In un editoriale pubblicato sul Washington Post, Sam Altman – amministratore delegato di OpenAI e uno dei principali artefici del successo di ChatGpt – ha invitato gli Stati Uniti a spingere su strategie innovative per battere la Cina nella corsa all’intelligenza artificiale. E per garantire “la creazione di un mondo plasmato da una visione democratica dell’intelligenza artificiale”.
“Chi controllerà il futuro dell’IA?” si chiede Altman.
È un quesito che preoccupa da diverso tempo la comunità scientifica, gli innovatori e i principali rappresentanti dei governi.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, sta provando a mettere d’accordo la comunità internazionale su regole comuni riguardo lo sviluppo e l’utilizzo dell’IA.
“L’intelligenza artificiale può accelerare lo sviluppo globale – ha detto Guterres, in carica dal 2017 – ma può essere usata anche dai criminali per causare morte, distruzione e danni psicologici su larga scala”.
Anche per Sam Altman il rischio è che questa potente tecnologia finisca nelle mani sbagliate. Quelle di un regime autoritario.
“I rapidi progressi dell’intelligenza artificiale ci pongono di fronte a una scelta strategica sul tipo di mondo in cui vivremo – scrive il Ceo di OpenAI nel suo editoriale -. Sarà un mondo in cui gli Stati Uniti e i suoi alleati faranno progredire un’IA globale, che porti benefici e che sia accessibile a tutti, o un mondo autoritario, in cui nazioni o movimenti che non condividono i nostri valori utilizzeranno l’IA per consolidare ed espandere il loro potere?”.
Per Altman non si può sfuggire a questa dicotomia. “Non esiste una terza via – scrive l’imprenditore – e bisogna agire subito”
“Se vogliamo garantire che il futuro dell’IA sia un futuro costruito a beneficio del maggior numero possibile di persone, abbiamo bisogno di una coalizione globale, guidata dagli Stati Uniti, formata da paesi che la pensano allo stesso modo – scrive Altman -. E abbiamo bisogno di una nuova strategia innovativa”
Per battere la Russia e la Cina, gli Usa – secondo Sam Altman – dovranno applicare almeno quattro strategie.
Il governo americano dovrà innanzitutto proteggere meglio le aziende americane che sviluppano intelligenza artificiale dalle minacce informatiche e dagli attacchi hacker che possano mettere a rischio la loro proprietà intellettuale e i loro dati. Per Altman la collaborazione tra il governo statunitense e il settore privato è essenziale per un rapido sviluppo di tali misure.
In secondo luogo, il governo degli Stati uniti dovrà impegnarsi ancora di più nella realizzazione delle infrastrutture necessarie allo sviluppo e alla gestione dell’intelligenza artificiale.
“I politici statunitensi devono collaborare con il settore privato per costruire quantità significativamente maggiori di infrastrutture fisiche – dai centri dati alle centrali elettriche – che gestiscono i sistemi di IA – suggerisce Altman -. La partnership tra pubblico e privato permetterà alle aziende statunitensi di avere la potenza di calcolo necessaria ad ampliare l’accesso all’IA e a distribuire meglio i suoi benefici sociali”.
“Terzo”, scrive Altman, “dobbiamo sviluppare una politica diplomatica commerciale coerente per l’IA, che faccia chiarezza sul modo in cui gli Stati Uniti intendono attuare i controlli sulle esportazioni e le norme che riguardano gli investimenti esteri per la creazione globale di sistemi di IA. Ciò significherà anche stabilire le regole del gioco per quanto riguarda i tipi di chip, i dati di addestramento dell’IA e altri codici – alcuni dei quali sono così sensibili che potrebbero dover rimanere negli Stati Uniti – che possono essere ospitati nei centri dati che i paesi di tutto il mondo stanno facendo a gara per costruire per localizzare le informazioni sull’IA”.
Nel suo ultimo punto dell’editoriale scritto per il Washington Post, Sam Altman invita a un “dialogo costante con la Cina”, poiché il mondo dovrà pur trovare delle intese che garantiscano uno sviluppo e un rilascio in sicurezza di nuovi modelli di intelligenza artificiale.
“In passato ho parlato della creazione di qualcosa di simile all’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica per l’IA – scrive Altman – ma questa è solo una delle possibilità. Un’altra opzione potrebbe essere riunire la rete di istituti per la sicurezza dell’IA che si stanno costruendo in paesi come il Giappone e la Gran Bretagna e creare un fondo di investimento a cui potrebbero attingere i paesi impegnati a rispettare i protocolli democratici sull’IA, per espandere le loro capacità informatiche interne”.
Fonte : Repubblica