Evan Gershkovich, giornalista americano del Wall Street Journal, è stato condannato a 16 anni di carcere per spionaggio, al termine di un processo a porte chiuse tenutosi in tempi rapidi presso il tribunale regionale di Sverdlovsk a Ekaterinburg in Russia. L’accusa aveva chiesto per lui una condanna a 18 anni. La situazione per i giornalisti di opposizione in Russia è particolarmente tesa: solo dieci giorni fa, un tribunale russo ha emesso un mandato di cattura per Yulia Navalnaya, moglie del dissidente assassinato in un carcere siberiano.
Gershkovich, 32 anni, è nato a New York nell’ottobre del 1991 da genitori ebrei emigrati dall’Unione Sovietica per sfuggire alle persecuzioni del regime, e ha sempre mantenuto un forte legame con la cultura russa. In famiglia si parlava russo, e nel suo lavoro giornalistico ha spesso esplorato la cultura russa. Prima di entrare al WSJ, ha collaborato con il New York Times e con il Moscow Times, un’importante testata indipendente russa in lingua inglese.
Il caso
Il giornalista americano era stato arrestato in un caffè di Ekaterinburg, dove si trovava per motivi professionali, nel marzo dell’anno scorso mentre lavorava a un articolo sulle operazioni del gruppo Wagner. Ed è stato detenuto per oltre un anno nella prigione di Lefortovo a Mosca, nota per ospitare oppositori politici e giornalisti critici. L’accusa è quella di aver raccolto, su mandato della Cia, informazioni sulla Uralvagonzavod di Nizhny Tagil, un’azienda produttrice di carri armati. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, aveva dichiarato l’esistenza di “prove irrefutabili” della colpevolezza del giornalista, prove che non sono mai state mostrate e che, secondo molti osservatori, difficilmente verranno mai fornite. Lavrov aveva inoltre confermato che erano in corso negoziati tra Stati Uniti e Russia per uno scambio di detenuti. Il governo statunitense e il Wall Street Journal hanno respinto tutte le accuse.
Molti esperti e osservatori indipendenti considerano le accuse infondate e pretestuose, ritenendo che il vero obiettivo sia trattenere un cittadino americano per negoziare scambi di prigionieri con cittadini russi detenuti all’estero. Un caso simile è stato quello della giocatrice di basket Brittney Griner, arrestata in Russia con l’accusa di contrabbando di droga e liberata dopo quasi un anno in uno scambio di prigionieri con Viktor Bout, un trafficante d’armi russo detenuto negli Stati Uniti. Sono circolate ipotesi su un possibile scambio di prigionieri che coinvolga anche Gershkovich, e il presidente statunitense Joe Biden ha dichiarato di essere “seriamente” intenzionato a considerare tale possibilità, sebbene al momento non ci siano ulteriori dettagli.
Fonte : Wired