Scompare a ottant’anni il segretario generale del Partito comunista vietnamita, il primo a ottenere ben tre mandati. I suoi poteri erano già stati trasferiti ieri all’ex ministro della Pubblica sicurezza che con la “lotta alla corruzione” ha sbaragliato gli avversari nella corsa alla successione. Nguyen Phu Trong era stato il primo successore di Ho Chi Minh a essere ricevuto in Vaticano da papa Benedetto nel 2013 in un momento chiave dell’evoluzione dei rapporti con la Santa Sede.
Hanoi (AsiaNews/Agenzie) – A poche ore dal ricovero in ospedale, Hanoi ha annunciato questa sera la morte di Nguyen Phu Trong, il segretario generale del Partitico comunista vietnamita, l’uomo più potente nella gerarchia politica locale. Ottant’anni, guidava dal 2011 il partito fondato da Ho Chi Minh con un potere tale da riuscire a far modificare nell’ultimo Congresso la norma che limitava a due il numero dei mandati, ottenendone nonostante l’età avanzata un terzo che sarebbe scaduto nel gennaio 2026.
Da tempo le sue apparizioni si erano diradate e circolavano voci sul suo cattivo stato di salute. Ieri – evidentemente di fronte al precipitare della situazione – il Partito ne aveva comunicato il ricovero in ospedale, rendendo noto che le sue funzioni erano state assunte dal presidente To Lam, il numero 2 nella gerarchia del potere ad Hanoi.
Va detto che l’uscita di scena di Nguyen Phu Trong arriva nel pieno di una stagione politica convulsa ad Hanoi. To Lam, 67 anni, è infatti l’ex ministro della Pubblica sicurezza che parrebbe riuscito a sbaragliare pressoché tutti i concorrenti alla successione, con l’uscita di scena negli ultimi mesi di numerose figure eccellenti del Partito, colpite dai colpi della “fornace ardente”, la massiccia campagna “anti-corruzione”.
Particolarmente significative sono state le dimissioni improvvise a marzo del presidente Vo Van Thuong, che era considerato molto vicino a Nguyen Phu Trong e futuro leader designato. Ora invece – con il passaggio ufficiale dei poteri avvenuto ieri a poche ore dalla morte dell’anziano leader – To Lam si profila ancora di più come l’uomo forte della stagione che si apre; anche se occorrerà capire nelle prossime settimane se manterrà l’interim dell’incarico di segretario generale fino al 2026 o cercherà subito la consacrazione ufficiale, anticipando il congresso. Di certo questo generale dall’ascesa travolgente nel firmamento politico vietnamita continua ad avere un controllo stretto anche sul ministero della Pubblica sicurezza, dove ha insediato come successore un fedelissimo nativo della sua stessa provincia.
Con Nguyen Phu Trong esce di scena il principale artefice della cosiddetta “politica del bambù”, una definizione che fu lui stesso a coniare nel 2016, indicando l’immagine della pianta forte e resistente, ma insieme anche flessibile e pronta ad adattarsi alle situazioni. Sotto la sua leadership nel Partito il Vietnam ha aperto le porte della sua economia moltiplicando gli accordi di libero scambio con l’Occidente e i vicini asiatici, senza allo stesso tempo abbandonare gli storici rapporti con Pechino e Mosca. Un equilibrismo geopolitico che ha permesso al Paese di raddoppiare il suo Pil pro-capite e di affacciarsi in maniera spregiudicata anche su settori oggi strategici come ad esempio i mercati dei semiconduttori e delle auto elettriche.
Va ricordato, infine, che Nguyen Phu Trong ha avuto un ruolo importante anche nei passi avanti importanti compiuti in questi ultimi anni nelle relazioni tra il Vietnam e il Vaticano. Nel gennaio 2013 era stato il primo (e finora unico) segretario generale del Partito comunista vietnamita a recarsi in visita in Vaticano. Con una folta delegazione di funzionari del partito fu accolto da Benedetto XVI, pochi giorni prima dello storico annuncio delle dimissioni che avrebbe posto fine al suo pontificato. Quell’incontro – che si inseriva nel cammino aperto nel 2009 con l’istituzione del gruppo di lavoro misto tra la Hanoi e la Santa Sede – è stato un momento fondamentale del percorso che ha portato l’anno scorso alla storica intesa in forza della quale oggi esiste un rappresentante permanente del Vaticano residente in Vietnam, l’arcivescovo Marek Zalewsky. E nel dicembre scorso l’allora presidente Vo Van Thuong ha anche invitato ufficialmente papa Francesco a recarsi nel Paese. In primavera ad Hanoi ha già fatto visita il segretario per i Rapporti con gli Stati mons. Paul Richard Gallagher e si parla da tempo del ristabilimento di relazioni diplomatiche piene tra il Vietnam e la Santa Sede. Tutti passaggi che ora andranno verificati nella nuova fase politica che questa morte apre ufficialmente ad Hanoi.
Fonte : Asia