Piracy Shield, cosa succede adesso alla piattaforma nazionale antipirateria

Che risponde anche alla seconda ragione di urgenza, causata dalla modalità di oscuramento della piattaforma. Oggi chi è autorizzato a segnalare lo streaming illegale su Piracy Shield, ossia chi detiene i diritti dei contenuti (Sky, Dazn, Rti-Mediaset, Lega calcio Serie A e Serie B), carica un ticket con l’indirizzo Ip da abbattere entro 30 minuti.

Per come è strutturata oggi la rete, a un indirizzo Ip sono collegati vari domini. Così, insieme ai siti di streaming illegale, vengono spesso asfaltati anche portali che nulla hanno a che fare con il pezzotto. Se non si fa ricorso, però, dopo cinque giorni il blocco non è più revocabile e quell’indirizzo Ip, almeno dall’Italia, non sarà più raggiungibile. Per sempre. Un problema ancora più grave se si considera che gli indirizzi Ip sono per definizione un numero finito e che il detentore del dominio non riceve una notifica dell’oscuramento. Così, mentre chi fa trasmissioni illegali sfugge alle maglie dei controlli grazie agli Ip dinamici, chi non ha nulla da temere dalla legge si ritrova offline.

Impasse legislativo

Lo sblocco permetterebbe di alleggerire questa situazione. Anche perché, a quanto apprende Wired da fonti interne ad Agcom, in almeno un caso una delle grandi piattaforme mondiali di cloud e contenuti, Akamai, audita dall’autorità, ha ammesso di non eseguire controlli per accertarsi che i domini che dà ai suoi clienti non siano bloccati per le connessioni dall’Italia, per effetto dei blocchi di Piracy Shield. In seguito a una richiesta di chiarimenti di Wired in merito, Akamai ha preferito non commentare, dal momento che l’audizione non era aperta al pubblico, e si è limitata a dire che “sostiene la lotta alla pirateria e sta collaborando con l’Agcom per contrastarla”. Non hanno detto nulla nemmeno Ovh Cloud e Cloudflare, anch’esse nel mercato della vendita di domini e interpellate in precedenza in merito da Wired. Cloudflare, in particolare, ha scritto ai suoi clienti in Italia per spiegare come fare ricorso a poche settimane dall’entrata in funzione della piattaforma.

Il potere di sblocco, però, non si ottiene con uno schiocco di dita. Agcom pensava di passare da una segnalazione al governo, come raccontato qualche mese fa da Wired, ipotesi che ha poi scartato perché si prospettava una via più spedita, quella di alcuni emendamenti al disegno di legge sullo sport del governo, promosso dal ministro alla partita, Andrea Abodi. Peccato che la maggioranza abbia affossato la cosa, dato che la Lega ha contestato a Fratelli d’Italia, a quanto apprende Wired, il contenuto e la scrittura delle osservazioni, spingendo perché fossero cestinati. E mettendo sul piatto, per quieto vivere, il ritiro anche dei propri. Ora l’obiettivo è di riproporre il pacchetto nella discussione di altri disegni di legge.

Fonte : Wired