Una banda di una trentina di giovani uomini ha attaccato a più riprese tre villaggi sul fiume Sepik, nel distretto di Angoram, infierendo su donne, bambini e anziani. La polizia è arrivata solo dopo giorni. Fonti della Caritas locale riferiscono che si tratta di un conflitto intorno allo sfruttamento delle terre che dura da anni. Ora è emergenza umanitaria per chi è scappato nella foresta.
Port Moresby (AsiaNews/Agenzie) – A poche settimane ormai dalla visita di papa Francesco, la Papua Nuova Guinea si trova nuovamente a fare i conti con l’orrore per una strage legata a scontri tra clan nei villaggi. Almeno 26 persone, tra cui 16 bambini, sono state uccise durante una serie di attacchi che hanno colpito nei giorni scorsi i tre villaggi di Tamara, Tambari e Angrumara, nel distretto di Angoram, che si trova nella provincia del Sepik orientale, nella parte settentrionale del Paese.
Dettagli orrendi su questi massacri, con donne violentate prima di essere uccise e cadaveri lasciati alla mercé dei coccodrilli sulle rive del fiume Sepik, sono stati raccontati dall’ispettore della locale stazione di polizia, Peter Mandi. Le violenze sono state compiute in momenti diversi da un gruppo di oltre 30 giovani uomini appartenenti a una banda che si fa chiamare “I don’t care ” (“Non m’interessa”). Gli attacchi sono iniziati mercoledì 17 e si sono ripetuti in diversi giorni, infierendo in maniera efferata su donne, bambini e anziani più vulnerabili. I villaggi si trovano in un’area remota, difficilmente accessibile dalla strada: la polizia locale è arrivata nella zona solo due giorni fa, mentre i rinforzi della polizia nazionale solo oggi. Ora è in corso la caccia alla banda lungo il fiume Sepik, ma si tema che possano essere ritrovati anche altri cadaveri.
Molti dei sopravvissuti sono fuggiti nella foresta circostante. Uno di loro ha raccontato che tutte le case del suo villaggio erano state rase al suolo e che gli abitanti erano fuggiti con i soli vestiti che avevano addosso. Fonti della Caritas locale riferiscono ad AsiaNews che nell’area – che si trova all’interno della parrocchia di Kanduanum, nella diocesi di Wewak – c’è un conflitto tra quattro diversi gruppi che va avanti da anni per dispute sulla proprietà delle terre e lo sfruttamento delle risorse naturali. Nonostante questo non c’è mai stato un dispiegamento di polizia sufficiente per fermare la catena di violenze e ritorsioni. Ora il problema è anche umanitario: ci sono persone che hanno perso tutto e si trovano nella foresta senza alcun aiuto o struttura di emergenza.
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, si è detto “inorridito dalla scioccante esplosione di violenza mortale in Papua Nuova Guinea” e ha esortato le autorità “a condurre indagini rapide, imparziali e trasparenti e a garantire che i responsabili siano chiamati a risponderne” oltre a risarcire le vittime. Ha infine chiesto di “lavorare con le comunità colpite per affrontare le cause alla radice delle dispute sulla terra e sui laghi, evitando così il ripetersi di ulteriori violenze”.
Fonte : Asia