Il giornalista pestato dai militanti di CasaPound “non si è dichiarato”: bufera su La Russa

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, torna ad agitare lo scontro politico. Questa volta, ad alimentare le polemiche, un suo intervento durante la Cerimonia del Ventaglio a Palazzo Madama, in cui ha parlato del giornalista Andrea Joly, che ha subito un’aggressione da parte di esponenti di CasaPound mentre filmava un raduno dell’organizzazione neofascista. 

“Non credo che il giornalista passasse lì per caso”

“Sulla vicenda di questi giorni – ha detto La Russa – ho una posizione di assoluta e totale condanna, ma ci vuole un modo più attento di fare le incursioni legittime da parte dei giornalisti. La persona aggredita, a cui va la mia solidarietà, non si è mai dichiarata giornalista. Non sto giustificando niente. Non credo però che il giornalista passasse lì per caso, trovo più giusto se l’avesse detto. Ma questo non può giustificare minimamente l’azione violenta”. Insomma, per la seconda carica dello Stato a provocare la reazione violenta dei militanti che in molti chiedono di sciogliere per apologia di fascismo, sarebbe stato l’atteggiamento del cronista.

Articolo: “Cosa filmi?”: Andrea Joly aggredito dai militanti di CasaPound. Meloni: “Violenza inaccettabile” 

La seconda carica dello Stato, davanti ai giornalisti della stampa parlamentare, ha poi attaccato il collega di Repubblica, Paolo Berizzi: “Una domanda sulla partita del cuore me la faccio da solo. E seguo il vostro andazzo, sempre con l’occhietto rivolto al passato storico. Un giornalista ha detto non si gioca a calcio con i fascisti, si chiama Berizzi. Io non giocherei a calcio con Berizzi, siamo pari”. E poi un commento sull’inchiesta di Fanpage, che ha coinvolto i giovani di Fratelli D’Italia: “Il ruolo di inchiesta – ha spiegato ancora La Russa – è sempre esistito e anche l’inserimento subdolo fa parte della professione. Mi piacerebbe solo che fosse a 360 gradi.

“Un giornalista ha detto non si gioca a calcio con i fascisti, si chiama Berizzi. Io non giocherei a calcio con Berizzi, siamo pari”

Ignazio La Russa, presidente del Senato

Condanno senza se e senza ma ogni ipotesi di violenza e mi spiace che le dichiarazioni di alcuni esponenti Gioventù Nazionale abbiano coperto la passione politica che riscontro nella maggioranza dei giovani che fanno politica con Fdi, oggi che la politica fa fatica a essere una a passione”. Infine, una battuta su una recente dichiarazione della senatrice Liliana Segre, che proprio parlando dell’inchiesta sul giovani di Fratelli d’Italia, si è chiesta se verrà nuovamente cacciata dal suo Paese: “Le parole di Liliana Segre mi hanno ferito, credo di poterle dire che non c’è timore di come l’Italia possa reagire di fronte a ogni antisemitismo, in caso contrario metterei mio il petto di fronte a lei e la difenderei in prima persona, ma non ce ne sarà bisogno”, ha detto.

Patuanelli (M5S): “Inaccettabili le parole di La Russa. Bonelli (Avs): “Vergogna”

Come prevedibile, le parole del presidente del Senato hanno scatenato le ire delle opposizioni. “Giudico inaccettabili le dichiarazioni del presidente del Senato”, tuona il capogruppo del Movimento cinque stelle al Senato, Stefano Patuanelli, che aggiunge: “Alla condanna del pestaggio squadrista dei militanti neofascisti di CasaPound ai danni del giornalista Andrea Joly, ha aggiunto che però il reporter pestato non passava lì per caso e non si era dichiarato. Come se l’essere andato lì di proposito o l’aver fatto il suo mestiere in incognito come spesso accade, cambiasse qualcosa rispetto all’estrema gravità di quanto accaduto. Il diritto di cronaca in luogo pubblico non può mai essere represso con la violenza, a prescindere dalle modalità del suo esercizio”.

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Durissimo anche il leader di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi Sinistra, Angelo Bonelli: “Se non vuoi essere picchiato – spiega Bonelli – ti devi dichiarare giornalista. Il presidente del Senato non è solo imbarazzante, ma anche ingiustificabile, a tal punto che, di fronte ai fascisti di CasaPound, trova il modo di fare una reprimenda nei confronti del giornalista, colpevole di non essersi dichiarato e di aver fatto un’incursione giornalistica incauta. Fare il giornalista per i fascisti è insopportabile. Ancora una volta, per il cerchio magico di Giorgia Meloni, sono i giornalisti La causa dei problemi e non chi picchia e intimidisce. Vergogna!”. Sulla stessa linea anche il vicepresidente del gruppo Pd a Palazzo Madama, Franco Mirabelli: “Quindi secondo La Russa uno che non è giornalista e fotografa una festa può essere picchiato. Ma vale per tutti o solo per CasaPound? Davvero incredibile”, scrive su X l’esponente dem.

Fratoianni (Avs): “Non è un turista, è il presidente del Senato”

Critiche anche dal segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni: “Sarebbe ora – dichiara Fratoianni – che La Russa si ricordasse di essere il presidente del Senato e non un turista che passa dalle parti di Palazzo Madama. Le parole sprezzanti verso il giornalista di Repubblica Berizzi se le poteva benissimo risparmiare. Così come è incredibilmente inaccettabile la posizione sul giornalista de La Stampa aggredito e malmenato dai fascisti di CasaPound, Ma perché dalle parti di questa destra c’è così tanta allergia verso La libertà di stampa e verso i giornalisti che non chinano La testa e fanno fino in fondo il proprio mestiere?”.

L’attacco del direttore de La Stampa: “A La Russa piace fare il bullo”

E sono molto forti le parole del direttore de La Stampa, Andrea Malaguti, che ha commentato le parole della seconda carica dello Stato con un breve corsivo: “Confesso – scrive Malaguti – che Ignazio La Russa mi mette a disagio. Un limite mio. È un maschio del Novecento che non riesce a uscire dalla grottesca armatura di pece in cui è rimasto imprigionato da bambino. Gli piace fare il bullo. Ha cristallizzato il senso di sé ai milanesi anni Settanta di piazza San Babila. Se non fosse il presidente del Senato derubricherei la cosa a ‘problema mio’. Invece La Russa è la seconda carica dello Stato”.

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“Regala la sua solidarietà pelosa al nostro Andrea Joly – continua il direttore del quotidiano torinese – per le botte ricevute fingendo sdegno, liquida La Stampa col solito sarcasmo da capocomico e aggiunge: “non credo che passasse da lì per caso, trovo che sarebbe stato meglio che avesse dichiarato di essere un giornalista”. Mi sfugge, presidente: per farsi menare di più o di meno? C’erano cento fascisti in mezzo alla strada a mezzanotte che cantavano a squarciagola canzoncine mussoliniane riempiendo l’aria di fumogeni. Cercavano privacy? Al numero due dello Stato non la si fa, lui lo ha capito che Joly voleva fare il furbetto e che i picchiatori di CasaPound gli hanno dato una memorabile lezione. Che pena. Come avrebbe detto il mio professore di filosofia del liceo: siamo al di sotto del limite morale inferiore”.

Tra i responsabili del pestaggio un ex candidato nelle liste della Lega

Nel frattempo la polizia di Torino ha identificato i quattro militanti di CasaPound responsabili dell’aggressione ad Andrea Joly. Tra loro ci sarebbe anche un ex responsabile del movimento per la Valle d’Aosta. Nato a Donnas (Aosta), il quarantacinquenne aveva partecipato alla nascita di CasaPound nella regione autonoma e alla creazione, nel 2011, della prima sede. Nel 2017 aveva preso parte, in qualità di testimone, a un processo davanti al giudice monocratico del tribunale Aosta. Il procedimento si era chiuso in primo grado con due condanne e un’assoluzione e riguardava un presunto pestaggio ad opera di giovani che facevano riferimento all’organizzazione neofascista, avvenuto nel centro di Aosta durante la notte tra il primo e il secondo giorno della Fiera di Sant’Orso del 2016. La vittima, un ventiquattrenne di origine nordafricana, aveva riportato una policontusione con prognosi di 15 giorni. Negli anni successivi si era poi trasferito nel Canavese, mancando nel 2023 l’elezione nel Consiglio comunale di Ivrea nella lista della Lega.

Fonte : Today