La mucillagine invade le spiagge: cos’è la “neve di mare” e quant’è davvero pericolosa

La mucillagine è un ospite sgradito delle acque del mar Adriatico, un problema che si ripresenta periodicamente per rovinare le vacanze dei turisti e le fatiche dei pescatori. Dopo qualche anno di assenza, in queste settimane le mucillagini sono tornate ad invadere le coste dell’Adriatico, prima nelle zone settentrionali, e ora anche in quelle del Centro e del Sud, e continueranno a rimanere una presenza fissa almeno fintanto che perdureranno le attuali condizioni meteo. La buona notizia è che non si tratta di un pericolo per la salute umana, e non è sintomo di inquinamento delle acque. La cattiva è che possono invece fare grossi danni alla cosiddetta “economia blu”, ovvero la pesca e tutto ciò che ruota attorno allo sfruttamento delle risorse marine, e anche agli ecosistemi marini interessati. Vediamo meglio di cosa si tratta. 

Un vecchio nemico

Quello della mucillagine è un fenomeno antico, che interessa tutte le acque del pianeta. Nell’Adriatico sono documentate almeno da metà del 1700, ed in passato, quando non si sapeva di cosa fossero composte, erano conosciute come “muco di mare”. È solo tra il 1988 e il ‘91, però, che si è iniziato a studiare realmente il fenomeno sotto il profilo scientifico (almeno nel nostro paese), in seguito ad alcune annate da record per quantità e diffusione delle mucillagini adriatiche, ripetutesi anche nei primi 2000. 

Bene, ma cosa sono esattamente le mucillagini marine? Si tratta, a ben vedere, un aggregato di sostanze organiche tenuto insieme da polisaccaridi prodotti per essudazione da alcuni tipi di microalghe, che funzionano come un collante che ingloba detriti e microorganismi presenti nelle acque marine, fino a formare i lunghi filamenti appiccicosi a cui siamo abituati.

Il principale responsabile per la loro formazione è un’alga nota come Gonyaulax fragilis. Sono un fenomeno assolutamente naturale e sempre presente nelle acque del mare. Ma quando le condizioni climatiche diventano particolarmente adatte per questa microalga – acque calde e assenza di mareggiate – si assiste a una stagione estiva particolarmente ricca di mucillagini. 

Quali i rischi?

Le mucillagini, lo dicevamo, sono sempre presenti nelle acque del mare, ma in quantità minime. Solo in presenza di particolari condizioni climatiche diventano tanto abbondanti da rappresentare un problema. Capita solitamente in seguito a un inverno con temperature miti, e con forti precipitazioni che aumentano la portata dei fiumi e forniscono quindi più nutrimento per le microalghe, e in presenza di temperature estive elevate e di una ridotta circolazione delle correnti marine, che ne facilita l’aggregazione. 

Filamenti e ragnatele che ricordano per il loro aspetto le “nuvole” salgono a galla anche per via dei gas originati dai microorganismi presenti al loro interno, formando chiazze galleggianti visibili ai nostri occhi.

Fortunatamente, anche quando sono particolarmente abbondanti le mucillagini marine non rappresentano un pericolo per la salute umana: sono fastidiose per i bagnanti, ma nulla più. Tuttavia potrebbero concentrare, trattenendoli, composti chimici tossici presenti normalmente in acqua, oppure fungere da microhabitat per batteri. Ma su questo gli studi non sono concordi. Nella maggior parte dei casi l’eventuale sensazione di urticante al contatto con la mucillagine sarebbe da attribuire alla presenza di meduse molto piccole inglobate negli ammassi. La sensazione di disagio aumenta nel momento in cui, a causa dell’azione del vento e del sole, sulla pelle gli aggregati si essiccano.

Diversa la questione se si pensa alla salute degli ecosistemi marini. Accumulandosi sui fondali, infatti, le mucillagini creano un ambiente ipossico (privo di ossigeno), che può portare alla morte molti organismi che vivono ancorati in profondità, come cozze, spugne, vongole e altri molluschi. Per i pescatori, infine, la presenza delle mucillagini nelle acque rappresenta un problema non da poco, perché appesantiscono le reti e possono arrivare a rendere impossibile la pesca. E purtroppo, non esistono soluzioni: si tratta di un fenomeno naturale (che può però essere favorito dai cambiamenti climatici in atto nel Mediterraneo), che non si può risolvere in alcun modo, se non aspettando che passi da solo. 

Fonte : Today