Taiwan, Zero Day è la serie iper-realistica che immagina una crisi sullo Stretto con la Cina

Dal 2016 non esiste dialogo politico tra i due governi, dalla visita di Nancy Pelosi a Taipei dell’estate del 2022 i mezzi aerei e navali dell’Esercito Popolare di Liberazione si sono progressivamente avvicinati alle coste taiwanesi, aumentando la pressione nei confronti delle forze armate dell’isola, sovrastate quantitativamente e ormai anche qualitativamente da quelle continentali.

Il cambio di comunicazione di Taipei

Il governo taiwanese ha provato a cambiare rotta. Non solo e non tanto con un aumento degli acquisti di armi dagli Stati Uniti (che vede peraltro la consegna diversi pacchetti in forte ritardo) ma con misure interne per sensibilizzare la popolazione all’ipotesi di un rischio nel tentativo di aumentare la prontezza e la volontà a combattere. Dal 2022 sono spuntati in tutti i parchi pubblici e sui muri di diversi edifici delle mappe che indicano i rifugi antiaerei più vicini. Sempre a fine 2022, è stato annunciato il prolungamento della leva obbligatoria da quattro a dodici mesi.

Zero Day mostra l’intenzione di cambiare anche la comunicazione, elemento ritenuto cruciale. Per decenni, l’indicazione del governo taiwanese ai media statali e non era sempre stato quello di non amplificare i rischi. Questo per tre ragioni: non creare il panico tra i cittadini, non dare l’impressione che l’esecutivo non fosse in grado di difendere Taiwan, non favorire dubbi per le aziende internazionali sull’opportunità di investire sull’isola.

Il lancio di questa serie segnala un cambiamento anche da questo punto di vista. È infatti la prima volta che un prodotto di intrattenimento taiwanese esplora così in profondità il tema di una possibile crisi militare sullo Stretto. Non a caso, sui social si parla molto del forte impatto del teaser, che ha una messa in scena davvero realistica. Molti influencer si dicono impauriti, ma chiedono anche governo e cittadini di prepararsi allo scenario peggiore.

Il ruolo del controverso ex magnate dei chip Robert Tsao

Interessante che l’operazione sia co-finanziata da Robert Tsao, uno dei magnati dell’industria dei chip di Taiwan, una figura che ha vissuto più svolte nel corso della sua vita ed è diventato un po’ l’emblema del ripensamento di Taipei nei confronti di Pechino. Tsao è il fondatore della UMC, uno dei colossi dei semiconduttori dell’isola. Ma è stato proprio lui a gettare le basi dello sviluppo dell’industria dei chip in Cina continentale, fondando una società parallela a Suzhou e aprendo degli stabilimenti.

Fonte : Wired