Colleghi digitali, sono in arrivo i contratti per l’intelligenza artificiale

Immaginate di andare al lavoro e conoscere i nuovi colleghi. La stranezza è che, però, non si tratta di esseri umani, bensì di programmi con intelligenza artificiale. Questa è stata la realtà proposta da Lattice, una società statunitense di software, che ha annunciato di aver assunto e messo sotto contratto chatbot e assistenti virtuali come se fossero degli impiegati a tutti gli effetti. Questi lavoratori digitali sarebbero stati integrati nella piattaforma aziendale, ricevendo formazione, obiettivi, metriche di prestazione e persino un manager, proprio come qualsiasi altro dipendente umano. Alla fine, le reazioni negative sul web hanno fatto fare marcia indietro all’azienda, ma l’arrivo dei colleghi digitali sembra solo rimandato.

I dettagli dell’iniziativa di Lattice

Il 9 luglio 2024, la CEO di Lattice Sarah Franklin ha dichiarato in un post sul blog che la sua azienda sarebbe stata la prima a inserire i lavoratori digitali nei registri ufficiali come dipendenti. Secondo Franklin, l’integrazione dei lavoratori digitali prevedeva un onboarding iniziale, l’assegnazione di obiettivi e metriche di performance e l’accesso ai sistemi di gestione personale. L’iniziativa mirava a trattare questi agenti con intelligenza artificiale come veri e propri dipendenti. “Oggi Lattice fa la storia e si pone all’avanguardia nell’impiego responsabile dell’AI – spiega la CEO -. Dobbiamo impiegare la tecnologia con la stessa responsabilità con cui impieghiamo le persone e dare a tutti la possibilità di prosperare lavorando insieme. Dobbiamo affrontare l’ascesa del lavoratore digitale ponendo al centro la trasparenza, la responsabilità e il successo delle persone”.

In pratica, la ditta che commercializza programmi per l’analisi dei dati e gestionali per le imprese, si impegnava a contrattualizzare i software tecnologici che già da qualche mese i suoi dipendenti stavano utilizzando. Avatar e chatbot realizzati da Lattice come Devin l’ingegnere, Harvey l’avvocato, Einstein l’agente di servizio e Piper l’agente di vendita – creati per aiutare le compagnie dei relativi settori a gestire i clienti – sono entrati così ufficialmente nella forza lavoro di Lattice, diventando colleghi dei dipendenti già assunti. Ma questi non sono veri lavoratori. Sono bot alimentati dall’intelligenza artificiale che anche altre aziende, come la multinazionale Salesforce e startup come Cognition.ai e Qualified, hanno implementato per aiutare gli umani a svolgere il proprio lavoro. Gli assistenti virtuali hanno già fatto il loro ingresso in diversi campi lavorativi, dal settore medico agli studi legali.

Proteste e critiche contro l’intelligenza artificiale

Il passaggio da strumenti di sostegno a colleghi digitali non è stato ben accolto. L’annuncio di Franklin ha suscitato una forte reazione negativa. Su LinkedIn, molte figure di spicco nel settore delle risorse umane e della tecnologia hanno espresso preoccupazioni e critiche, come riportato dal quotidiano Guardian. Amanda Halle, professionista delle risorse umane, ha scritto che sembra siano stati saltati diversi passaggi nell’implementazione di questa tecnologia. Sawyer Middeleer, CEO della startup Aomni, ha affermato che la strategia e il messaggio di Lattice mancavano completamente il bersaglio, insinuando che trattare gli agenti AI come dipendenti disumanizzasse i lavoratori reali, trattandoli semplicemente come risorse da ottimizzare e confrontare con le macchine.

A causa delle critiche diffuse, Lattice ha rapidamente fatto marcia indietro. Il 12 luglio, solo tre giorni dopo l’annuncio iniziale, la ditta ha pubblicato un aggiornamento dichiarando che non avrebbe proseguito con l’integrazione dei lavoratori digitali nella forza lavoro. Franklin ha riconosciuto che l’innovazione aveva suscitato molte conversazioni negative e domande senza risposte chiare. Ha inoltre affermato che Lattice continuerà a lavorare con i propri clienti sull’uso responsabile dell’intelligenza artificiale, ma non procederà ulteriormente con l’iniziativa di assunzione di lavoratori digitali. Ciò che si evince, è che se l’AI ha il potenziale per automatizzare compiti ripetitivi e migliorare l’efficienza degli umani, restano le preoccupazioni etiche e pratiche legate a questa tecnologia. La rapida retromarcia dell’azienda evidenzia l’importanza di un approccio ponderato e graduale nell’integrazione dell’intelligenza artificiale nel luogo di lavoro, garantendo che le implicazioni per i dipendenti umani siano attentamente considerate e gestite.

Fonte : Wired