Erede del primo seminario aperto per il clero locale ad Ayuthia nell’odierna Thailandia nel 1665, nella sua storia ha contato più di 50 sacerdoti e seminaristi che hanno donato la vita per il Vangelo. Dai martiri della perescuzione vietnamita del XVIII secolo a quelli di Pol Pot in Cambogia. Il card. Francis: “Il loro spirito esemplare e coraggioso guidi anche i sacerdoti della Malaysia di oggi”.
Penang (AsiaNews) – Ha formato generazioni di sacerdoti per la Malaysia e altri Paesi del Sud-est asiatico che papa Francesco si appresta a visitare. Ma il Collegio generale che sorge sulla collina di Tanjung Bungah, a Penang è conosciuto soprattutto come il “Collegio dei martiri”. La sua lunga storia è infatti segnata dalla memoria di oltre 50 suoi ex alunni che hanno donato la vita per il Vangelo, nel corso dei secoli.
Il Collegio è infatti l’erede dello storico luogo di formazione per il clero locale che fu fondato nel 1665 ad Ayuthia, in Thailandia, e dove studiarono in particolare i giovani sacerdoti vietnamiti che furono vittime della durissima persecuzione del XVIII secolo. A Penang – dove dal 1808 il Collegio generale ha ripreso il suo cammino dopo essersi spostato per pochi anni a Pondicherry in India – appena varcato l’ingresso un monumento tuttora ricorda le figure di san Filippo Minh Van Doan e dei suoi compagni martiri san Pietro Quy Cong Doan, san Paolo Loc Le Van, san Giovanni Hoan Trinh Doan e san Pietro Luu Nguyen Van. Questi cinque sacerdoti avevano tutti studiato nel seminario aperto dai missionari francesi delle Mep Francois Pallu e Lambert de la Motte, di cui in Vietnam qualche mese fa è stato aperto il processo di beatificazione.
Con loro furono uccisi anche 42 seminaristi del Collegio generale che erano tornati in patria per servire il proprio popolo e sono stati proclamati santi nel gruppo dei martiri vietnamiti, canonizzati da Giovanni Paolo II nel 1988. La persecuzione che subirono in Vietnam fu tra le più dure tra qualche ricordate nella storia della Chiesa: i torturatori tagliavano gli arti articolazione per articolazione, strappavano la carne con pinze roventi e usavano droghe per schiavizzare le menti delle vittime. I cristiani di allora venivano anche marchiati a fuoco sul viso con le parole “tả đạo”, che significa “membri di una religione sinistra” e le loro famiglie e interi villaggi venivano cancellati per il semplice fatto di essere cristiani.
Oltre ai sacerdoti e ai seminaristi vietnamiti anche due sacerdoti francesi che insegnavano al Collegio Generale – p. Laurent Imbert e p, Jacques-Honore Chastan – furono martirizzati in Corea durante un’altra ondata di persecuzione cristiana a metà del XVIII secolo. Anche loro sono stati proclamati santi da Giovanni Paolo II nel maggio 1984 insieme a 103 cattolici coreani. Tra gli ex alunni elevati alla gloria degli altari, poi, figura anche p. Nicholas Bunkerd Kitbamrung, perseguitato in Thailandia e lasciato morire in prigione nel 1944. È stato beatificato anche lui da Giovanni Paolo II il 5 marzo 2000.
Il Collegio conserva alcune reliquie dei propri martiri: frammenti ossei dei cinque sacerdoti vietnamiti, un libro di preghiere appartenente a san Filippo Minh e frammenti ossei di san Laurent Imbert e di san Jacques-Honore Chastan. Una reliquia del beato Nicolas è, invece, incastonata sull’altare della Cattedrale dello Spirito Santo a Penang.
Il card. Sebastian Francis, vescovo di Penang, che è stato per tanti anni formatore presso questo seminario, ha raccontato: “Sono stato profondamente influenzato dal fatto che questo Collegio, conti più di 50 martiri che si sono stati formati qui. Il loro martirio ha lasciato un impatto duraturo e permanente su di me, sapendo di appartenere a un’istituzione che è durata per secoli e che è stata in grado di adattarsi e di trasferirsi in molti luoghi, a partire da Ayuthia (Thailandia), all’India e infine a Penang. Tanti nostri fratelli del Collegio Generale hanno consegnato la loro vita per il Vangelo”.
Sebastian ha ricordato che tra i suoi coetanei negli anni ’70 c’era un seminarista cambogiano di nome Marcel Truang. A lui, dopo aver completato gli studi al Collegio Generale, fu data la possibilità di andare in Francia, poiché il genocidio cambogiano sotto Pol Pot era già iniziato. “Truang – ricorda ancora il porporato malese – scelse liberamente di tornare in Cambogia e di stare con il suo popolo sofferente e perseguitato, pur conoscendo i pericoli che avrebbe corso. Nel giro di poco tempo non si ebbero più sue notizie. Ora in Cambogia è in corso la sua causa di canonizzazione”.
“Questo – commenta il vescovo di Penang – è lo spirito che speriamo di coltivare nei nostri seminaristi presenti e futuri che studiano per il sacerdozio diocesano in Malaysia. Che lo spirito esemplare e coraggioso di questi martiri possa continuare a ispirare uno zelo missionario in tutti quanti intraprendono i loro anni di formazione e il loro cammino in questo Collegio dei Martiri”.
Oltre a questi santi martiri, nel corso dei suoi oltre 350 anni di esistenza, il Collegio Generale ha elevato all’episcopato più di 30 dei suoi ex alunni in Birmania (oggi Myanmar), Thailandia, Singapore e Malaysia (compresi Sabah e Sarawak). Tra le figure uscite dal Collegio dei Martiri, si ricordano mons. Dominic Aloysius Vendargon (1909-2005), primo vescovo asiatico di Kuala Lumpur; il primo cardinale della Malaysia, il compianto Anthony Soter Fernandez (1932-2020); l’attuale cardinale di Singapore, l’arcivescovo William Goh.
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Fonte : Asia