Quanto crede impiegherà il ddl per diventare legge? Intravede qualche ostacolo?
“Sono ottimista: suppongo che a breve inizierà l’iter parlamentare e penso porterà a un ulteriore miglioramento del testo, perché nel luglio 2023 è stato costituito l’Intergruppo parlamentare space economy, bicamerale e bipartisan, presieduto dall’onorevole Andrea Mascaretti, che sta sviluppando un bagaglio di competenze di settore notevole.
Come SEElab collaboriamo con l’Intergruppo su molti temi, e in particolare stiamo co-organizzando gli stati generali della space economy, che si terranno il 12 settembre a Milano. Il tema che richiede particolare attenzione è la definizione dei meccanismi implementativi. Se vogliamo mettere le nostre aziende in condizioni di competere ad armi pari, sono imperative competenza e rapidità. Vero, la regolamentazione delle attività spaziali è necessaria, se non obbligatoria; ma occorre lavorarci in modo illuminato, evitando ristrettezze o lungaggini che mettano in difficoltà la nostra imprenditoria. Mi riferisco in particolare alle start up e alle Pmi, che non hanno certo bisogno di ulteriori complicazioni. Serve un meccanismo snello, che permetta alle nostre imprese di competere al meglio. Più che ostacoli, vedo sfide”.
È evidente quanto l’Europa, dopo anni in cui è stata protagonista oltre l’atmosfera, stia perdendo centralità. Dopo l’ultimo Space Summit di Bruxelles, fra Esa e Ue, Eurospace ha scritto nero su bianco che le conclusioni dell’incontro non affrontano le sfide del settore in modo serio e ignorano la concorrenza straniera e privata (in primis quella statunitense). Quale futuro prevede nello spazio e con quale ruolo dell’Europa?
“Una regola base di qualunque organizzazione voglia rimanere rilevante sul medio-lungo periodo è rigenerarsi, cambiare approccio quando le cose vanno bene, non alle prime avvisaglie di un problema. L’Esa non lo ha fatto; avendo inanellato un successo dopo l’altro, ha dormito sugli allori di un sistema che sembrava imbattibile. Eppure è evidente, per esempio, come la frammentazione degli organismi che a livello europeo si occupano di spazio crei potenziali sovrapposizioni, non certo la condizione ideale per ottimizzare i risultati”.
Ne parla evocando altre criticità…
“Perché ci sono; i principali problemi dell’Europa risalgono a circa quindici anni fa, quando fu impostata la strategia che tuttora domina l’Esa. Il risultato è che oggi non abbiamo una posizione competitiva nel mercato dei lanciatori, non siamo ancora riusciti a lanciare ExoMars e potrei continuare. Lo ha detto anche il Ministro dell’economia e delle finanze francese, Bruno Le Maire, parlando dello stato dei lanciatori in Europa e della decisione, nel 2014, di non investire in sistemi riutilizzabili: “eravamo davanti a un bivio e non abbiamo preso la strada giusta”.
Fonte : Wired