Il ritiro di Joe Biden dalla campagna elettorale per le elezioni presidenziali statunitensi ha posto al centro del dibattito politico e pubblico Kamala Harris, la vicepresidente che ha ricevuto il sostegno dello stesso Biden e di molti tra i più importanti esponenti del partito democratico, come l’ex presidente Barack Obama, Chuck Schumer, leader della maggioranza al Senato, Hakeem Jeffries, leader del partito alla Camera, e Nancy Pelosi, ex speaker della Camera considerata la politica democratica più esperta e influente dopo il presidente.
L’endorsement che Harris ha ricevuto consolida la sua posizione come la favorita per ottenere la nomination del partito, che verrà decisa ufficialmente nella convention dei democratici che si terrà a Chicago dal 19 al 22 agosto. Una scelta però non scontata. In uno scenario del genere, altri candidati democratici potrebbero proporsi con Harris, con la parola finale che spetterà al voto dei delegati.
Gli aspiranti sostituti di Biden dovrebbero dare il loro meglio, esporsi, farsi sentire e raggiungere i cuori dell’elettorato dei democratici per accaparrarsi il sostegno della maggioranza dei 3.900 delegati – che in grandissima maggioranza sostenevano la candidatura di Biden – e diventare il candidato democratico alla presidenza. Per ottenere la candidatura, Harris dovrebbe avere la meglio su vasta gamma di altre possibili scelte, tra cui il governatore del Michigan Gretchen Whitmer e il governatore della California Gavin Newsom.
Le perplessità di una probabile amministrazione Harris
Su Harris ruotano molti dubbi e incertezze. In qualità di vice presidente ha dovuto prendere incarichi complicati e impopolari, come la gestione della crisi migratoria al confine con il Messico, le questioni legate all’economia, e la tutela delle minoranze etniche (Harris è nata da madre indiana e da padre di origine giamaicana) e dei diritti produttivi delle donne (ha iniziato la sua carriera come assistente procuratore distrettuale, concentrandosi sui reati sessuali).
Kamala Harris al posto di Joe Biden: chi è la vice presidente che può guidare gli Stati Uniti
La debole affermazione di Harris nei quattro anni di mandato alla Casa Bianca ha fatto da volano alle critiche e gli sbeffeggi (anche di stampo misogino) rivolte a lei dal partito repubblicano. La domanda che molti si pongono ora è: sarà in grado di guidare la Casa Bianca?
Anche se lasciano il tempo che trovano, gli ultimi indici di gradimento la vedono indietro rispetto a Biden, e una critica comune che Harris deve affrontare è che non è stata in grado di ritagliarsi una corsia distinta per sé stessa. Probabilmente per inadeguatezze o per un rapporto personale mai decollato con Biden, che sembra aver voluto mettere in secondo piano la sua vicepresidente per evitare di alimentare l’idea di una possibile candidata alternativa a lui.
Molti democratici, inoltre, potrebbero vedere una probabile amministrazione Harris come una continuazione dell’amministrazione Biden. Questo perché Harris non ha mai affermato la sua visione su determinati dossier cruciali per la campagna elettorale e per gli elettori democratici. Tanto che alcuni analisti hanno sottolineato come la vice presidente non abbia mai fatto emergere quali siano stati i successi ottenuti durante il suo mandato.
C’è poi un altro dilemma che Harris dovrebbe affrontare: come sarà formato il suo ticket e quindi chi sceglierà come vice presidente. Gli analisti sono convinti che, in caso di nomina come candidata del partito democratico, Harris si farà affiancare da un uomo.
Quali sono gli elementi di forza di Harris?
Già quando nel partito democratico molti esponenti esercitano un pressing su Biden per fargli fare un passo indietro, Harris è intervenuta sempre più davanti alle telecamere e ai giornalisti, apparendo energica, forte e brillante in modo da far risaltare le politiche e i successi raggiunti da Biden negli scorsi quattro anni. Tra questi si deve citare l’aumento dei posti di lavoro e i provvedimenti per ridurre l’inflazione e migliorare le infrastrutture del paese, come l’Inflation Reduction Act e la Bipartisan Infrastructure Law.
Chi è Kamala Harris, la donna che potrebbe sfidare Trump al posto di Biden
Ci sono aspetti di genere che potrebbero favorire l’attuale vice presidente. Harris è donna e afroamericana, cosa che aiuterebbe a mobilitare gruppi elettorali decisivi per i democratici, ad esempio sull’aborto e diritti riproduttivi delle donne, e la deportazione degli immigrati illegali. C’è chi sottolinea che, in alternativa di una scelta di un candidato maschio e bianco, il partito correrebbe il rischio di frammentare il sostegno degli elettori neri e delle minoranze religiose, come i musulmani che si sono sentiti traditi e abbandonati dal presidente Biden per il suo sostegno militare a Israele nella Striscia di Gaza (dal 7 ottobre sono morte circa 39mila palestinesi). Dalla sua, la vice presidente potrebbe usare facilmente le risorse e infrastrutture già a disposizione del comitato Biden, che ha già cambiato nome in comitato Harris.
Al momento, Harris sembra la preferita per competere contro il candidato repubblicano Donald Trump, che già sente in tasca una vittoria che lo farà ritornare alla Casa Bianca. Ma se Harris dovesse vincere, sarebbe la prima donna a diventare presidente nella storia degli Stati Uniti d’America.
Fonte : Today