“Porsi un obiettivo ambizioso come quello di nuotare nel fiume può aiutare davvero dal punto di vista politico – afferma Caroline Whalley, esperta di inquinamento idrico presso l’Agenzia europea dell’ambiente –. È un modo per ottenere sostegno pubblico, perché i cittadini possono trarne direttamente beneficio. È nel loro interesse”.
I problemi del fiume
La Senna ha iniziato a morire all’inizio del ventesimo secolo. Per cinquant’anni nel fiume sono state scaricati liquami grezzi, costringendo la città a vietare la balneazione a partire dal 1923. Negli anni successivi, la Senna è diventata un triste simbolo dell’industrializzazione.
“In questi cinquant’anni non c’è stata vita nella Senna”, spiega Jean-Marie Mouchel, professore della Sorbona che studia il fiume dagli anni Ottanta. Le acque reflue lo hanno privato dell’ossigeno e ostacolato il traffico fluviale: “C’erano così tanti sedimenti provenienti dalle fognature che [hanno creato] montagne di depositi sul fondale – continua Mouchel –. Le barche non potevano nemmeno passare”.
Solo negli anni Sessanta il ripristino del fiume ha cominciato ad attirare l’attenzione della politica, dapprima con l’istituzione dell’Agenzia francese per l’acqua e poi con l’impegno dell’allora sindaco di Parigi Jacques Chirac: “Farò il bagno nella Senna di fronte a testimoni per provare che il fiume è pulito”, dichiarò nel 1988 il futuro presidente, promettendo di portare a termine l’impresa entro l’inizio degli anni Novanta. Chirac, che è morto nel 2019, non fece mai quel tuffo pubblico, ma la sua idea è rimasta viva nella politica francese. L’arrivo delle Olimpiadi ha fissato una nuova scadenza per il completamento dell’opera.
Macron ha fatto la stessa promessa: “Lo farò”, ha dichiarato ai giornalisti a marzo, pur rifiutandosi di fissare una data. Sia lui che la Hidalgo, tuttavia, sono stati battuti sul tempo dalla ministra dello sport francese Amélie Oudéa-Castéra, che il 13 luglio si è tuffata (o meglio, è scivolata) nella Senna.
Fattore ambientale
Senza la promessa di poter nuotare nel fiume, non è immediatamente chiaro quali siano i benefici di questa operazione da 1,4 miliardi per i parigini. Ma ripulire davvero il fiume in realtà non è possibile. L’intervento serve piuttosto a prevenire la concentrazione di nuovi liquami grezzi. La città ha intensificato i controlli sulle case galleggianti e gli appartamenti dotati di impianti idraulici che scaricavano le acque reflue direttamente nella Senna. Successivamente, le autorità parigine hanno iniziato ad affrontare il problema causato dalle piogge intense, che fanno confluire l’acqua dalla strada ai tombini aumentando la quantità di liquidi nelle fognature sottostanti. Le precipatazioni eccessive pongono una città di fronte a una scelta: lasciare che le acque reflue grezze risalgano attraverso gli impianti idraulici dei cittadini e allaghino i bagni della capitale oppure scaricare i rifiuti non trattati nel fiume, senza badare alle conseguenze.
Fonte : Wired