Marte, come saranno le case sul Pianeta rosso?

Sempre più spesso sentiamo parlare di costruzione di basi lunari, turismo spaziale, e la Nasa stessa ha pianificato sbarchi su Marte dopo il 2030. Ma è davvero possibile immaginare un futuro del genere? In questa puntata di Grande Giove, il podcast powered by Wired, abbiamo chiesto ad Annalisa Dominoni e Benedetto Quaquaro, che dal 2017 dirigono il primo corso di Space design al mondo al Politecnico di Milano, come vedono l’architettura e il design del futuro e quali sono le loro idee per sviluppare habitat extraterrestri.

Secondo gli esperti, la colonizzazione spaziale potrebbe diventare realtà in futuro, ma i tempi sono difficili da prevedere. Come spiega Quaquaro: “Progettare per lo spazio è veramente molto complesso e pensare di costruire un habitat su altri pianeti richiede uno sforzo scientifico, di energia e di finanziamenti che dipenderà anche dalla situazione geopolitica”. Il percorso verso un insediamento stabile su Marte richiede diverse tappe. “Il programma prevede che si vada prima sulla Luna per poter poi dalla Luna andare su Marte“, afferma Dominoni. Questo perché lanciare dalla Terra richiede un’enorme quantità di energia per vincere la gravità.

Le condizioni essenziali per un insediamento extraterrestre includono la creazione di un habitat protettivo. Come spiega Dominoni: “Dobbiamo immaginare questo spazio come un organismo vivente che sia però completamente autonomo dall’approvvigionamento terrestre“. Ciò significa poter riciclare gli scarti, generare risorse come energia, acqua e cibo, e utilizzare materiali locali per le infrastrutture. Gli architetti hanno ideato soluzioni abitative innovative per il futuro spaziale. Quaquaro descrive un progetto per la Luna: “Abbiamo realizzato un progetto che si chiama Muni, pensando di fare una base dentro questi enormi buchi sulla superficie lunare chiamati lava tube: grotte formate dall’escavazione della lava“. Per Marte, hanno immaginato strutture costruite con il micelio, un fungo che “cresce, riempie l’intercapedine, muore e si solidifica, creando una struttura a moduli“.

Nel loro libro Le città dell’universo Dominoni e Quaquaro parlano di un “nuovo rinascimento interplanetario“. Come spiega Dominoni: “Vorremmo che si passasse da un’esplorazione pionieristica a mettere l’essere umano al centro, guardando alle nostre esigenze e incrementando il comfort attraverso il design”. La progettazione di città spaziali pone sfide uniche. Quaquaro osserva: “Ci immaginiamo che le città sugli altri pianeti saranno città assolutamente programmate, almeno in prima fase“. La gravità ridotta, per esempio, potrebbe consentire grattacieli molto più alti o strutture più leggere.

Fonte : Wired