Le bevande dissetanti dell’Asia centrale

Dal tè verde del Tagikistan al Kumys kazaco fino all’Ayran del Kirghizistan: rinfrescarsi nel caldo estivo in Asia centrale è una riscoperta continua di antiche tradizioni nomadi e semi-nomadi, di popoli che anche sorseggiando le loro bevande riscoprono la propria antica identità.

Astana (AsiaNews) – Anche in Asia centrale è arrivato il caldo estivo, e per rinfrescarsi si usano tutti i mezzi accessibili: gelati, condizionatori, bevande di ogni genere, nuoto nelle acque dei laghi regionali. Su tutto domina il tè verde caldo del Tagikistan, secondo le migliori tradizioni islamiche, che non solo compensa i valori del grasso nell’organismo, ma stimola anche la separazione delle fonti di sudore, espellendo il calore dal corpo e riportandolo a una temperatura normale.

Esiste una teoria secondo cui nel tè si conservano microorganismi capaci di ridurre i gradi corporei, che si attivano soltanto quando la bevanda è bollente, con vitamine C, B e P che rendono tonica la circolazione. Molto diffusa da queste parti è anche la bevanda Čolob o Chalap, più rinfrescante, che si prepara con un misto di yogurt con l’aggiunta di foglie di menta, basilico e grandi blocchi di ghiaccio. Simile ad esso è il Dugob, una mistura di yogurt e acqua frullata fino alla schiuma, in cui si possono mettere sale, menta e basilico, una bevanda semplice da preparare e sempre pronta in casa, anche se si può trovare in qualunque negozio.

Come il Dugob è popolare in Tagikistan, il Kumys è molto diffuso in Kazakistan, una bevanda dei nomadi ottenuta dalla fermentazione del latte di giumenta di cui parlò Erodoto, descrivendo i suoi viaggi intorno al mondo. Per ottenerla serve la base di latte della giumenta o della cammella, da far fermentare per un certo tempo, quindi senza pastorizzarlo si versa il distillato e si lascia a 30 gradi per una decina di ore. Il Kumys riesce a combinare il gusto del latte con quello della bevanda alcolica, con il grasso latteo che aumenta la gradazione fino a 5-6 gradi. Dipende molto dai metodi della sua preparazione, dalla qualità e i tempi di maturazione, tanto che se ne contano circa 40 diverse varianti.

Un po’ meno popolare tra i kazachi è il Šubat, che si prepara esclusivamente con latte di cammella, dove la parte acida e quella fresca si mischiano in contenitori chiusi ermeticamente, senza agitare, ma girandolo energicamente prima di servirlo. Risulta più denso e grasso del Kumys, con una panna di superfice chiamata Agaran. Il Šalap è invece una bevanda di latte acido, che mischia lo yogurt Ayran con acqua e sale, a volte con aggiunta di bevande gassate. L’Ikrit è invece un semplice composto acidulo da cui si ottiene il Kurut, sulla base di latte bollito mischiato con latte appena munto in appositi contenitori di ceramica, lasciandolo riposare per diverse ore per ottenere il giusto livello di acidità, per poi mischiarlo al fuoco.

Gli amanti del grasso di agnello si possono gustare le specialità kirghise del Maksym e della Žarma, a seconda della fermentazione, che si preparano soltanto nei mesi caldi con aggiunta di orzo o di grano, lievito, farina, acqua e sale. Vengono fritte e poi bollite, lasciate una decina di ore in spazi bui e poi servite belle fresche, con grande effetto dissetante e allo stesso tempo saziante e lenitivo per varie necessità. Dallo yogurt in Kirghizistan si produce anche l’Ayran, un altro tipo di bevanda lattea fresca, che può essere denso anche come la panna; si tratta di un prodotto di alimentazione, con aminoacidi molto completi, spesso usato nelle diete e molto popolare anche in Turchia. Dall’Ayran i kirghisi preparano il loro tradizionale Tan, aggiungendo acqua, sale ed erbe aromatiche.

Molte altre bevande vengono proposte in questi giorni in questi Paesi, come il Čalap dal latte naturale delle mucche, i vari tipi di sorbetto uzbeko, decantato in varie favole popolari come bevanda magica di rose e altri fiori, o liquirizia e varie spezie, o il Chal turkmeno di latte di cammella e tante altre. In una riscoperta continua di antiche tradizioni nomadi e semi-nomadi, di popoli che anche sorseggiando le loro bevande riscoprono la propria antica identità.

Fonte : Asia