Se Deadpool 1 era fondamentalmente una storia d’amore, e Deadpool 2 un caloroso film per famiglie, Deadpool & Wolverine è un film sul diventare grandi, che sfrutta la chiave del Multiverso come metafora per raccontare quanto siano meravigliosi i perdenti. È anche il testamento degli eroi con cui una certa generazione è cresciuta, quelli della fu 20th Century Fox, una sorta di Endgame per i vecchi X-Men, un Deadpool: No Way Home (sparate la ragnatela verso la recensione di Spider-Man No Way Home) per ritrovare vecchie glorie, salutarne altre e – perché no – dare il bentornato a qualcuno di loro. È anche un bellissimo terzo capitolo, in continuità con le atmosfere dei precedenti e per certi versi ancora meglio. L’unico, piccolo grande problema è quando cerca di inquadrarsi come un Deadpool all’interno del Marvel Cinematic Universe.
Un film per nerd contro i nerd
No, non è un Deadpool edulcorato dalla mannaia disneyana, anzi tutt’altro. È il Mercenario Boccaccia all’ennesima potenza, forse addirittura più spinto del solito, come a dimostrare che anche i Marvel Studios sanno essere scorretti, violenti e audaci.
La formula narrativa è la stessa di sempre: un mondo morente, la falce della TVA che avanza, l’eroe che deve salvare coloro che ama, ma non può farcela da solo. E quindi si rivolge a qualcuno migliore di lui, il problema è che è meglio non incontrarli mai i propri eroi. Perché scopri che sono esattamente come te, fallibili e imperfetti. Però quanto siete forti insieme, e quanto ci si diverte. La stessa retorica con un Wade Wilson in più, e quindi sono garantiti spargimenti di sangue, pugnalate nei genitali, ammiccamenti sconci, pegging e Madonna in sottofondo. Va tutto benissimo perché in tal senso è tutto perfetto: “diamo alla gente quello che vuole”, dice Ryan Reynolds nei trailer di Deadpool & Wolverine. Lo ripete pure nel film, prende in giro il nerd accanito che sa esattamente cosa succede nella puntata 5 stagione 1. La quarta parete non si limita a sfondarla, la accartoccia, la disintegra, parla costantemente col pubblico, con la carcassa della Fox, con Marvel e con Kevin Feige, persino con la concorrenza. E ci mette dentro l’impossibile, i cameo che non ti aspetti, le battute anti-woke, una violenza gratuita ma squisitamente pornografica, scene d’azione ai limiti dell’assurdo.
Deadpool secondo i Marvel Studios
Il binomio che unisce Ryan Reynolds alle redini della direzione creativa e Shawn Levy dietro la macchina da presa plasma il cinecomic contemporaneo perfetto: veloce, dinamico, ammiccante e maturo. Deadpool & Wolverine è più del classico “giocattolo Marvel”, è il sex toy che tutti stavamo aspettando e che sapevamo di volere.
Perché, in primis, rispetta i canoni stilistici delle sue precedenti iterazioni: un prologo folle, titoli di testa inclusi (ma mai geniali quanto quelli di Deadpool 1), personaggi familiari, una storia che chiude il cerchio su una trilogia e celebra un intero filone che credevamo morto e sepolto. E poi perché si prende in giro, deride il Marvel Cinematic Universe, ma lo fa in modo furbo e autoreferenziale: si rivolge, anzitutto, a chi conosce MCU e Marvel Studios, a chi sa chi è Kevin Feige e in che stato versa attualmente l’industria supereroistica. E quindi abbiamo un film che sfotte chi è stanco dei cinecomic, provocando anche chi li produce, ma che in questo meccanismo circolare ne finisce sempre e comunque vittima: perché Deadpool & Wolverine, sotto strati di scorrettezza, nasconde con intelligenza il suo mostro. Ovvero essere un film che se ne infischia delle regole ma che in realtà le rispetta eccome, ponendosi in modo ambiguo nei confronti della continuity MCU, scherzando sul tracollo post-Endgame ma dandosi (e dandoci) una pacca sulla spalla perché in fondo ci siamo divertiti un mondo. Fingendosi un film che sposta gli equilibri sulla Saga del Multiverso senza spostare davvero un bel niente.
È davvero il Gesù della Marvel: fa i miracoli, resuscita e ti porta a credere in lui per l’eternità, sperando che prima o poi ritorni. Il punto è che in questa simpaticissima presa in giro ci piace sguazzare, perché si ride, si urla e si gode. E il motivo è semplice: ci intrappola nuovamente in un meccanismo di rassicurante nostalgia. È il No Way Home per adulti che non meritavamo ma di cui avevamo bisogno (se vi chiedete se i bambini possono guardare Deadpool & Wolverine vi risponde Ryan Reynolds). Con la coppia di “buddies” più bella, divertente e metacinematografica di Hollywood. La migliore in quello che fa, anche se quello che fa può essere sbagliato.
Fonte : Everyeye