L’Italia sportiva occupa il quinto posto nell’indice della competitività olimpica, un numero molto più importante delle medaglie, perché queste non possono misurare il lavoro delle federazioni: «Se riusciamo a fare questi risultati – ha detto il presidente del CONI, Giovanni Malagò – è merito del sistema, delle scuole di sport all’interno delle associazioni con i tecnici che formiamo e della preparazione olimpica che lavora in modo eccellente a braccetto con gli organismi sportivi», preparazione olimpica che ha un centro polifunzionale a Roma dopo anni di approssimazione.
Analisi delle performance per sport
Un po’ di numeri. Nel nuoto siamo passati dalle 72 medaglie di Roma 2022 alle 20 di Belgrado 2024, ma la squadra ha delle punte di diamante come Gregorio Paltrinieri e Simona Quadarella, Thomas Ceccon e Nicolò Martinenghi, fino a Benedetta Pilato. La scherma con 130 medaglie olimpiche è lo sport italiano a cinque cerchi più titolato e al Mondiale di Milano dell’anno scorso abbiamo vinto 10 medaglie, con 4 ori, davanti a Ungheria e Giappone che si sono classificati rispettivamente seconda e terzo. A Tokyo le medaglie sono state 40, 10 per oro e argento, 20 per il bronzo.
Sfide e opportunità verso Parigi 2024
La proiezione su Parigi ne ‘annuncia’ 47- 50, ma come sappiamo bene nello sport, soprattutto olimpico, non basta essere forti e arrivare in forma all’appuntamento dei Giochi, ci vuole anche quel pizzico di fortuna e che i pianeti siano allineati per raggiungere risultati importanti, considerando che ci sono anche gli avversari e che questa volta, soprattutto nell’atletica leggera, non ci snobberanno. Eppure guardandosi intorno la scuola, intesa come scuola dell’obbligo, e lo sport sono ancora due mondi separati e gli impianti sportivi un unicorno. Basta guardarsi intorno, appunto, in ogni città per scoprire che c’è fame di palestre, spesso di proprietà degli istituti scolastici ma nel pomeriggio affittate alle società sportive, per non parlare del tema del lavoro sportivo e di una legge che è rimasta sull’ostacolo, senza portare il cuore oltre.
I problemi strutturali nello sport italiano
«Lo sport italiano è individuale, militare e fondato sulla casualità», ha sintetizzato Antonella Bellutti, in uno dei suoi molteplici articoli di questi giorni, due ori olimpici in due diverse specialità; una che quel mondo lo conosce come le proprie tasche. E sembra di rivedere gli errori fatti con il calcio, dove le vittorie coprono le magagne senza costruire niente in prospettiva. Mentre Marco Mezzaroma, presidente di Sport e Salute, pensa di risollevare il calcio italiano ripartendo dall’impiantistica e dalla base, con una mappatura nazionale e un piano regolatore.
Prospettive per l’atletica italiana
Guardando, però, ai Giochi di Parigi, che iniziano tra meno di una settimana, l’atletica italiana arriva con grandi ambizioni e una squadra che difficilmente può essere frutto della casualità, lì dove Stefano Mei sta seminando da anni, insieme con Antonio La Torre direttore tecnico della nazionale di atletica. Casa Italia a Parigi 2024, oltre i lustrini, è uno spaccato reale del Paese, non solo per il melting pot rappresentato dalle atlete e dagli atleti, ma anche per le difficoltà di fare sport ad alto livello fuori dal sistema militare. Difficile fare previsioni lì dove non puoi sbagliare niente fino alla finale, sperando di non infortunarti e sapendo che potresti non avere una seconda chance olimpica. E qui sta tutta la differenza con il calcio, evitando magari guerre tra poveri, anche se le rivendicazioni mediatiche sono sacrosante. E allora, godiamoceli questi atleti e queste atlete che portano addosso il vessillo azzurro tutti i giorni e, solo, ogni quattro anni si dannano l’anima per farlo sventolare sul podio olimpico.
Fonte : Today