Olimpiadi nella Grecia Antica, cinque curiosità dai buoi alle poesie

Le prime Olimpiadi si svolsero nel 776 prima di Cristo: una data fondamentale, se si pensa che su di essa si fondava il calendario greco. Il luogo, ovviamente, il santuario di Olimpia, da cui i giochi prendono nome, e dove si pensava che abitasse Zeus: a lui erano dedicati i giochi, che si tenevano con cadenza quadriennale. Altre gare si tenevano in altre città, da Atene a Corinto, ma i giochi Olimpici avevano un’importanza particolare, tanto che il periodo di tempo compreso tra due eventi era chiamato appunto Olimpiade, e tanto che durante gli agoni veniva proclamata una tregua: cessavano le ostilità in tutta la Grecia e a nessuno poteva essere impedito di recarsi a Olimpia, nemmeno se doveva attraversare un territorio nemico. La tregua veniva indetta mesi prima dell’inizio delle gare, e annunciata dagli spondophòroi, “messaggeri di pace”, araldi sacri e inviolabili. Chi però pensa ai giochi greci come a un’oasi di pace, idealizzandoli, sbaglia: la tregua riguardava solo le ostilità tra città greche. Non solo, sembra strano, ma allora l’etica del “l’importante è partecipare” era inconcepibile. E non è questa l’unica curiosità che vale la pena ricordare quando si pensa alle Olimpiadi antiche.

L’importante era vincere, non partecipare

Il motto delle Olimpiadi moderne, coniato da Pierre de Coubertin, non si addice alla mentalità classica: nel mondo greco l’importante era vincere. Al vincitore e solo a lui spettava la gloria rappresentata dalla corona di alloro, per la quale gli atleti scendevano in campo al grido di “o corona o morte”. Al vincitore veniva dedicata una statua celebrativa, e per lui la fama popolare spianava la strada alla carriera politica o militare. Nessun oro dunque, ma una possibilità di guadagni futuri degna degli attuali contratti di sponsorizzazione.

Gli sport a squadre non esistevano

Gli atleti si cimentavano solo in gare individuali, perché uno solo doveva essere il vincitore. Le prime edizioni consistevano solo nello stadion, una corsa di quasi 200 metri. Via via si aggiunsero poi il diaulos (chiamato anche doppio stadion, una corsa di quasi 400 metri), il dolichos (corsa di quasi 5 chilometri), e a seguire la lotta libera, il pugilato, il pentathlon (salto in lungo, lancio del giavellotto, lancio del disco, corsa e lotta), la corsa dei carri e quella dei cavalli. Più tardi ancora fece la sua comparsa il pancrazio, misto di lotta e pugilato, e infine l’hoplitodromos, corsa in armi.

Solo per uomini (nudi)

Niente donne alle Olimpiadi antiche, nemmeno tra il pubblico. Il divieto di partecipare e di assistere era rigido, e perché fosse rispettato atleti e allenatori dovevano essere nudi, onde evitare travestimenti e inganni. Questo consentiva a chi gareggiava anche una maggior libertà di movimento, dato che gli indumenti non erano certo aerodinamici: a favorire l’aerodinamica anche l’abitudine di ungere il corpo con olio prima di iniziare la gara. La prima donna a vincere una gara olimpica, la spartana Cinisca, non scese in realtà in campo: benché a Sparta le donne potessero allenarsi e fare sport, non erano comunque gradite a Olimpia. Così lei, nobile e figlia di re, dovette accontentarsi di una vittoria in quanto proprietaria dei cavalli trionfanti nella corsa delle quadrighe. Due volte vittoriosa, ebbe due statue a lei dedicate nel tempio, e una iscrizione tuttora conservata:

I re di Sparta sono mio

padre e i miei fratelli; con un carro di cavalli dai piedi veloci

Fonte : Wired