La seconda parola chiave che emerge dal terzo plenum è “rassicurazione“. Tra le altre cose, si promette l’eliminazione “delle restrizioni sul mercato, garantendo al contempo una regolamentazione efficace“. Appare un compromesso tra la necessità di controllo esemplificata dalla campagna di rettificazione del settore digitale privato operata negli ultimi anni e quella di favorire lo sviluppo del mercato senza legarlo troppo alla diffusione talvolta imperante del sentimento nazionalista.
Riforma fiscale e gestione del rischio immobiliare
Si lascia intravedere anche una possibile riforma fiscale, orientata a garantire maggiori entrate ai governi locali, le cui casse sono rimaste prosciugate dalla grande esposizione nei confronti dei fondi fiduciari, una galassia legata a doppio filo ai costruttori immobiliari. La caduta di Evergrande e di altri giganti del settore non lascia indifferente il Partito, che però aveva da tempo messo in conto possibili problemi. Sin da quando, nel 2017, Xi aveva tracciato le “linee rosse” che imponevano ai costruttori il progressivo abbandono del modello gestionale a debito che aveva consentito una crescita mostruosa ma anche un aumento esponenziale dei rischi finanziari.
Rischi che sono poi esplosi e andati parzialmente fuori controllo a causa della pandemia di Covid-19 che ha bloccato gli acquisti, abbattuto la fiducia dei consumatori e amplificato il peso dei grandi debiti di un settore la cui crisi continua a preoccupare. Il terzo plenum stabilisce che “vanno disinnescati i rischi“, ma non predispone grandi operazioni di salvataggio. La sensazione è che le imprese statali e i governi locali saranno sostenuti nella missione di completare le case già vendute e non terminate, per disinnescare parte dell’impatto sociale. E poi per acquistare quelle invendute per sostenere i prezzi, che continuano a essere in caduta libera.
Dal punto di vista sociale, viene ribadito il concetto di “prosperità comune“, nell’ambito di una promozione di “scambi paritari e flussi bidirezionali di fattori produttivi tra città e campagna, in modo da ridurre le disparità tra le due“. Il tentativo è quello di ridurre l’atavico squilibrio tra le province costiere e quelle interne. Possibile una revisione degli hukou, il complicato sistema di registrazione di individui e famiglie che ha spesso rappresentato un ostacolo alle politiche di sostegno alla natalità. Si parla anche di riforme del sistema tributario, finanziario e fondiario. Non ancora di riforma del sistema pensionistico, nonostante con l’avvio del processo di calo demografico e il contestuale rallentamento della crescita economica molti analisti chiedano dei ritocchi, visto anche che in Cina è uno dei Paesi dove si va in pensione prima: 60 anni per gli uomini, 55 anni per le donne.
Obiettivo 2029
I compiti di riforma stabiliti nella risoluzione dovranno essere completati entro il 2029, anno in cui la Repubblica Popolare Cinese celebrerà il suo 80esimo anniversario dalla fondazione del 1949. L’orizzonte preciso sembra anche anticipare che Xi potrebbe restare al suo posto anche per un quarto mandato da segretario generale e presidente dopo il 2027, anno del prossimo Congresso.
Fonte : Wired