Oro in rialzo. Da un lato le sempre maggiori possibilità che la Federal reserve (Fed) annunci nel corso della seconda metà del 2024 una serie di tagli dei tassi di interesse, dall’altro l’ipotesi di un ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Sono queste, secondo il Financial Times, le motivazioni alla base dell’aumento del prezzo dell’oro, che il 17 luglio ha toccato nuovi livelli record, superando i 73 euro al grammo.
Oltre a eclissare il risultato massimo precedente (raggiunto a maggio), tale dato è in effetti innanzitutto figlio dei dati relativi all’inflazione statunitense, che nel corso della seconda settimana di luglio si sono rivelati più bassi del previsto, oltre che dei segnali di rallentamento fatti registrare dal mercato del lavoro a stelle e strisce all’inizio del mese.
Questi scenari hanno accresciuto le aspettative del mercato rispetto a minori costi di finanziamento della Fed e stimolato di conseguenza la corsa ad asset non redditizi come appunto è l’oro. Se prima erano attesi massimo un paio di tagli dei tassi di interesse da parte della banca centrale, è un’ipotesi probabile adesso che entro dicembre possano verificarsene tre.
Effetto Trump
Tale eventualità giustifica solo in parte un aumento del costo del metallo giallo che nel settimo mese del 2024 ha fatto segnare quota +6%. A incidere in maniera rilevante è stato anche l’attentato a Donald Trump, che ha aumentato le probabilità di un secondo mandato per l’ex presidente degli Stati Uniti. I piani tariffari e il programma di tagli fiscali del candidato repubblicano aumenterebbero secondo gli analisti il deficit di bilancio degli Stati Uniti e infiammerebbero di conseguenza le tensioni geopolitiche. Una situazione di questo tipo potrebbe alimentare pressioni inflazionistiche a lungo termine e rafforzare ancora di più l’attrattiva dell’oro come bene rifugio.
In particolare, secondo Nicky Shiels, responsabile della strategia sui metalli della MKS Pamp, azienda svizzera che raffina e commercia metalli preziosi, gli investitori sono preoccupati in vista della possibilità che aumentino l’inflazione e i deficit di bilancio statunitensi. Essi sono inoltre persuasi che una nuova amministrazione Trump possa pregiudicare l’indipendenza della Fed.
Bene rifugio per eccellenza
Spingendosi più avanti nel tempo con le previsioni, l’analista della banca francese Natixi Bernard Dahdah ha affermato al Financial Times di essere convinto che la prospettiva di una vittoria di Trump possa incentivare ulteriori acquisti di oro da parte delle banche centrali, il tutto nonostante i prezzi elevati, sull’onda lunga di “un rapporto aspro tra Stati Uniti e Cina” tale da spingere i risparmiatori a cercare alternative al dollaro e da far diventare “la nuova normalità” un prezzo tanto alto per il metallo giallo.
Il massimo storico toccato il 17 luglio arriva in coda a una corsa del prezzo dell’oro della durata di venti mesi. In tale periodo, il valore del metallo è salito del 50% anche a causa dei volumi record acquistati delle banche centrali di tutto il mondo al fine di ridurre la propria dipendenza dal dollaro statunitense nelle loro riserve. A ottobre 2023, poi, il valore del metallo era aumentato in maggior misura in seguito al nuovo scoppio del conflitto tra Israele e Palestina.
Da inizio 2024, infine, ad alimentare la corsa erano stati i risparmiatori cinesi, spinti ad acquistare oro dai numeri deludenti fatti registrare dalle azioni delle società, dal mercato immobiliare e dai mercati valutari del paese asiatico.
Fonte : Wired