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Temptation Island 2024 è stata un’edizione da record. Storie, musiche, montaggio, conduzione: è l’unico reality che si avvale di una ricetta perfetta, capace di mettere tutti in disaccordo. Ed è su quello che si poggia il suo successo, sull’alimentare il dibattito e rendere divisiva la percezione del programma. Trash o puro intrattenimento, non importa quale sia l’opinione, la realtà è una: si fa guardare da più di dieci anni in barba a qualsiasi forma di snobismo, con buona pace dei detrattori.
A cosa deve il suo enorme successo Temptation Island? I motivi sono diversi. In principio fu la scelta di storie che evidenziassero il disagio degli amori più tossici e tentassero il sorpasso dell’ostinazione a voler rimanere insieme. La scelta di coppie con un profilo culturale caratterizzato, spesso arenate in realtà stereotipate e anacronistiche, ha restituito, nel tempo, un cast macchiettistico, capace di far smarrire la bussola nel confine tra finzione e realtà. E di generare il classico effetto di superiorità intellettuale (ed evolutiva) tipico di C’è posta per te. Annesso, il dibattito su quanto la proposta fosse al limite dell’accettabile nel delicato perimetro delle questioni di genere.
Quest’anno, la rivoluzione, speculare a un’idea di tv molto vicina a Pier Silvio Berlusconi: l’idea è quella di puntare sul racconto, sgonfiando le manie di protagonismo di chi ambisce ad andare su Canale 5. Da qui, uno spettro tematico più ampio: il bullismo, i disturbi alimentari, la gestione psicologica del quotidiano, la solidarietà femminile e maschile nell’ambizione di una terapia collettiva orientata al consolidamento della coppia o della propria individualità.
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Unico filtro esterno possibile, Filippo Bisciglia, cristallizzato sul suo pouf, eppure più interattivo, sebbene ancora distante dalla figura di mediazione che certe scene richiederebbero. Pronto al bis per l’edizione autunnale, un passo alla volta pare che le maglie si allarghino.
Si aggiunge il lavoro certosino per le musiche e il montaggio. Girato nel Resort Is Morus Relais a Santa Margherita di Pula (CA), porta con sé la difficoltà di mettere in comunicazione villaggi di fidanzati e fidanzate in una formula che mixi gli up and down di una permanenza prevista in nemmeno un mese di registrazioni. La regia di Andrea Vicario è solo il punto di convergenza di una macchina perfetta sorretta dalla qualità del montaggio e della selezione delle musiche, per un risultato a tratti più vicino al cinema di quanto si vorrebbe.
La sintesi è il viaggio nei sentimenti, in realtà è una villeggiatura nell’incomunicabilità delle relazioni che si spiano dallo spioncino di casa e a volte ci fanno tanto ribrezzo. Ma anche tanto emozionare, quando il lieto fine ha la meglio. E in questa edizione si è voluto dare più spazio al cosiddetto “percorso”, ché per la prima volta si è riusciti a vederne uno compiuto nella redenzione di Matteo con Siria, sulle note de La bella e la bestia e di un finale a passi di tango.
Un’asticella che si alza come lo share. Risultati che hanno compromesso anche la contro programmazione Rai con Noos di Alberto Angela, senza particolari responsabilità del divulgatore o colpe del format. L’intrattenimento ben confezionato vince, è un’evidenza con la quale fare i conti, soprattutto quando si pensa di schiacciare il risultato sull’efficacia del genere reality. “Ho un video per te” ed è subito gruppo d’ascolto casalingo. Banalizzarlo sarebbe un limite.
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Casertana di origine, napoletana di adozione. Laureata in Lingue e Letterature Straniere all’Università L’Orientale di Napoli, lavora a Fanpage.it dal 2010, anno in cui il giornale è nato. Caposervizio dell’area spettacolo.
Fonte : Fanpage