Lo stereotipo del supercrip è stato criticato per il modo in cui rappresenta gli atleti con disabilità come se sconfiggessero o superassero la loro disabilità attraverso sforzi eroici. Questi atleti non stanno sconfiggendo la loro disabilità, ma stanno compiendo una performance sportiva. Spesso, i risultati per cui vengono lodati sono realmente straordinari, ma anche compiti più comuni, come fare la spesa, vengono elogiati. L’eccessivo elogio per il semplice svolgimento di attività quotidiane riflette basse aspettative su ciò che una persona con disabilità può fare. Molte persone considerano la loro disabilità come parte della loro identità e non come qualcosa da superare o sconfiggere. Gli elogi legati allo stereotipo del supereroe per gli atleti paralimpici possono poi aumentare in modo irrealistico le aspettative per tutte le persone con disabilità, comprese molte che non possono fare le stesse cose che gli atleti con disabilità possono fare.
Non solo, ma il rischio è anche quello di spostare morbosamente l’attenzione sulle vicende personali: perché quell’atleta è disabile? Cosa ha dovuto “sconfiggere” per emergere? A volte la narrazione della causa della disabilità supera lo spazio dedicato al risultato straordinario, al solo uso e consumo di “ispirare” le persone che si autodefiniscono “normodotate”. Questo è quello che la ricercatrice Stella Young ha definito inspiration porn, e che spesso non è apprezzato dagli stessi atleti, che lo vedono come un modo di spostare la narrazione dai risultati alle vicende personali. Una persona disabile non vince le olimpiadi per stimolare gli altri “a fare di più”, ma vincono le olimpiadi per loro stessi. Non sono lì per ispirare le persone non disabili, ma per raggiungere un record.
Allora sì, questo profilo di TikTok sta sicuramente ottenendo questo risultato: mettere un fermo alla retorica melodrammatica dando più spazio all’ironia. Ironia che tra l’altro è propria della piattaforma, TikTok, e che di sicuro può avvicinare maggiormente gli atleti paralimpici a un pubblico più disincantato e che finalmente vede la disabilità in modo più realistico e concreto, per merito anche di nuovi media e nuove rappresentazioni. Non a caso, nei commenti, ad apprezzare i contenuti è più spesso un pubblico più giovane, che ben conosce il linguaggio di questo social.
Questo, ovviamente, per chi non la percepisce come una semplice ridicolizzazione, anche se il rischio è sempre dietro l’angolo. A criticare il profilo, sulla BBC, è stato ad esempio Sean Jackson, calciatore paralmpico inglese di 22 anni, che ritiene che l’account dovrebbe concentrarsi sugli aspetti positivi delle attività degli atleti. Jackson afferma che è deludente che gli organizzatori non stiano utilizzando una piattaforma con milioni di follower per “promuovere atleti incredibili”. “Scelgono invece di prenderli in giro, trasformandoli in meme e cercando di usare il loro sport per intrattenere le persone da un punto di vista comico”.
Arianna Talamona: questa è la stessa ironia che abbiamo noi atleti
A dare un giudizio positivo sul profilo, invece, è l’atleta italiana Arianna Talamona, campionessa del mondo di nuoto paralimpico nel 2019 e vincitrice di una medaglia d’argento alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. Talamona è una che di social media, tra le altre cose, ne sa: non solo perché è attivissima su TikTok, ma perché oltre allo sport si occupa attivamente di comunicazione, e nel 2023 è stata selezionata da Meta come Creators of Tomorrow.
Fonte : Wired