dubbio. Lui Yara non la conosceva e il Dna trovato sulle mutandine della ragazza è il suo. Bossetti ha rifatto gli esami due volte e poi in carcere si è fatto prelevare in maniera volontaria un ulteriore campione. Sono tutti omogenei e non c’è nessuna possibilità di errore. Non ha mai confessato perché avrebbe dovuto dire anche perché l’ha uccisa”.

Così la crimonologa Roberta Bruzzone, autrice del libro “Yara: autopsia di una indagine“, ha commentato a Fanpage.it alcuni dei passaggi della serie disponibile su Netflix dal 16 luglio “Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio“, che ha riacceso i riflettori sul caso della 13enne di Brembate di Sopra, scomparsa nel novembre del 2010 e trovata cadavere tre mesi dopo a Chignolo d’Isola. Per il delitto è stato condannato all’ergastolo Massimo Bossetti. Sentenza sulla quale in molti hanno avanzato dei dubbi.

Cos’è che manca in questa serie per capire davvero il caso Yara?

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“Manca il contraddittorio sulla parte tecnica. Questa è una storia che può essere raccontata sotto diversi profili, in primis quello umano, che chiaramente è travolgente perché è un dolore straziante che è difficile immaginarsi, e poi c’è quello tecnico. In questa serie c’è spazio per tutta una serie di dubbi, secondo l’autore, legati a determinati passaggi delle indagini prima e del processo dopo che sono stati ampiamente sviluppati e smentiti in aula con l’ausilio di consulenti tecnici e degli inquirenti. Lo stesso professore Emiliano Giardina, intervistato in questi giorni, ha detto chiaro e tondo che alcune parti della sua intervista per la serie Netflix sono state tagliate. Secondo me gli è stato dato spazio per questioni sufficientemente banali per un genetista della sua portata ma non si è dato spazio a quello che lui poteva spiegare. Io conosco bene gli atti del processo e posso dire che è una occasione mancata da questo punto di vista”.

L’attenzione degli spettatori è ricaduta su due aspetti: in primis la questione del Dna e dei kit scaduti. Cosa può dirci al riguardo?

“Questo dei kit scaduti è un altro problema – anzi, un non problema – che è stato ampiamente affrontato e superato al processo. Se un kit è scaduto e il reagente è scaduto non dà risultati e la traccia non tira fuori niente. Se invece ne viene fuori qualcosa vuol dire che il reagente è ancora buono anche se oltre la data di scadenza, che è indicativa sul lotto come succede col cibo. Se i kit scaduti fossero stati inutilizzabili non avrebbero prodotto alcun risultato, non è che ne producono uno diverso. E questo è stato ampiamente spiegato, lo sanno bene anche i genetisti della difesa di Bossetti che non a caso durante il processo non hanno mai depositato consulenze o firmato le memorie tecniche depositate dalla Difesa per l’appello”.

C’è poi la questione del filmato del furgone diffuso dai Ris…

“Il filmato non è falso. È stato confezionato utilizzando fotogrammi che sono agli atti. Quelle porzioni di video con Bossetti che gira intorno alla palestra di Brembate di Sopra sono state acquisite e sono state ampiamente dibattute. Il furgone è quello di Bossetti, non c’è nulla di falso. È stato realizzato un video, esito di un serie di riprese fatte con diverse telecamere, ma il furgone è il suo. Lui era lì per sua stessa ammissione per altro. Le celle lo collocano lì”.

Anche la maestra di ginnastica di Yara è stata tirata in ballo nella serie, ma mai iscritta nel registro degli indagati. Perché?

“Un’altra cosa che non sta in piedi. Questa donna aveva un rapporto di familiarità con Yara, la frequentava e frequentavano ambienti identici come la palestra, e c’era un contatto di natura accidentale. Banalmente quando sposto una giacca è possibile che rilasci materiale di una persona con cui mi alleno tutti i giorni. Sul polsino c’era ben poco da essere significativo e che non può essere comparabile con la traccia di un soggetto ignoto alla bambina per di più sulle mutande. Il problema è che il signor Bossetti Yara non la conosceva e quel Dna è il suo, e lo dice anche un quarto laboratorio privato interpellato dalla famiglia Bossetti che fa tutta una serie di verifiche e scopre che effettivamente i gemelli sono figli di Guerinoni e che il terzogenito è figlio di un terzo soggetto. Quindi di cosa stiamo parlando? Bossetti ha rifatto gli esami due volte e poi in carcere si è fatto prelevare in maniera volontaria un ulteriore campione. Sono tutti omogenei e non c’è nessuna possibilità di errore. Per altro, c’è una traccia genetica ampissima dove sono presenti tutti gli indicatori, non solo quello sessuale. C’è un profilo completo”.

 Lei più volte si è interrogata sul perché Bossetti non abbia mai confessato. Che idea si è fatta?

“Non ha mai confessato l’omicidio di Yara perché dovrebbe dire perché l’ha uccisa e quindi il movente sessuale. Ha una personalità narcisistica. Se c’è una cosa che la serie fa è far emergere lui per quello che è, arrogante, supponente, totalmente privo di empatia e che arriva a criticare la famiglia della vittima. Al di là del fatto che sia o meno l’assassino, e io lo ritengo tale al di là di ogni ragionevole e irragionevole dubbio, pur volendo applicare la benevolenza massima, ma come ti viene di dire una cosa del genere?”.

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Fonte : Fanpage