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Attraverso i dati che risultano dalle agenzie anti-doping emerge che oltre il 3% degli atleti che arrivano sul podio olimpico sia positivo ai test. Solo per le Olimpiadi di Londra 2012 sono state revocate 31 medaglie e riassegnate altre 46, per un totale del 4,3%. E in vista di Parigi la situazione non è certo migliore.
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L’importante è partecipare è sempre più un semplice modo di dire e non è più di moda. Soprattutto quando in palio ci sono allori, medaglie, record e tutto il mondo ti guarda, come alle Olimpiadi. Così, anche per Parigi 2024 il pericolo che vi siano molti atleti pronti a scorrettezze pur di imporsi è altissimo e quasi certificato, come dimostrano i dati emersi nel corso degli ultimi anni a fronte dell’analisi di uno dei massimi sostenitori della lotta al doping, Michael Ashenden.
A lanciare l’allarme sono i dati emersi grazie alle ultime metodologie e protocolli che il programma anti-doping ha adottato negli ultimi anni, ampliando lo spettro di analisi e controllo anche a distanza di decenni dalle prestazioni ottenute. Da queste statistiche emerge un panorama disarmante, che mostrerebbe il fallimento della lotta contro gli scorretti.
I dati preoccupanti: oltre il 3% dei medagliati positivo ai test
I nuovi protocolli della WADA e delle altre agenzie antidoping hanno varato metodi di controllo sempre più sofisticati e continui a tal punto che possono venire ritestati i campioni anche a distanza di dieci anni, con decisioni a posteriori che – in caso di positività – vanno a colpire gli atleti scorretti. Un metodo che ha permesso di scoperchiare un mondo fino a pochi anni fa sommerso, dai risvolti impressionanti.
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I dati a disposizione sottolineano che tra il 2000 e il 2012, le ultime Olimpiadi in cui si è chiusa la finestra di 10 anni per i test post Giochi, gli atleti risultati positivi ai test sono stati tantissimi: un totale di 118 medaglie pari ad oltre il 3% di tutte quelle assegnate. Solo per le Olimpiadi di Londra del 2012, dopo l’entrata in vigore del sistema del passaporto biologico, sono state ritirate 31 medaglie mentre sono state riassegnate 46 (circa il 4,8%).
Chi è Michael Ashenden, il guru dell’antidoping che combatté Lance Armstrong
Ad ammettere che più che una lotta al doping si stia effettuando una rincorsa al doping è lo stesso Michael Ashenden, uno dei massimi esperti che da sempre ha trascorso i suoi anni a scoprire le scorrettezze nello sport. Michael Ashenden è stato il più feroce nemico di Lance Armstrong, ed ha avuto un ruolo chiave nella creazione di un test che potesse far emergere la presenza della eritropoietina (EPO) nel sangue degli atleti. Non solo, grazie amache agli studi di Ashenden si è passati anche al sistema di passaporto ematico degli atleti, uno dei migliori strumenti antidoping.
Il ricercatore australiano recentemente ha scritto un articolo intitolato “Not So Fast”, in cui ha manifestato tutta la propria perplessità sulla sfida al doping: “Nel complesso” afferma Ashenden, “9 positivi su 10 lo sono per steroidi, diuretici, stimolanti, ormoni e cannabis. Purtroppo si tratta di sostanze che possono essere assunte in sicurezza, sotto una semplice supervisione medica. E’ la conseguenza naturale della commercializzazione dello sport olimpico, dove persone scorrette si impongono a sfavore di chi è pulito. Si tratta di doping e di imbrogli”.
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Fonte : Fanpage