Olimpiadi 2024, come funziona la sicurezza tech

La Cnil precisa che ogni alert segnalato dal sistema dovrà essere revisionato da un agente prima di essere riportato alle autorità. Su questo punto occorre segnalare l’importanza che gli agenti siano formati sull’uso e i rischi di questa tecnologia per evitare l’effetto “rubber-stamp”, ovvero quelle situazioni in cui si approvano automaticamente le decisioni di qualcun altro, senza una valutazione appropriata. I dati saranno poi conservati per un anno, o prima nel caso in cui questa fase sperimentale dovesse terminare in anticipo. Resta rassicurante che la Cnil dica in modo esplicito che il riconoscimento facciale non sarà usato, proprio per i rischi di sorveglianza di massa e di discriminazione ben noti.

L’uso di queste telecamere non riguarderà solo le Olimpiadi ma sarà esteso, come previsto dalla legge speciale, fino al 31 marzo 2025 in via sperimentale, toccando altri eventi sportivi, concerti e grandi eventi. Dopo tale data sarà necessaria una nuova legge per estenderne l’operatività. Si potranno esercitare i propri diritti di accesso, cancellazione, rettifica dei propri dati personali rivolgendosi alle Autorità competenti, di cui sono indicate le referenze.

Le altre misure di sicurezza

Per via dei giochi olimpici, alcune aree di Parigi prevederanno una limitazione d’accesso sia alle persone che ai veicoli. Per ottenere il pass con un qr code occorrerà farne dunque richiesta fornendo i propri dati personali e di contatto insieme alla motivazione della richiesta (perché si vive o lavora in quella zona).

Per quanto riguarda l’accesso ai giochi veri e propri si potrà essere sottoposti ad un controllo mediante scanner. Fa molto bene qui la Cnil a dare indicazioni precise sia sul fatto che si debba dare il consenso per passare attraverso lo scanner, in alternativa potendo chiedere un controllo manuale, sia sulle misure tecniche adottate per evitare bias durante la perquisizione. In particolare, il sistema oscurerà il volto della persone nello scanner e l’agente non potrà vedere il volto della persona controllata e l’immagine dello scanner. Da ultimo, lo scanner userà una immagine generica del corpo umano, non quella specifica della persona controllata.

Non si può nascondere che dopo le scetticismo iniziale su questa fase sperimentale di “sorveglianza per fini di sicurezza” sono benvenute le indicazioni della Cnil, che offrono sicuramente molte rassicurazioni, anche tenendo conto che l’autorità francese è una di quelle più attive in Europa, sia per la produzione di linee guida per le aziende che per le sanzioni comminate. Il fatto che per l’intero iter, dalla promulgazione della legge all’assistenza alle aziende scelte come fornitrici di questi sistemi di sorveglianza, la Cnil sia stata un soggetto sempre presente e tenuto in considerazione, fa ben sperare per un futuro in cui le nuove tecnologie possano da un lato aiutare le forze dell’ordine a limitare e prevenire i crimini, dall’altro a evitare di trasformare la nostra società in una puntata di Black Mirror. La Francia, molto attiva nella corsa alla creazione di unicorni europei e al contempo molto sensibile quando si parla di sicurezza nazionale, potrebbe dunque costituire un virtuoso precedente nel bilanciamento tra innovazione, sicurezza e tutela dei diritti fondamentali. Occorrerà comunque vedere da qui al 31 marzo 2025 come saranno usate in concreto queste nuove misure e che impatto avranno sulla libertà di movimento e d’espressione della popolazione.

Fonte : Wired