“Pensiamo che ci siano margini per migliorare la ricerca sul web”.
Lo ha scritto sui social Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, presentando il nuovo motore di ricerca dell’azienda californiana – quello di cui si parlava da tempo – chiamato SearchGpt.
In realtà, specifica Altman, si tratta per ora solo di un “prototipo” a cui si può accedere iscrivendosi a una lista d’attesa.
E in quanto prototipo, SearchGpt ha già commesso un errore. Prima ancora di essere aperto al pubblico.
Nelle demo preregistrate, diffuse da OpenAI per mostrare il suo funzionamento, viene effettuata una ricerca – “Music festivals in boone north carolina in august” – per avere suggerimenti su quali festival musicali seguire ad agosto in una località della Carolina del Nord.
Ma il magazine The Atlantic si è accorto che SearchGpt ha dato un’indicazione sbagliata riguardante l’Appalachian Summer Festival che si svolgerà a Boone.
Il motore di ricerca di OpenAI ha scritto che la manifestazione si terrà dal 29 luglio al 16 agosto prossimi. Invece il Festival in questione terminerà il prossimo 27 luglio.
Le “allucinazioni” sono il principale problema di questi strumenti dotati di intelligenza artificiale generativa.
Si verificano quando l’IA prevede la risposta più probabile basata sui dati con cui è stata addestrata. Ma poi fa delle supposizioni errate.
È un rischio che conosce bene anche Google, che recentemente ha provato a integrare l’IA generativa nel suo popolare motore di ricerca, ottenendo dei risultati non incoraggianti.
Gli errori dell’IA possono minare la credibilità di un’azienda, e nel mercato del search questo può costare diversi miliardi di dollari.
La ricerca sul web attrae ingenti investimenti pubblicitari. È un mercato che vale 306 miliardi di dollari all’anno. Di questi, 149 miliardi vengono incassati da Google, il cui motore di ricerca viene utilizzato da più del 90% degli utenti connessi a internet nel mondo.
La pubblicità ha fruttato a Google 46 miliardi di dollari solo nel primo trimestre del 2024.
“Stiamo testando SearchGPT, un prototipo con nuove funzioni di ricerca progettate per combinare la forza dei nostri modelli di IA con le informazioni dal web per dare risposte veloci e tempestive con fonti chiare e pertinenti – si legge sul sito ufficiale di OpenAI -. Sarà a disposizione di un piccolo gruppo di utenti ed editori per ottenere un feedback. Anche se questo prototipo è temporaneo, abbiamo in programma di integrare il meglio di queste funzioni direttamente in ChatGPT in futuro”.
Non è chiaro, quindi, se in futuro gli utenti avranno a che fare con un motore di ricerca vero e proprio, separato da ChatGpt, oppure se il chatbot di OpenAI includerà semplicemente delle funzioni di ricerca avanzate.
Anche perché Gpt-4o, il modello di IA più avanzato di OpenAI su cui ChatGpt basa il suo funzionamento, già oggi permette di fare delle domande che implicano una ricerca sul web da parte dell’intelligenza artificiale, che poi restituisce le informazioni desiderate con tanto di link alle fonti consultate.
SearchGpt farà sicuramente qualcosa in più: ordinerà meglio le informazioni, attraverso una grafica pulita ed essenziale, offrirà delle foto legate al contesto e suggerirà spunti per approfondire gli argomenti.
Se tutto questo vi ricorda qualcosa, siete sulla buona strada: in sintesi, è quello che già fa Google, che però invece di rispondere con un linguaggio naturale preferisce – ancora – restituire una serie di link, foto, video e alcune domande (con risposta) che permettono di farsi un’idea veloce di un argomento senza dover visitare necessariamente un sito web.
“SearchGpt risponderà in modo rapido e diretto alle vostre domande con informazioni aggiornate dal web, fornendo al contempo chiari link alle fonti pertinenti” si legge sul sito di OpenAI.
“Sono rimasto piacevolmente sorpreso da quanto preferisco questa ricerca alla vecchia scuola – ha scritto invece Sam Altman su X – e da quanto velocemente mi sono adattato”.
L’obiettivo di OpenAI è quello di far nascere “un ecosistema fiorente di editori e creator”.
“Ci auguriamo di aiutare gli utenti a scoprire i siti e i contenuti degli editori, offrendo al contempo una maggiore scelta nella ricerca – ha comunicato l’azienda -. Per decenni, la ricerca è stata un modo fondamentale per gli editori e i creator di raggiungere gli utenti. Ora stiamo usando l’intelligenza artificiale per migliorare questa esperienza, mettendo in evidenza contenuti di alta qualità in un’interfaccia conversazionale con molteplici opportunità di coinvolgimento per gli utenti”.
Fonte : Repubblica