Prova costume e body shaming: come amarsi e sentirsi bene con il proprio corpo

Per più di 1 persona su 4 una delle paure più frequenti prima di partire per le vacanze è quella di non aver raggiunto la forma fisica desiderata; è quanto emerge da un’indagine condotta da Babbel, l’ecosistema leader nell’apprendimento delle lingue, e commissionata all’istituto di ricerca OnePoll . 

Con l’avvicinarsi delle vacanze estive, periodo in cui si tende a mostrare di più il proprio corpo indossando abiti più leggeri e costumi da bagno, Babbel e Serenis, piattaforma digitale per il benessere mentale e centro medico autorizzato, sensibilizzano sul peso che le aspettative sociali possono avere sulla propria autostima, sui termini da conoscere per aumentare la consapevolezza relativa a questa tematica e sulle espressioni da evitare per un maggiore rispetto delle libertà altrui.  

L’influenza dei media e della società sull’immagine corporea

I media, i social network e la società in generale, infatti, svolgono un ruolo chiave nella perpetuazione di stereotipi irrealistici di bellezza, diffondendo immagini di un modello estetico innaturale e provocando spesso un senso di inadeguatezza. La rappresentazione di un ideale di corpo “perfetto” tende, infatti, a provocare una specie di “miopia” nei confronti di altre tipologie di fisico che non sono conformi agli standard imposti dalla società, creando così terreno fertile per il body shaming, fenomeno che colpisce in particolar modo gli adolescenti e le donne. 

Body shaming: definizione, effetti e come riconoscerlo

Essere vittime di body shaming può rappresentare un rischio significativo per il benessere mentale; le conseguenze possono manifestarsi attraverso sintomi depressivi, ansia, ritiro sociale, vergogna corporea e persino il disturbo post-traumatico da stress (DPTS). 

“Per prevenire il body shaming – afferma Martina Migliore, Direttrice Formazione e Sviluppo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale di Serenis – è fondamentale agire in modo preventivo, coinvolgendo le potenziali vittime in un processo di costruzione di confini relazionali sani ma anche diffondendo consapevolezza su come il linguaggio può influire. Le campagne di sensibilizzazione rivolte alle scuole possono essere particolarmente utili in un’epoca in cui i social media sono così diffusi, affrontando il tema del body shaming e promuovendo l’accettazione e la diversità. Per sé stessi, è importante dedicare del tempo e dello sforzo per lavorare sull’ autostima e sul benessere emotivo”.

Da “prova costume” a “concern trolling”: le espressioni da conoscere

Come afferma la Principal Content Strategist di Babbel, Sara Garizzo, anche le parole influiscono sul modo in cui si giudica e si determina cosa è socialmente “conforme” all’idea di “corpo da spiaggia”. Per questo è importante conoscere le sfumature di significato che si celano dietro ad espressioni quotidiane che potrebbero perpetrare dei pregiudizi e prestare attenzione ai termini che si utilizzano, per adottare un approccio comunicativo rispettoso di tutte le differenze e per smontare questi preconcetti linguistici e sociali.

  • Prova costume

Con questa espressione si descrive il momento, precedente alle vacanze estive, in cui si indossa per la prima volta il proprio costume da bagno e si verifica il raggiungimento degli obiettivi che ci si è auto-imposti nel corso dell’anno. Si tratta di un concetto che non solo genera ansia da prestazione, ma provoca anche imbarazzo per il confronto con standard di bellezza utopistici: il termine “prova”, infatti, presuppone l’esecuzione di sfide per dimostrare le proprie qualità e il lasciarsi sottoporre al giudizio degli altri per verificare il corretto raggiungimento degli obiettivi imposti dalla società. Una vera e propria micro-aggressione che ritorna ciclicamente ogni estate.

  • Bikini fear, bikini blues o sindrome da bikini

Con questi termini si indica una serie di emozioni negative connesse alla prova costume. L’espressione “bikini fear”, in particolare, si riferisce alla vera e propria paura causata dal dover esporre il proprio corpo in bikini. Con “bikini blues” o “sindrome da bikini” si fa riferimento al disagio, all’angoscia e all’ansia che, alcune persone, associano alla stagione estiva. Queste sensazioni negative possono incidere profondamente sulla libertà personale, fino a determinare la rinuncia al viaggio o la tendenza a nascondere il proprio corpo.

Termine ombrello utilizzato per definire tutte quelle conversazioni che fanno riferimento alla dieta, alla forma fisica, alle taglie e al controllo dell’alimentazione. Frasi come “hai perso peso, si vede, stai proprio bene” ma anche auto-giudizi sul proprio aspetto fisico, come “sicuramente andrò a bruciare le calorie di quel pranzo calorico in palestra domani” e molte altre espressioni impiegate quotidianamente in cui si fa riferimento al proprio aspetto o a quello degli altri possono essere causa di insicurezze fisiche e mentali, con il rischio di suscitare pensieri negativi che potrebbero arrivare a portare a disturbi alimentari. Le “diet talk” sono una manifestazione evidente della “diet culture” (“la cultura della dieta”), che promuove la magrezza come standard fisico ideale. 

Connesso alla “diet culture”, questo termine indica il giorno di indulgenza in cibi vietati durante una dieta restrittiva; determina spesso sentimenti di colpa e vergogna, spinge a cicli di abbuffate e restrizioni (“restrizione-compensazione”) e crea relazioni negative con il cibo poiché sostituisce il piacere e la soddisfazione con l’ansia. Inoltre, rinforza la pressione sociale del conformarsi a standard alimentari rigidi, perpetuando l’idea che il valore personale dipenda dalla magrezza e dal controllo alimentare.

  • Concern Trolling

Traducibile letteralmente con “il trolling della preoccupazione” si intende una forma “nascosta” di cyber-bullismo. Con il termine “troll”, infatti, viene identificato un utente che commenta i post degli altri in modo provocatorio e fastidioso. In questa specifica accezione, il “troll” usa frasi ed espressioni ambigue, mascherando il tono del commento con una falsa “preoccupazione” (“concern”) verso una causa delicata (come il body shaming) solo per poi smontare le argomentazioni e andare contro a quella stessa causa che sembrava volesse difendere. Ad esempio, un troll potrebbe scrivere un commento fingendosi preoccupato riguardo alle persone che assumono farmaci per dimagrire, ma invece di offrire un supporto reale, minimizzare il problema e colpevolizzare le persone che ne soffrono, affermando che queste sono influenzate negativamente dai media e che dovrebbero semplicemente cambiare dieta e fare esercizio fisico.

Body shaming: espressioni e domande problematiche da evitare

Il body shaming si fa strada anche nelle conversazioni quotidiane, spesso sotto forma di commenti apparentemente ben intenzionati o, peggio ancora, sotto il velo dell’anonimato online. Questo fenomeno può avere gravi conseguenze sulla salute mentale e sull’autostima delle persone: chi ne è vittima percepisce questi commenti come offensivi e umilianti, inducendo un aumento dell’ansia e del senso di vergogna riguardo al proprio corpo.

  • “Mangi anche il dolce?”

Una domanda simile viene percepita con tono accusatorio, anche se posta in modo scherzoso, poiché sottintende che si dovrebbe evitare di cedere ad ulteriori “tentazioni” dopo un pasto già sostanzioso e mette in dubbio la “forza di volontà” della persona interessata.      

  • “Hai ancora l’età per il bikini?”

A volte si tende a pensare che, superata una certa età, si dovrebbe evitare di indossare determinati tipi di costumi da bagno. In realtà, la cosa più importante è rispettare la libertà di espressione e permettere alle persone di sentirsi a proprio agio, al di là di quello che indossano.

  • “Quel costume non se lo può proprio permettere”

Molto simile al pregiudizio legato all’età, è l’idea che presuppone che solo persone con un determinato fisico possano indossare un certo tipo di costume da bagno. Anche in questo caso, questo bias determina una limitazione della possibilità di espressione delle persone e un senso di inadeguatezza per l’incapacità di omologarsi al canone di fisico imposto.

  • “Come sei magr*, ma mangi?”

Insinuazioni di questo tipo rivolte a chi ha un fisico esile possono essere percepite come “colpevolizzazioni” delle abitudini e dei comportamenti personali. 

  • “Beat* te che hai quel fisico magro”

Questa considerazione potrebbe sembrare un complimento solo perché la magrezza di avvicina maggiormente allo stereotipo di bellezza della società odierna. Non si tiene conto, tuttavia, delle esperienze passate della persona con cui si parla e di come essa viva il rapporto con il proprio corpo.        

L’importanza della psicoterapia per contrastare il body shaming

Oltre a promuovere un dialogo gentile e inclusivo, che ispiri un cambiamento nell’approccio alle conversazioni sull’aspetto fisico delle persone, la psicoterapia può essere un valido supporto per affrontare il body shaming e le conseguenze negative che può avere sulla salute mentale e sul benessere emotivo.

Essa offre, infatti, diversi benefici tra cui la promozione di una maggiore consapevolezza di sé, la creazione di un ambiente sicuro in cui esplorare le proprie emozioni, l’apprendimento di tecniche pratiche per la gestione dello stress e l’opportunità di una crescita personale e lo sviluppo di nuovi modi di pensare e comportarsi.

Se stai subendo body shaming, non esitare a chiedere aiuto a un professionista.

10 cose da tenere a mente prima di intraprendere un percorso di psicoterapia (anche online)
 

Fonte : Today