Ursula von der Leyen ha inviato ai 27 governi dei Paesi membri una lettere in cui ha chiesto di farle avere al più presto i nomi dei candidati per il prossimo Collegio. La scadenza che gli Stati membri dovranno rispettare per inoltrare alla Commissione europea i profili prescelti è il 30 agosto: entro quella data, chi non conferma il commissario uscente per un nuovo mandato dovrà fornire il nome di una candidata donna e di un candidato uomo.
I nomi già noti
Diversi governi hanno già annunciato i loro nomi: ci sono sia conferme che volti (più o meno) nuovi. Germania ed Estonia esprimono rispettivamente von der Leyen e Kaja Kallas, nominata dal Consiglio europeo Alta rappresentante per la politica estera (con il voto contrario di Giorgia Meloni). Quanto alle riconferme già sicure, ci sono l’olandese Wopke Hoekstra (commissario uscente con delega al Clima), il lettone Valdis Dombrovskis (titolare dell’Economia) e lo slovacco Maros Sefcovic (Relazioni interistituzionali), che sarà il decano dell’esecutivo europeo arrivando al suo quarto mandato.
Il governo spagnolo proporrà l’attuale ministra alla Transizione ecologica, Teresa Ribera, per la quale spera di ottenere un portafoglio di peso che abbia a che fare con il clima o l’energia. La Svezia punta sulla ministra agli Affari europei, Jessika Roswall, e la Finlandia sulla tre volte eurodeputata Henna Virkkunen. La Cechia ha già nominato come candidato il ministro dell’Industria e del commercio Jozef Síkela, mentre per la Slovenia dovrebbe esserci l’ex presidente della Corte dei conti Tomaz Vesel.
Ora, questi sono evidentemente i candidati preferiti dai vari governi, ma data la richiesta di proporre due nomi di genere diverso Madrid, Stoccolma, Helsinki, Praga e Lubiana dovrebbero affiancare a quelli appena elencati anche un secondo profilo, soprattutto chi ha proposto solo un uomo, anche se non è chiaro cosa succederà se non dovessero farlo. Al momento l’unica capitale ad avere avuto una sorta di “esenzione” da questa regola sarà Dublino, per via di un accordo interno alla maggioranza di governo: il nuovo commissario irlandese dovrà essere l’ex ministro delle Finanze Michael McGrath.
Chi manca all’appello
Tra gli Stati membri che ancora non hanno formalmente individuato i propri candidati c’è l’Italia: il nome che circola con più insistenza, ormai da diverse settimane, è quello del ministro agli Affari europei Raffaele Fitto, fedelissimo della premier Giorgia Meloni e volto conosciuto negli ambienti comunitari. Quanto alla candidatura femminile, si è menzionata in qualche occasione la diplomatica Elisabetta Belloni, ma su nessuno dei due profili è mai arrivata una conferma o smentita ufficiale da palazzo Chigi.
In molti Paesi sono in corso dei bracci di ferro tra le forze politiche per le nomine. Così, in Polonia la battaglia tra i candidati si consuma lontana dai riflettori. Il nuovo commissario potrebbe essere Radoslaw Sikorski, compagno di partito del premier Donald Tusk (entrambi del Ppe) e attuale ministro degli Esteri di Varsavia. In Lituania invece lo scontro è alla luce del sole tra la candidata prediletta dal presidente, Ingrida Simonyte, e l’attuale ministro agli Esteri, Gabrielius Landsbergis. In Lussemburgo il derby è tra il popolare Christophe Hansen e il socialista Nicolas Schmit, e pare che il primo sia in vantaggio. Ci si aspetta poi che la Croazia mandi a Bruxelles per un secondo mandato l’attuale commissaria alla Democrazia e demografia, Dubravka Suica, ma nemmeno per questa nomina c’è ancora ufficialità.
Non è chiaro se il governo greco manterrà il proprio commissario uscente, Margaritis Schinas (che nel primo Collegio von der Leyen aveva la delega allo Stile di vita europeo, e in quello precedente era il portavoce del presidente Jean-Claude Juncker), o se ne proporrà un altro. Allo stesso modo la Francia potrebbe scegliere di mantenere Thierry Breton (che gestiva il Mercato interno) e il Belgio Didier Reynders (attuale titolare della Giustizia), ma entrambi questi Paesi, così come la Bulgaria, sono attualmente in fase di formazione di un nuovo esecutivo e dunque è difficile fare previsioni. Per Austria, Cipro, Danimarca, Malta, Portogallo, Romania e Ungheria non si conoscono ancora nomi sicuri. Il candidato della Valletta doveva essere Chris Fearne, ma è stato recentemente travolto da uno scandalo ed è improbabile che continui la corsa. La nomina di Budapest parrebbe oscillare tra la riconferma del commissario uscente Olivér Várhelyi, molto vicino al premier Viktor Orbán, e l’eurodeputata Eniko Gyori
I prossimi passi
La parte più complessa della partita comincia ora. Naturalmente, i governi nazionali vogliono tutti ottenere un portafoglio quanto più pesante possibile: tradizionalmente, i più ambiti sono quelli economici (dall’Economia alla Concorrenza e al Commercio), deleghe che probabilmente saranno contese tra gli Stati più grossi come Italia e Francia, ma che sono rivendicate tra gli altri anche da Irlanda, Grecia e Lussemburgo. Il Belpaese potrebbe puntare inoltre al nuovo commissario per il Mediterraneo, al quale si è già detta interessata anche Cipro, mentre altri portafogli importante, come l’Agricoltura e l’Allargamento, potrebbe finire a uno Stato dell’Europa centro-orientale.
Ora, per ottenere un incarico prestigioso non basta un Pil di rispetto ma occorre anche indicare un nome “forte”. Non tanto, o non solo, qualcuno con una solida esperienza pregressa, ma anche qualcuno che possa incastrarsi bene nel puzzle del Collegio von der Leyen 2.0. Pare che la presidente voglia ripetere l’esperienza di una Commissione gender-balanced, dunque i Paesi che proporranno candidate donne potrebbero avere un vantaggio. E poi, ovviamente, c’è da tenere conto degli equilibri tra i governi dei Ventisette da una parte e la nuova geografia politica dell’Europarlamento, e la sintesi dovrebbe portare a un esecutivo comunitario più marcatamente di centro-destra rispetto al precedente.
L’obiettivo, comunque, è di consolidare la squadra entro l’inizio di settembre, per fare in modo che entro la fine di quel mese i commissari possano già sostenere le audizioni all’Eurocamera. Ciascuno verrà “esaminato” dalla commissione parlamentare competente al suo portafoglio, che avrà la facoltà di promuoverlo o bocciarlo. Nel 2019 furono tre i candidati proposti da von der Leyen respinti dai deputati: la romena Rovana Plumb, l’ungherese Laszlo Trocsanyi e la francese Sylvie Goulard. Ne lontano 2004 toccò invece al candidato italiano proposto dall’allora premier Silvio Berlusconi, il democristiano Rocco Buttiglione. Perché un candidato commissario “superi” l’audizione serve che sia valutato positivamente da almeno due terzi dei deputati che l’hanno interrogato. In caso di maggioranza semplice viene “rimandato” e deve sostenere una seconda audizione. Il tutto all’interno di un procedimento piuttosto articolato. Se tutto andrà per il verso giusto forse già a ottobre potrebbe esserci il voto di fiducia sull’intero collegio, che avverrà nella Plenaria di Strasburgo. L’obiettivo è far entrare in carica la nuova Commissione già a novembre, al massimo a dicembre.
Fonte : Today