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Il caos informatico globale del 19 luglio 2024, causato dall’aggiornamento buggato dell’antivirus di CrowdStrike nei computer con Microsoft Windows, è solo un antipasto delle conseguenze catastrofiche che potrebbe scatenare una tempesta solare estrema (G5). Quali sono i rischi e perché in questo periodo ci sono probabilità più elevate che il fenomeno possa verificarsi.
Il 19 luglio 2024 si è verificato il più grave incidente informatico della storia, in grado di far impallidire il famigerato millennium bug di oltre venti anni fa. A causa di un aggiornamento difettoso della suite di cyber sicurezza “Falcon Sensor” (un potente antivirus) della società statunitense CrowdStrike, infatti, un numero enorme di PC e server con sistema operativo Microsoft Windows è crashato, mostrando la schermata di errore che tra addetti ai lavori e nerd è conosciuto come “schermo blu della morte” (Blue Screen of Death – BSOD). Nonostante il problema sia stato risolto dopo diverse ore, ancora oggi, a 48 ore dall’incidente, si registrano diversi problemi a numerosi servizi, con strascichi che probabilmente si protrarranno per qualche altro giorno.
Il numero elevatissimo di computer coinvolti e, soprattutto, la rilevanza delle aziende e degli enti colpiti, ha scatenato il caos a livello globale. Tra le nefaste conseguenze, con miliardi di dollari andati in fumo, ricordiamo le cancellazioni di migliaia di voli e treni; blocco di banche e pagamenti con carta credito; impossibilità di utilizzare l’identità digitale SPID in Italia; ospedali limitati a offrire i soli servizi essenziali; numero di emergenza 911 negli Stati Uniti fuori uso; canali televisivi offline; e una pletora di servizi telematici e portali web in down. Alcuni Paesi – come l’Australia e il Regno Unito – sono stati più colpiti di altri, con gli incidenti che si sono manifestati un po’ a macchia di leopardo in tutto il globo.
Ciò che è certo è che è diventato evidente a tutti come un semplice errore umano – come caricare un aggiornamento automatico buggato di un antivirus – è stato in grado di mettere in ginocchio il nostro mondo iperconnesso e ipertecnologico. Si tratta di una vulnerabilità significativa che mostra quanto siamo diventati dipendenti dalla tecnologia e quanto fragili sono i pilastri su cui poggia. In attesa di Epochalypse (o Y2038), un bug informatico che nel 2038 colpirà i sistemi a 32 bit innescando errori di calcolo con effetti potenzialmente devastanti, c’è un altro evento che potrebbe farci vivere un’esperienza molto, molto peggiore di quella del 19 luglio 2024: una tempesta geomagnetica estrema di classe G5.
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Tra l’1 e il 2 settembre del 1859 la Terra fu investita da uno di questi fenomeni, talmente forte da essere finito sui libri di storia e scienze come “Evento di Carrington”. Un’espulsione di massa coronale (CME) dalla stella inviò verso il nostro pianeta un flusso altamente energetico di particelle cariche elettricamente (protoni ed elettroni), un fiume in piena di plasma che superò lo scudo del campo magnetico terrestre inducendo correnti parassite attraverso cavi e dispositivi di comunicazione dell’epoca, i telegrafi. Molti di essi presero fuoco e diversi operatori subirono brutte scosse. Persino le pile si accesero senza essere collegate. Questo accadde oltre 150 anni fa, quando eravamo agli albori della tecnologia moderna. Gli effetti in un mondo come il nostro potrebbero essere catastrofici, con alcuni scienziati che pensano finiremmo per settimane o addirittura mesi in un Medioevo tecnologico. Fra essi c’è il professor David Wallace, docente di Ingegneria Elettrica presso l’Università Statale del Mississippi, che in un articolo pubblicato su The Conversation ha espresso le sue preoccupazioni.
“Le tempeste geomagnetiche generano correnti indotte che fluiscono attraverso la rete elettrica. Le correnti indotte geomagneticamente, che possono superare i 100 ampere, confluiscono nei componenti elettrici collegati alla rete, come trasformatori, relè e sensori. Cento ampere equivalgono al servizio elettrico fornito a molte famiglie. Correnti di queste dimensioni possono causare danni interni ai componenti, portando a interruzioni di corrente su larga scala”, ha evidenziato il professor Wallace. Per quanto possano essere protette e schermate, intere reti elettriche potrebbero collassare e con esse telecomunicazioni e connessioni internet, determinando blackout globali. Anche i satelliti potrebbero “friggersi” facendo saltare tutti i servizi connessi – come la navigazione satellitare – e al contempo si perderebbero i sistemi di comunicazione ad alta frequenza (radio e a onde corte). Una catastrofe con effetti che si riverserebbero rapidamente su tutto il mondo, nel caso in cui venissero investiti i sistemi alla base di infrastrutture nevralgiche, come grandi centrali elettriche e server farm delle “Big Tech”. Ricordiamo che nel 1989 una tempesta solare G5 causò un blackout diffuso in Canada, con milioni di persone rimaste senza corrente per numerose ore.
Gli scienziati ritengono che non è questione di se, ma di quando saremo colpiti da un evento del genere. I rischi sono enormi e proprio in questo periodo sono sensibilmente superiori, a causa del fatto che il Sole si sta avvicinando sempre più al picco massimo di attività magnetica del suo ciclo di 11 anni, atteso tra la fine dell’anno e luglio del 2025. Non è possibile prevedere quando finiremo nel mirino di un flusso di plasma così devastante come quello dell’Evento di Carrington, o addirittura di uno peggiore come quello dell’Evento di Miyake del 774 dopo Cristo, rilevato attraverso un accumulo di carbonio-14 nelle carote (ben 12 volte superiore a quello innescato dall’evento del 1859).
Fortunatamente, come spiegato a Fanpage.it dal fisico Marco Casolino, avremmo almeno 2/3 giorni di preavviso prima di essere investiti dal flusso di vento solare maligno. Sebbene molte delle strutture nevralgiche (come quelle della difesa) si ritiene siano state opportunamente schermate anche da eventualità catastrofiche come questa, per gli esperti, semplicemente, non siamo preparati a una tempesta solare di questa portata. E come detto, non è questione di se, ma di quando.
Fonte : Fanpage