Le carceri italiane sono in piena emergenza. E nessuno sta facendo qualcosa per intervenire

I detenuti sono costretti nelle loro celle, che nei mesi estivi registrano temperature che superano i quaranta gradi, in alcuni casi senza che ci sia la possibilità di areare aprendo le finestre, bloccate dalle brande a castello. La mancanza di spazio, la soppressione o diminuzione delle attività e le condizioni di vita inumane e degradanti contribuiscono significativamente al deterioramento della salute mentale e fisica dei detenuti, portando così all’aumento dei casi di autolesionismo e suicidio. 

L’associazione Antigone, che si occupa di monitorare lo stato di detenzione in Italia, ha calcolato un aumento delle presenze medio di 331 unità al mese, un tasso che se dovesse mantenersi stabile porterebbe a 65mila presenze entro la fine dell’anno: una bomba ad orologeria. La causa di questo aumento, secondo Antigone, sarebbe imputabile a “una maggiore lunghezza delle pene comminate, minore predisposizione dei magistrati di sorveglianza a concedere misure alternative alla detenzione o liberazione anticipata, introduzione altre norme penali e pratiche di Polizia che portano a un aumento degli ingressi”.

Storie dal carcere

Un ex detenuto, recentemente liberato dal carcere di Sollicciano a Firenze, in un’intervista a Radio
Radicale ha raccontato di essere stato recluso in una cella condivisa con altre tre persone, descritta come “degradante, vergognosa, dove neanche i porci potrebbero vivere”, dormendo su materassi di gommapiuma sporchi, usurati e infestati dalle cimici e dalle feci dei topi, senza acqua calda, senza un tavolo su cui mangiare o una sedia su cui sedersi. “Mangiavamo in piedi e con le mani, perché non sempre ci davano le forchette di plastica”, racconta l’ex detenuto. 

A una situazione di tale gravità e violazione dei diritti umani, il ministro Nordio risponde pianificando la costruzione di nuove carceri. “Questo programma edilizio sarà imponente e
realizzato speditamente, è un piano a medio termine se non a lungo termine”, ha affermato, dimostrando confusione sui tempi oltre che mancanza di comprensione dell’emergenza. Costruire nuove carceri è un piano i cui effetti si vedrebbero dopo anni (mentre nel frattempo ogni due giorni un detenuto si toglie la vita), e risponde a una visione della giustizia che non riesce a guardare oltre alla reclusione come unica modalità di esecuzione della pena. 

Dal 2018 a oggi ci sono stati quasi 25mila ricorsi da parte dei detenuti per trattamenti disumani e degradanti. I tribunali di sorveglianza hanno certificato che tali trattamenti sono effettivamente
avvenuti, indicando che lo Stato ha agito illegalmente. “Se il governo non interviene immediatamente per ridurre il sovraffollamento nelle carceri, si rende responsabile delle
conseguenze. Se il governo boccia l’unica proposta attualmente disponibile per interrompere o
almeno affrontare lo stato di illegalità nelle carceri, io e Rita Bernardini presenteremo una denuncia alla Procura della Repubblica sulla base dell’articolo 40 del Codice penale, che stabilisce che non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a causarlo”, ha concluso Roberto Giacchetti.

Fonte : Wired