Perché sciogliere Casa Pound è l’unica cosa sensata da fare dopo il pestaggio del giornalista Andrea Joly

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Casa Pound, l’edificio storicamente occupato dall’associazione

Che ore sono? È l’ora di sciogliere Casa Pound.

Esponenti di Casa Pound hanno picchiato un giornalista de La Stampa perché li stava riprendendo durante un evento pubblico, confondendo un reato (loro) con un principio di democrazia (l’informazione libera). Non è la prima volta che Casa Pound si confonde. Qualche settimana fa quattro ragazzi con una bandiera degli Studenti Medi, di ritorno da una manifestazione del PD, sono stati aggrediti da militanti di Casa Pound usciti da un pub. Ce lo insegna la storia: in birreria certe persone perdono la testa, oppure decidono di invadere la Polonia.

Se c’è una cosa sicura è che se perdi di vista Casa Pound, se per qualche giorno Casa Pound esce fuori dai tuoi radar, per ritrovarla basta cercare nelle cronache un’aggressione, una rissa, un adesivo appiccicato a un palo dove di solito pisciano i cani, e loro saranno lì, ad accoglierti a braccia prevalentemente tese.

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Facciamo un passo indietro: c’è stato un periodo in cui Casa Pound querelava chiunque desse loro di “fascisti”, o neofascisti. Al massimo potevi usare la dizione “fascisti del terzo millennio”, che era poi la loro espressione abituale per identificarsi. Poi un giorno andai alla loro festa nazionale e di fronte alla telecamera mi raccontarono abbastanza bene quello che erano, troppo bene. Così da allora dovettero smettere di querelare chi li chiamava fascisti. Sono soddisfazioni, riuscire a dare un nome alle nostalgie.

Casa Pound nasce da una band musicale, gli ZetaZeroAlfa, che amavano suonare davanti a persone caratterizzate dalla nostalgia per i tempi canaglia. Poi le occupazioni di case e palazzine per l’emergenza abitativa degli italiani, e poi per metterci i loro uffici, ça va sans dire.
Poi Casa Pound è entrata nelle scuole superiori e nelle università con la sigla di Blocco Studentesco (sigla: BS, da non confondere con chi abita a Brescia).
Io li ricordo all’istituto Galilei di Soffiano, Firenze, un tiro di schioppo da casa mia, negli anni del Covid irruppero a volto coperto nelle aule e spintonarono preside e insegnanti per protestare contro le limitazioni dovute al Covid; poi appesero fuori uno striscione geniale: “Studente respira”.
Ricordo quando assediarono un campo rom, e impedirono a 90 minorenni della scuola primaria e media di andare a scuola. Ma questo articolo non è un elenco dei misfatti di Casa Pound, quelli li conosciamo. Con questo articolo voglio chiedere la chiusura di Casa Pound: lo scioglimento.

Casa Pound deve essere sciolta, così come deve essere sciolta Forza Nuova. Non importa che gli aderenti siano tanti o siano (effettivamente) pochi. La democrazia è una nave fragile, se le fai un buco si allaga tutta.
Sia chiaro: non è una questione di “non essere d’accordo con il loro punto di vista”, la dialettica anche dura fa parte dello scontro politico e si chiama democrazia. In questo caso si tratta invece di riconoscere che certe associazioni, certi movimenti politici, si pongono in contrasto alla democrazia stessa.

L’Italia non può guarire dalle proprie ferite fingendo che siano delle medagliette al valore. Se anche Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni hanno condannato l’aggressione al giornalista Andrea Joly, ora riconoscano la motivazione per cui quell’aggressione è avvenuta e sciolgano quei motivi sul nascere.
Certo, una volta sciolta Casa Pound poi la premier Meloni dovrebbe anche spiegare le “nettissime differenze” fra i loro saluti al Duce e i Sieg Heil urlati dai giovani di Gioventù Nazionale, l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia. Avrete visto anche voi l‘inchiesta Gioventù Meloniana di Fanpage.it. Però forse la questione risiede proprio qui: sciogliere Casa Pound e ripulire Gioventù Nazionale dalle infiltrazioni (chiamiamole così) dimostrerebbe che Fratelli d’Italia è stata in grado di compiere un percorso di antifascismo, se la parola non li offende.

A proposito di Casa Pound, detta semplice: fino a quando una democrazia può sopportare al proprio interno un’organizzazione che opera contro la democrazia?

Le azioni di Casa Pound, in questi anni, hanno lasciato macerie nel Paese. Casa Pound ha frequentato i palazzi del potere, Matteo Salvini ci ha flirtato, condiviso la pastasciutta e pure slogan come “Prima gli italiani”; un giorno allo stadio – durante una partita del Milan – Salvini arrivò all’esibizione degli indumenti di Pivert, il brand di vestiario preferito di Casa Pound. Non era un caso, Matteo Salvini non aveva finito i vestiti puliti nell’armadio, ma fra uno scheletro e l’altro aveva operato la sua scelta. Una sorta di carezza pubblica a Casa Pound, il simbolo che insieme avrebbero potuto portare avanti tante battaglie, e così è stato. Addirittura Casa Pound, nel 2019, decise di non presentarsi più alle elezioni, ma ovviamente i militanti di Casa Pound – raggruppati in associazione – hanno continuato a votare. Indovinate un po’ per chi?

È dal 2019 che i social network Facebook e Instagram hanno cancellato la pagina ufficiale di Casapound, perché secondo l’azienda statunitense “le persone e le organizzazioni che diffondono odio” non possono essere presenti sulle sue piattaforme. Soltanto la democrazia italiana non lo ha ancora capito, e latita.
Eppure lo sterquilinio è di fronte a noi, non si può non vederlo.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all’estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è “Siate ribelli. Praticate gentilezza“. Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.

Fonte : Fanpage