Ho provato a buttare lì la domanda al sindaco di Mezzana, nella bellissima Val di Sole in Trentino, 14 chilometri a monte dal luogo dove lo scorso anno è stato ucciso Andrea Papi, 26 anni, mentre stava facendo jogging: “Ma non si riesce a trasformare l’orso in un’attrazione naturalistica, fino a conviverci?”. Giacomo Redolfi, 60 anni, ti guarda con la franchezza di un montanaro: “Lei ha mai incontrato un orso da vicino?”. Una volta, nei Balcani: “Lo tenevano a una catena legata al naso con un anello di ferro, gli avevano limato tutti i denti e tagliato gli artigli”. Redolfi sorride: “Il ripopolamento degli orsi in Trentino è stato deciso da persone come lei, che vive in città e non si è mai trovato a faccia a faccia con un orso vero. Hanno deciso il ripopolamento e non l’hanno gestito. Mentre noi qui, per colpa di questi errori, abbiamo perso i nostri diritti costituzionali: il diritto alla libertà di movimento e alla sicurezza, prima di tutto”.
La vita quotidiana minacciata dalla presenza degli orsi
“Abitiamo in un luogo meraviglioso, ma alcuni miei concittadini non escono più di casa la sera – spiega il sindaco di Mezzana -. Sono anziani, vivono ai margini del bosco e hanno il terrore di ritrovarsi un orso davanti. Così non sono più liberi. È giusto questo? E noi sindaci non possiamo fare nulla. Dicono che l’habitat dell’orso è il bosco, mentre noi umani dovremmo vivere in paese: ma i nostri paesi sono dentro i boschi. Abbiamo intere frazioni nei boschi. La nostra vita è nel bosco. L’orso è un predatore. Lo vediamo in quota quando si muove. E noi siamo diventati le sue prede. In Trentino c’era un numero ridottissimo di orsi: oggi sono troppi”.
La controversia sullo spray anti orso
C’è poi la barzelletta dello spray anti orso: una bomboletta che spruzza una nuvola urticante di oleoresin capsicum a 15 metri di distanza, un estratto naturale usato per produrre il gas al peperoncino. È equiparato a un’arma. Un decreto l’ha assegnato alla forestale. “Nemmeno polizia, vigili del fuoco, protezione civile possono usarla”, spiegano alcuni volontari. Così se bisogna cercare nei boschi persone scomparse, ogni squadra deve essere scortata da un forestale. Quando il numero di squadre supera il numero di forestali disponibili, gli altri volontari vengono rimandati a casa perché nessuno li proteggerebbe da eventuali attacchi. È successo poche settimane fa.
Il costo umano delle scelte ecologiste
Il sindaco di Mezzana mi ha convinto. A forza di liberare orsi abbiamo imprigionato un’intera regione e le valli circostanti. E il retroscena più assurdo è che tutta l’operazione è stata gestita in modo ideologico dai salotti ecologisti. Senza coinvolgere gli abitanti del Trentino, i veri custodi delle valli, che oggi si ritrovano – letteralmente – gli orsi davanti a casa.
L’attacco recente conferma i timori
La mattina di martedì 16 luglio un escursionista francese, 43 anni, è stato attaccato a Dro, in Trentino, ed è stato ricoverato con ferite guaribili in venti giorni. Da quello che riferisce TrentoToday, l’uomo non si era addentrato nella selva per fotografare da vicino l’orso, come fanno gli appassionati di tutto il mondo con leoni e leopardi durante i safari in Africa. Stava semplicemente passeggiando lungo un sentiero di montagna, nella valle ad appena 10 chilometri dalla spiaggia di Torbole e dal lago di Garda. Dopo il contatto iniziale, il turista francese si è salvato perché si è finto morto.
Il tragico precedente di Andrea Papi
Era andata peggio al povero Andrea Papi, sbranato dall’orsa Jj4 a Caldes, in Val di Sole il 5 aprile 2023, mentre stava facendo jogging vicino a casa sua. La prima vittima in Italia. E anche se le statistiche ci dicono che muoiono più persone per le punture dei calabroni (che comunque vengono rimossi o uccisi se invadono una zona abitata), dovremmo riflettere tutti su quello che sta accadendo. Il trend è inevitabile: aumentando senza alcun controllo il numero di orsi in una regione popolata di umani come il Trentino, saranno sempre più frequenti gli incontri ravvicinati. E, purtroppo, anche le aggressioni. Nella foto di TrentoToday qui sopra, la schiena di un giovane carabiniere attaccato da un orso nell’estate 2020 lungo il sentiero che costeggia il lago di Andalo.
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Fonte : Today