“Un Paese normale”. L’esterofilia è la tendenza tutta italiana, tipica di una certa sinistra radical-chic, a considerare l’erba del vicino sempre più verde della propria e l’Italia un Paese “strano” o “anormale” che non rispecchia i canoni tipici dell’Occidente. E, in effetti, per certi versi, in un “Paese normale” un presidente di Regione come Giovanni Toti non sarebbe rimasto ai domiciliari per più di due mesi.
All’estero i magistrati non sono politicizzati
Certo, all’estero i politici si dimettono subito e per molto meno. Almeno questa è la tesi più in voga tra chi non tiene conto che “un Paese normale” non ha una magistratura così politicizzata come la nostra. O forse sì? Se, infatti, è vero che negli Usa i procuratori vengono eletti dai cittadini, in Italia esiste l’usanza molto diffusa che i pm prima indaghino la classe politica e, poi, entrino in politica. E questo sembra molto meno normale degli ascolti record di Temptation Island che hanno portato allo slittamento del programma di Alberto Angela. In un “Paese normale” le Istituzioni si riformerebbero senza che l’opposizione gridi (quasi) quotidianamente al pericolo di una presunta deriva autoritaria da parte del governo. È altrettanto grave lasciar intendere che, in qualche modo, le forze di maggioranza siano in qualche corresponsabili dell’aggressione subita da un giornalista oppure che il governo voglia limitare la libertà di stampa.
Quello che non è stato detto sulla sospensione del programma di Alberto Angela
Un “Paese normale” scioglierebbe Casa Pound? Forse sì o forse no. Se consideriamo “normale” la Grecia per aver sciolto Alba Dorata nel 2020, allora dovremmo considerare “strana” la Germania che tiene in vita un partito da molti considerato neonazista come Afd. Andiamo con ordine e vediamo come e quali sono i Paesi cosiddetti “normali” che spesso prendiamo come punti di riferimento. Partiamo dagli Stati Uniti. La nazione leader nel mondo ha visto l’uscita di scena del suo presidente in carica a tre mesi dal voto. A sfidare Donald Trump sarà la sua vicepresidente, Kamala Harris, esaltata in Italia per la sua multietnicità ma divenuta famosa in America per un discorso contro l’immigrazione clandestina. “Non partite”, disse qualche anno fa rivolgendosi ai messicani. Gli Usa, la patria dello Ius Soli, difende i suoi confini con un muro che nemmeno il democratico Biden ha abbattuto. Eppure gli Usa sono un esempio quando si parla di diritti civili anche se la morte di George Floyd resta ancora una ferita aperta.
Le contraddizioni degli altri
Gli Usa sono un “Paese normale” quando ammettono l’aborto, ma non quando applicano la pena di morte e mai il contrario. La Germania, dove i partiti impiegano mesi per far nascere un governo di coalizione e dove Afd è al 16 per cento, sarebbe un “Paese normale”. La Spagna, che nel 2023 ha visto Pedro Sanchez restare al potere solo grazie a un accordo stipulato con la versione spagnola di un “Bossi secessionista” per il quale non vale l’amnistia concessa dal governo, è considerato un “Paese normale”. E, infine, c’è la Francia dove il presidente Emmanuel Macron (sì, quello che respinge i migranti a Ventimiglia) ha stipulato un patto elettore di desistenza con le sinistre per battere Marine Le Pen, ma ora non vuole affidar loro la guida del governo nonostante la vittoria elettorale. Secondo i burocrati di Bruxelles, però, il premierato ideato dal governo Meloni non andrebbe bene perché impedirebbe la nascita di governi tecnici, ossia di esecutivi guidati da personalità non elette dal popolo. La realtà è che non esiste alcun “Paese normale”, ma ognuno ha le sue specificità e la patente di “normalità” è sempre a correnti alternate.
Fonte : Today