Se il blues americano esiste in Inghilterra, dove ha preso il nome di “blue eyed blues” (dal nome di una raccolta degli Yardbirds uscita nel 1995) e ha espresso alcuni dei più grandi talenti di sempre, da Eric Clapton a Peter Green dei Fleetwood Mac a Jack Bruce dei Cream, molto si deve a lui: John Mayall, nato a Macclesfield a sud di Manchester il 29 novembre 1933, scomparso a 90 anni il 22 luglio 2024.
Il blues americano arriva in Inghilterra dalle navi che scaricano merci nei porti più importanti del paese come Liverpool, dove John Lennon andava con il suo amico di infanzia Pete Shotton a comprare vinili di contrabbando dai marinai, passa nelle mani di ragazzi come Mick Jagger che nel 1961 quando incontra Keith Richards alla stazione di Dartford a sud di Londra ha in mano delle copie dei vinili di Muddy Waters, vive nell’identificazione che un giovanissimo Eric Clapton prova con le immagini che vede sulle copertine: “Un uomo solo contro tutto il mondo con la chitarra in mano”.
Il primo a suonarlo da professionista nei club di Londra è John Mayall, che ha comprato la sua prima chitarra elettrica in Giappone mentre faceva il servizio militare in Corea e ha iniziato ad esibirsi con la sua band The Powerhouse Four mentre studia design al Manchester College of Art (una professionalità che gli sarà utile quando disegnerà da solo le copertine dei suoi album). Con lui ci sono i pionieri come Alexis Korner che ha formato il collettivo di musicisti Blues Incorporated (in cui hanno suonato Charlie Watts, Ginger Baker, Jimmy Page, Rod Stewart) e aiuta John Mayall a trovare le prime date al Marquee Club di Londra con la prima band di cui fanno parte John McVie (che fonder i Fleetwood Mac), e Roger Dean. Dopo una serie di date in cui aprono i concerti della leggenda del blues John Lee Hooker, i Bluesbreakers sono pronti a fare la storia. Nell’aprile 1965 arriva alla chitarra Eric Clapton e negli anni successivi quando Clapton forma i Cream con Jack Bruce e Ginger Baker, John Mayall accoglie nella sua sua band i migliori talenti di quella generazione: prima Peter Green, poi il diciottenne Mick Taylor che nel 1969 diventerà il chitarrista dei Rolling Stones, poi Harvey Mandel dei Canned Heat.
All’inizio degli anni ’70 John Mayall si trasferisce negli Stati Uniti dove collabora e produce decine di album blues, nel 2001 registra l’album celebrativo dei Bluesbreaker Along the Ride con oltre venti musicisti che hanno fatto parte della band e molti fan tra cui Billy Gibbons degli ZZ Top, Steve Cropper dei Booker T & the M.G.’s e Gary Moore, nel 2003 festeggia il suo 70esimo compleanno ritrovando Eric Clapton e Mick Taylor sul palco per un concerto benefico a Liverpool, nel 2019 racconta la sua vita dedicata al blues nella autobiografia Blues From Laurel Canyon: My Life a a Blues Man.
È stato inserito dalla Rock and Roll Hall of Fame nella lista dei musicisti più influenti di sempre, e secondo Eric Clapton è “The Godfather of British Blues”. «Ogni grande musicista ha un cuore blues. È la base fondamentale di tutto quello che facciamo» ha detto John Mayall, «Il bues è un linguaggio universale che chiunque può capire. È una espressione naturale, che non può essere riprodotta artificialmente. Parla della vita stessa, e di come la viviamo».
Sarà introdotto nella Rock And Roll Hall Of Fame 2024 il prossimo ottobre.
Fonte : Virgin Radio