Liste di attesa, cosa cambia con il nuovo decreto approvato alla Camera

La Camera dei Deputati ha approvato il decreto sulle liste di attesa con 171 voti favorevoli e 122 contrari, rendendolo legge. Presentato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, il decreto mira a ridurre i tempi di attesa per visite e prestazioni sanitarie. Tra le principali novità introdotte c’è la creazione di una Piattaforma nazionale per il monitoraggio delle liste d’attesa, gestita dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).

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La piattaforma Agenas dovrebbe facilitare l’accesso ai servizi sanitari per i cittadini, supportare il personale medico e le strutture sanitarie nella gestione delle prenotazioni e migliorare il monitoraggio delle liste di attesa a livello nazionale. Un’altra novità è l’istituzione del Centro unico di prenotazione (Cup) a livello regionale o infraregionale. Questo sistema centralizzato gestirà le prenotazioni sia per gli erogatori pubblici che per i privati convenzionati, consentendo ai pazienti di prenotare, confermare o cancellare gli appuntamenti anche da remoto. Il Cup si occuperà di una vasta gamma di servizi, dalle prestazioni urgenti all’assistenza consultoriale, dai progetti di screening alla gestione della cronicità. Inoltre, il decreto introduce la cosiddetta norma “salta fila”, che mira a ridurre i ritardi aumentando la disponibilità di ambulatori e laboratori, estendendo gli orari di servizio e ricorrendo a strutture private per accelerare l’erogazione delle prestazioni. Per responsabilizzare i pazienti e ottimizzare l’uso delle risorse, chi non si presenta a una visita prenotata senza preavviso dovrà pagare un ticket, incentivando così la cancellazione tempestiva e liberando slot per altri pazienti.

Per quanto riguarda il personale sanitario, il decreto modifica il tetto di spesa per le assunzioni. Per il 2024, il limite viene incrementato al 15% del Fondo sanitario regionale, mentre dal 2025 verrà completamente abolito. Questa misura serve a facilitare l’assunzione di nuovo personale per far fronte alla crescente domanda di prestazioni. Inoltre, per compensare l’aumento del carico di lavoro e incentivare la riduzione delle liste d’attesa, il decreto introduce una tassazione agevolata sugli straordinari per i medici ospedalieri, con una flat tax al 15%.

Le critiche

La Fondazione Gimbe, organizzazione di ricerca indipendente nel settore sanitario, ha espresso preoccupazione per quanto riguarda l’ampliamento dei servizi nel weekend, temendo un ulteriore stress per il personale sanitario e le possibili violazioni delle normative europee sul riposo. Nino Cartabellotta, presidente dell’organizzazione, ha aggiunto: “Bisogna investire sul personale sanitario aumentando gli organici, e non stremare ulteriormente quello già in servizio, con il rischio di alimentare ulteriormente la fuga dei professionisti dal Ssn”. Dal lato politico arriva il jaccuse della leader dell’opposizione, Elly Schlein, che ha definito il provvedimento uno spot pre-elettorale inefficace nel risolvere il problema delle liste d’attesa e ha sottolineato la mancanza di risorse aggiuntive per il sistema sanitario nazionale, che saranno ridotte di 160 milioni a partire dal prossimo anno. Inoltre, ha accusato il governo di favorire il settore privato, creando una “sanità a misura di portafoglio” e di non affrontare adeguatamente il sovraccarico del personale medico con l’aumento degli straordinari.

Fonte : Wired