AGI – La Società Italiana di Geologia Ambientale interviene sul caso dell’uomo morto nelle sabbie mobili nel Genovese, lancia l’allarme e spiega cosa sono. “La tragedia verificatasi sulle rive del lago artificiale di Giacopiane deve riportare l’attenzione sui pericoli territoriali e come sia sempre più necessario promuovere la conoscenza dei fenomeni che possono mettere a rischio la nostra vita”. Lo dice Antonello Fiore, geologo, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale.
“Come Società Italiana di Geologia Ambientale, lo abbiamo già ricordato in altre occasioni che non è sufficiente la segnaletica, necessaria ma non sufficiente. Anche sulle rive del lago artificiale è presente il cartello ‘Pericolo sabbie mobili‘ e quello con il divieto di balneazione, ma questo non ha evitato la tragedia. Il fenomeno delle sabbie mobili o di profonde sacche di fango, ambienti dove si crea un’interferenza tra i sedimenti sciolti e l’acqua che li satura – afferma Antonello Fiore – è molto insidioso perché l’acqua crea una spinta dal basso verso l’alto alle terre fino a far galleggiare i granuli che quindi non hanno nessuna consistenza per poter sopportare un peso, e se queste sacche sono profonde, lo sprofondare completamente diventa letale. Sabbie mobili o chiazza di fango inconsistente, comuni negli invasi artificiali, sono insidie poco percettibili e che possono non lasciare scampo essendo impossibile trovare punti resistenti cui aggrapparsi. Con le condizioni ambientali in continua evoluzione a seguito del cambiamento climatico dobbiamo essere molto più attenti ai luoghi che frequentiamo e alle azioni che compiamo, luoghi e azioni che pensiamo, per consuetudine, di essere sicure. Non dimentichiamo che di recente molte persone hanno perso la vita nei pressi dei corsi d’acqua perché non sono stati in grado di percepire il pericolo reale del luogo dove si trovavano”.
“Il contesto, molto insidioso, è più frequente di quanto non si creda. Sul piano fenomenologico, è necessario un distinguo: stiamo parlando di sabbie, cioè di accumuli di terreni costituiti da granuli di dimensione ben visibile a occhio nudo. Se questi terreni vanno in saturazione – ha dichiarato Giuseppe Spilotro, esperto di Idrogeologia della Società Italiana di Geologia Ambientale- sono cioè sommersi, per la legge di Archimede ogni granello subisce una sottospinta proporzionale al suo volume. In pratica, le azioni intergranulari, da cui dipende la resistenza e portanza del terreno, si dimezzano e più. In molti casi l’acqua di saturazione è in flusso verso l’alto e trasmette un’ulteriore spinta ai granelli nella direzione del flusso. Se questa sottospinta è sufficientemente forte, i singoli granelli si muoveranno come i pop corn nei distributori delle sagre di paese. Con una conseguenza che può avere conseguenze drammatiche: ai singoli granelli vengono a mancare le forze intergranulari, e conseguentemente l’ammasso sabbioso perde portanza. Quindi un oggetto o una persona che accidentalmente capiti in un punto in cui sia in atto il fenomeno, viene inesorabilmente inghiottito. I punti in cui maggiormente ricorre il fenomeno sono per esempio sul fondale delle spiagge durante le mareggiate: l’onda frangente genera vortici che sollevano la sabbia del fondale e laddove il giorno prima (e il giorno dopo) si appieda, in quei momenti bisogna fare molta attenzione. Altra situazione di possibile liquefazione è la sabbia satura sotto sollecitazioni sismiche”.
Fonte : Agi