Le autrici e gli autori incontrano la protezione civile

Cinque giorni, dal 9 al 13 maggio 2024, di incontri, conversazioni, approfondimenti, suggestioni e soprattutto storie. Quelle che il Dipartimento ha proposto nel proprio spazio espositivo alla XXXVI edizione del Salone del Libro di Torino attraverso il progetto eQuiLIBRI di protezione civile, una biblioteca tematica, aperta e partecipata.  

Nei giorni del Salone alcune di queste storie sono state al centro di incontri dedicati, che hanno visto autrici e autori confrontarsi con esperti di protezione civile e redattori della rivista multimediale “Lucy”, partner del progetto. Di questi eventi, pubblichiamo oggi la registrazione integrale, per aprire a una platea più ampia di quella del Salone le riflessioni e le domande che ne sono scaturite.  

A seguire, alcuni passaggi particolarmente significativi per i temi di protezione civile. 
 
Franco Arminio con Roberto Giarola e Pierumberto Ferrero. Quante persone vivono in un luogo avendo perso la visione di quello che c’è, non sapendo che fine ha fatto il fiume, che terreno c’è sotto la propria casa, non sapendo cosa è successo in quel luogo prima, non conoscendone la storia. Abitare con attenzione un luogo è il primo passo per fare protezione civile.  
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Nicola Lagioia e Titti Postiglione. C’è un paesaggio umano, che si sovrappone a un paesaggio fisico, naturale, che la protezione civile attraversa, tutti i giorni e in emergenza. Questa varietà fa sì che non possa esistere un modello unico da applicare a diversi territori e diverse comunità. Ogni emergenza più che un modello è un laboratorio di buone pratiche. 
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Marco Rossari con Eleonora Panunzi e Matteo De Giuli. Un vulcano che incombe sulla vita dei personaggi, condizionandone comportamenti e scelte di vita. Che si riflette nei temblores delle mani del protagonista, che tremano come una terra attraversata da un terremoto. La bellezza e la paura di vivere in un territorio a rischio, nella finzione narrativa come nella vita reale. 
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Nadia Terranova con Roberto Giarola e Giada Arena. Un terremoto, quello di Messina e Reggio Calabria del 1908, che sembra unire in modo indissolubile due comunità separate da una striscia di mare. Chi nasce in un territorio colpito da una grande catastrofe nasce dentro una grande ferita.  
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Donatella di Pietrantonio con Riccardo Rita e Lorenzo Gramatica. La fragilità dei territori si intreccia con quella dei personaggi che li abitano, in conflitto tra il restare e l’andare, tra la speranza e la rassegnazione. È storia comune dei territori dell’Italia interna, marginali e svuotati dallo spopolamento. Territori che avrebbero bisogno di un’autentica visione di futuro. 
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Nicola Lagioia e Fabrizio Curcio con Giusi Fasano. L’informazione da sola non basta. Abbiamo dati incontrovertibili sul fatto che dovremmo cambiare stili di vita e modelli di sviluppo. Dobbiamo fare in modo che l’informazione diventi conoscenza, la conoscenza bellezza, la bellezza amore. È necessario un cambiamento interiore, antropologico, spirituale, filosofico.  
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Francesca Mannocchi con Fabrizio Curcio e Irene Graziosi. Mai come in questi tempi è fondamentale raccontare la storia recente alle ragazze e ai ragazzi, per spiegare che niente di quello che sta accadendo è figlio del caso. Abbiamo una grande responsabilità informativa che accomuna chiunque racconti le crisi, che si tratti di un conflitto internazionale o una grande emergenza. 
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Roberto Gagnor e Mattia Surroz con Riccardo Rita e Maurilio Silvestri. Nel momento del pericolo si diventa più reattivi. Si attiva qualcosa che nel fumetto “L’attimo decisivo” diventa una specie di superpotere, che compare sulla pelle dei protagonisti in forma di tatuaggio. Questo superpotere è la consapevolezza. È un superpotere molto umano, che può appartenere a chiunque. 
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Michelangelo Pistoletto e Chiara Belliti con Mariacristina Giovannini e Pierumberto Ferrero. La protezione civile, come la medicina, è cura in caso di crisi ma anche cura preventiva, in sintonia con l’idea di “pace preventiva”. È fraterna, trasversale, al servizio degli altri. Ha un approccio non egocentrico al mondo, premessa per costruire insieme un vivere civile e democratico. Perché la cura è nella relazione: nessuno si cura da solo. 
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Fonte : Protezione Civile