Da quasi due mesi un sacerdote, un vescovo protestante e alcuni presidi sono in carcere con l’accusa di aver alzato in maniera esorbitante le rette scolastiche. Ma l’incremento percentuale è calcolato sull’anno Covid, quando erano state ridotte per ordine delle autorità locali. Il vescovo mons. Arasu ad AsiaNews: “Non abbiamo fatto nulla di male, andremo avanti fino alla Corte suprema per chiedere giustizia”.
Jabalpur (AsiaNews) – La diocesi di Jabalpur si è rivolta all’Alta Corte dello Stato del Madhya Pradesh chiedendo di annullare un’ordinanza del responsabile dell’istruzione del distretto sul rimborso delle tasse scolastiche da parte di alcune scuole cristiane. La vicenda è la stessa che il 27 maggio scorso ha portato all’arresto di un sacerdote della diocesi, p. Abraham Thazhathedathu, e dei presidi di cinque scuole gestite dalla Chiesa cattolica locale, oltre al vescovo protestante Ajay Umesh Kumar James della Chiesa dell’India del Nord e ad alcuni altri dirigenti scolastici.
Le autorità del distretto di Jabalpur hanno ordinato a dieci scuole private il rimborso di circa 650 milioni di rupie di “rette scolastiche extra” (oltre 7 milioni di euro ndr) che secondo questa accusa sarebbero state incassate nel corso di diversi anni per più di 81mila studenti. La contestazione si basa su una norma secondo cui, per poter aumentare di oltre il 10% l’importo delle rette, tutte le scuole devono ottenere un permesso dall’amministrazione distrettuale o addirittura da un comitato del governo locale, se l’aumento supera il 15%. Le scuole in questione sono accusate di non aver adempiuto a questa norma e in forza di questo 14 persone si trovano da quasi due mesi in carcere. L’Alta Corte del Madhya Pradesh il 12 luglio ha respinto, infatti, la scarcerazione su cauzione di p. Abraham e di tutti gli altri.
La diocesi di Jabalpur nega, però, con forza queste accuse, sostenendo di aver rispettato tutte le norme e di non aver addebitato nelle proprie scuole alcun importo aggiuntivo agli studenti. “Abbiamo presentato tutti i nostri conti certificati al governo come richiesto” spiega ad AsiaNews mons. Valan Arasu, dal gennaio scorso vescovo di Jabalpur, dove ha raccolto il testimone di mons. Gerald Almeida, presule egli stesso finito nel mirino delle autorità del Madhya Pradesh per altre accuse infondate contro le scuole cattoliche.
“Il problema – continua il presule – nasce dal fatto che durante il periodo del Covid 19, l’Alta Corte aveva ordinato agli istituti di riscuotere solo le tasse scolastiche (che rappresentano una parte della rette ndr), indicazione che abbiamo rispettato. Ora però viene preso come punto di riferimento per il calcolo quell’anno e dicono che c’è stato un incremento superiore al 10%. Ma questo calcolo è sbagliato: stiamo semplicemente riscuotendo le rette come succedeva prima del periodo Covid. Personalmente sono laureato in economia e una delle prime cose che ci insegnano è le previsioni si fanno considerando gli anni normali, non quelli delle calamità. Qui invece pretendono di prendere come base l’anno del Coronavirus”.
“Ci contestano poi di non aver presentato ogni anno un rapporto alle autorità – continua mons. Arasu -. Ma l’organo competente è un comitato che non era stato più nominato dal 2020: lo hanno costituito solo dopo che hanno presentato le denunce contro di noi. A chi avremmo dovuto inviare questi rapporti?”.
“Le scuole, infine, sono state accusate di aver ricevuto indebitamente dai rivenditori delle commissioni sull’acquisto dei libri di testo – aggiunge ancora il presule -. Questo è assolutamente falso. Abbiamo affisso l’elenco dei libri necessari nelle bacheche e i genitori possono acquistarli da qualsiasi rivenditore. Se ci sono degli abusi nella distribuzione dei libri scolastici, la responsabilità non può essere attribuita ai presidi delle nostre scuole. È delle autorità che non controllano”.
Intanto – mentre gli accusati restano in carcere – le autorità stesse incoraggiano le famiglie a sollecitare i rimborsi delle rette. “Questo sta creando gravi problemi alle scuole, nonostante non sia stato fatto da noi nulla di male – spiega ancora il vescovo di Jabalpur -. Nelle nostre 36 scuole ci facciamo carico della situazione di chi non può pagare, soprattutto nelle aree più povere. Ma se anche chi se lo può permettere viene incoraggiato a non farlo, è tutto il nostro sistema educativo a rischiare di subirne le conseguenze. Per questo abbiamo presentato appello al governo statale e siamo disposti a portare avanti la nostra battaglia anche fino alla Corte Suprema”.
Fonte : Asia