AGI – “I ragazzi devono riprendere a scrivere a mano o avranno gravi carenze cognitive”. Dopo linguisti, neurologi, psicologi e psichiatri, stavolta a lanciare l’allarme sono i professionisti della scrittura, i grafologi. A parlare per loro è il presidente dell’Associazione grafologica italiana (Agi), Guglielmo Incerti Caselli. Il messaggio è a tinte fosche: “Una società che non sa più scrivere – avverte – sarà formata da cittadini con deficit cognitivi, ridotta capacità critica, riflessiva, scarsa coordinazione motoria e un ridotto ventaglio di emozioni: la tastiera del computer è asettica, con l’inchiostro invece si esprimono i propri stati d’animo. La scrittura è come la nostra impronta digitale; sull’argomento la letteratura scientifica è copiosa”. In Italia, l’Agi è l’organizzazione più rappresentativa del settore. Stando ai numeri, riunisce circa seicento soci su un totale di meno di duemila grafologi sparsi sullo Stivale e appartenenti a diverse sigle, “alcune con trenta soci”, chiosa Incerti Caselli.
Insieme con altri mestieri, l’intelligenza artificiale sta mettendo alle corde anche quello del grafologo. Per fare un esempio, nel mare magnum dei programmi che si possono trovare in Rete ce n’è uno di bella grafia. Si chiama Calligrapher.AI: si scrive un testo sullo schermo e il software lo trasforma nello stile corsivo che si preferisce.
Che fare? A parte le competenze classiche (perizie sulle firme di contratti, testamenti, fideiussioni, titoli e procure), l’impressione è che il grafologo rischi di essere confinato nel ruolo di consulente di coppia o del lavoro. Tutto regolare, sono ambiti previsti dalle linee guida della professione. Tra questi, infatti, c’è la grafologia familiare e delle relazioni: si analizzano la scrittura di lei e di lui e si dice ai rispettivi partner quali sono i pregi di ciascuno sui quali puntare per migliorare il rapporto. E c’è anche la grafologia dell’orientamento e del lavoro: si stabiliscono le occupazioni verso le quali il soggetto è più portato e dovrebbe orientarsi. Però suona un po’ strano: da grafologo a mediatore, bisogna abituarsi.
“È vero – ammette il presidente Incerti Caselli – sono competenze che abbiamo, eppure non sono molto richieste. Personalmente non demonizzo la tecnologia. Ho 68 anni, per 25 ho lavorato alla Garzanti editore come grafico creativo, arrivando a svolgere lo stesso ruolo in agenzie di comunicazione. In Italia – continua – sono stato uno dei primi ad aver usato il Mac. Però, tra scrittura e tecnologia serve equilibrio o gli adulti di domani potrebbero avere seri problemi neurologici. Anzi, i giovani già cominciano a manifestarli. A parte il lavoro peritale – confessa preoccupato – sa qual è la prima ragione per la quale le persone si rivolgono ai grafologi dell’Agi? Perché si accorgono che i propri figli non sanno scrivere a penna o perché sono stati avvertiti del problema dall’insegnante. In queste situazioni – spiega – bisogna educare la persona al gesto grafico: come tenere una penna in mano e che posizione assumere quando si scrive”.
Quindi, ecco che educazione del gesto grafico, appunto, e grafologia dell’età evolutiva (aiutare lo sviluppo dei piccoli “leggendoli”) sono diventati ambiti emergenti dei grafologi italiani.
Quando parla del rapporto scrittura e sviluppo cognitivo, il presidente Incerti Caselli ha in mente due studi che hanno rivelato dati drammatici sull’argomento. Il primo è l’indagine svolta del ministero dell’Istruzione sui disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) tra gli alunni della scuola primaria. In particolare, il grafologo si riferisce alla tabella dove vengono messi a confronto i dati degli anni scolastici 2013-14 con quelli del 2020-21. Risultato: la dislessia (disturbo di lettura, ndr) è passata da 93.226 casi a 198.128; la disgrafia (disturbo della grafia) da 30.093 a 99.679; la disortografia (disturbo della compitazione) da 36.364 a 117.849, e la discalculia (disturbo delle abilità aritmetiche) da 33.257 a 108.577. Un disastro ovunque, dove alla sbarra c’è pure la pandemia da Covid, che ha causato il blocco delle attività scolastiche e, da parte degli studenti, l’uso esagerato del computer a casa.
A seguire, il secondo approfondimento scientifico è lo studio condotto da Università Sapienza e Policlinico Umberto I di Roma uscito nei primi mesi del 2023. In sintesi: uno studente (romano, ndr) su cinque ha difficoltà di scrivere in corsivo; il 21,6% dei bambini è a rischio di sviluppare problemi di scrittura; il 10% mostra una scrittura disgrafica; il 5% patisce disturbi analoghi più gravi.
Tra tanti incubi, c’è il sogno dei grafologi di tornare all’uso della penna stilografica e alle lezioni di calligrafia in classe, come si tenevano una volta nella scuola elementare. Mentre non c’è l’aspirazione ad avere un Ordine professionale con relativo albo: “Siamo pochi – obietta Incerti Caselli – Bisognerebbe creare una Cassa previdenziale e istituire un corso di laurea, che una volta c’era all’università di Urbino e alla Lumsa di Roma, ma nei primi anni Duemila è stato chiuso per penuria di iscritti. Oggi per diventare grafologo occorre frequentare per tre anni una scuola privata riconosciuta da associazioni accreditate”.
Con altre parole, il 18 giugno di quest’anno le stesse obiezioni le ha sollevate anche la rappresentante Agi, Eleonora Gaudenzi, ascoltata in Commissione Giustizia al Senato sul disegno di legge 554 riguardante la creazione dell’Ordine e dell’albo professionale dei grafologi. “In fondo – conclude il presidente Agi – sono ottimista. Da tempo sosteniamo il riconoscimento da parte dell’Unesco della scrittura manuale corsiva quale patrimonio immateriale dell’umanità”. È dell’11 gennaio 2023 la presentazione alla Camera dei deputati della proposta per l’istituzione della Giornata nazionale della scrittura a mano. Ed è da tre anni che l’Agi organizza il Festival sulla scrittura a mano Manu Scribere”. Prossimo appuntamento a Luino, nel Varesotto, a Palazzo Verbania, il 14 settembre dalle ore 17.
Fonte : Agi